Mascherine con la faccia di Mussolini prodotte da un’azienda del veronese.
“Camminare, costruire e, se necessario, combattere e vincere!” è il motto che accompagna l’effigie del dittatore. Un gadget per i nostalgici del regime fascista. La polemica, inevitabile, è infuriata velocemente sui social. Forse proprio ciò che voleva l’azienda veronese per avere maggiore visibilità. Non si tratta certo del primo episodio del genere. Ma in piena pandemia, in un momento così delicato, si auspica una maggiore coesione. Vincenzo d’Arienzo, senatore Pd, è stato tra i primi a denunciare l’accaduto. Sul proprio profilo Facebook ha pubblicato un post, definendolo “mercato dell’orrore”. Il politico ha evidenziato come la vendita di mascherine con la faccia di Mussolini inneggi al fascismo e ne favorisca l’apologia. Ecco il resto del suo pensiero:
Da un lato c’è l’emergenza e la necessità di tutelare la vita umana e dall’altro, approfittando di ciò, c’è la ricerca spasmodica del profitto utilizzando la propaganda politica con un assassino che ha iniettato nel Paese il virus della razza e dell’intolleranza verso gli altri. Una massiccia dose di ignoranza di cui Verona poteva fare a meno – conclude – e che spero chieda conto a costoro che ne stanno infangando il nome, ancora una volta.
Molto dura anche la reazione di Diego Zardini, deputato Pd. Il politico veronese ha auspicato il sequestro delle mascherine con la faccia di Mussolini da parte delle autorità. La sua riflessione è circoscritta al danno d’immagine della sua città natale:
Ancora una volta per colpa di pochi irrispettosi l’immagine di Verona viene danneggiata: è intollerabile che nella città Medaglia d’Oro per la Resistenza circolano mascherine con l’effige di Mussolini, responsabile delle leggi razziali, del massacro di migliaia di italiani in una guerra a fianco di Hitler e della distruzione del nostro Paese.
L’apologia del fascismo, un annoso problema
La questione circa gli atti concernenti l’apologia del fascismo è vecchia quanto la nostra Repubblica. Il reato è previsto e punito dall’articolo 4 della Legge Scelba. La portata della fattispecie punitiva, tuttavia, è piuttosto limitata. La Corte Costituzionale, decenni or sono, ha chiarito come il reato non possa essere identificato in una semplice difesa elogiativa del fascismo. Deve trattarsi di un atto che costituisca “un’esaltazione tale da potere condurre alla riorganizzazione del partito fascista”. Un’interpretazione restrittiva che, ironia della sorte, ha avuto l’effetto di ampliare la discrezionalità del giudicante. Che sia togato o no. Può la produzione di mascherine con la faccia di Mussolini essere giudicata idonea a favorire la riorganizzazione del partito fascista? Come singolo atto, appare più che improbabile. Ma così si sottovaluta il disvalore della condotta, se separata dal contesto in cui si pone. In fondo, anche il più grande dei mari è composto da gocce.
Antonio Scaramozza