Ispirandosi alla cronaca Massimiliano Smeriglio racconta una storia in cui lascia poco spazio alla speranza. Il suo sguardo fotografa la degenerazione dell’individuo, sempre più chiuso in un narcisistico vuoto interiore, causa di solitudine e tormento.
Il terzo romanzo del docente universitario, giornalista e vicepresidente della Regione Lazio, s’intitola “Per quieto vivere“, pubblicato da Fazi editore.
La Trama
Recuperando dalla realtà notizie, fake news e leggende metropolitane, a cui unisce le sue conoscenze di saggista sul rapporto tra società, politica e istituzioni, Smeriglio crea un intreccio di quasi trecento pagine fra passato e presente, muovendosi tra il 2015 e il giugno del 1944.
La storia è ambientata in un condominio romano abbastanza grande da contenere le dinamiche di un piccolo paese. La figura centrale della storia è il portiere del palazzo. A lui il compito di incarnare la negatività assoluta, fatta di indifferenza, anaffettività e odio
L’uomo è nipote della portiera, donna fedele al regime fascista, che il 4 giugno del 1944 scelse di lanciarsi dal decimo piano dell’edificio per evitare il linciaggio della folla inferocita. Fu lei a condannare a morte alcuni giovani partigiani denunciandoli alle autorità nazifasciste.
Le azioni del portiere sono un crescendo di ferocia. Compie scelte drammatiche con la massima naturalezza. Le esistenze dei condomini sono fotografate di nascosto. Rubate da quest’uomo con sguardo morboso e misogino.
Tra le tante anime del palazzo c’è un giornalista afflitto da una malattia degenerativa che vive con suo figlio. Una donna anziana che tutti considerano pazza. Un uomo che vive spacciando, e che allo stesso tempo sa essere una padre premuroso. E un altro inquilino che si rivela indifferente difronte alla morte del genitore. Smeriglio racconta figure segnate dalla vita, che si trascinano giorno per giorno stancamente. Eccetto quella di un’adolescente, unico elemento positivo della storia nonostante la sua personalità solitaria ed enigmatica. Unica persona a non accettare il male “per quieto vivere”.
I temi
Nella cupezza del romanzo, gli unici spiragli di speranza sono affidati a questa ragazzina. La sola persona capace di agire, anziché starsene lì ferma ad osservare. L’unica decisa a reagire contro il portiere e il male che egli rappresenta. Gli altri inquilini sono immobilizzati dalla loro impotenza, ridotti al silenzio. Come il giornalista che pur essendo in grado di comprende quello che sta accadendo, non muove un dito per impedirlo.
Da attento osservatore della realtà, Massimiliano Smeriglio racconta con realismo il lato oscuro dei social. Strumento di cui è impossibile fare a meno, molto potente, che utilizziamo senza la giusta educazione e conoscenza.
Nel suo romanzo coglie un aspetto fondamentale dei social network. L’assenza dell’altro, l’assenza di una vera dialettica, l’assenza di sguardo che segna il limite. Il contesto disumanizzato della comunicazione digitale trasforma in fatti le offese e le minacce. La vita degli altri può essere rovinata per sempre con un semplice click.
Conscio di questa realtà dissoluta, nel suo romanzo Massimiliano Smeriglio denuncia senza sconti la nostra società.
Michele Lamonaca