Mary Shelley: dietro il trasgressivo Frankenstein si cela la vita anticonformista della sua autrice.
Colta, ribelle, anticonvenzionale: Mary Shelley potrebbe appartenere alla nostra contemporaneità. Ebbe il coraggio di scrivere una storia al limite del dicibile, antitetica alla morale di inizio Ottocento.
Non era affatto scontato che una donna scrivesse in quel periodo e Mary Shelley ne era consapevole: Frankenstein uscì nel 1818 in forma anonima. Il libro suscitò grande scalpore: i critici lo considerarono immorale e rivoltante.
I recensori non avrebbero mai immaginato che una donna potesse aver scritto una storia così repellente: attribuirono l’opera al poeta Percey Shelley, noto marito di Mary e a William Godwin, padre della giovane.
Altro aspetto sconvolgente tanto quanto la storia inventata: Mary Shelley scrisse il romanzo a soli diciotto anni!
Un’adolescente appena entrata nella maggiore età, donna e inventrice di una storia che alla prima rappresentazione teatrale fece svenire le dame presenti in platea: già così Mary Shelley aveva infranto i rigidi schemi mentali dell’epoca.
La giovane e moderna Mary seppe creare un mito, che ha trasceso la letteratura ed è entrato nel pantheon dei classici.
Una mente geniale che ereditò lo spirito rivoluzionario dai due genitori intellettuali. Mary Shelley nacque a Londra, da William Godwin, filosofo radicale favorevole all’abolizione della monarchia e Mary Wollstonecraft, paladina ante litteram dei diritti delle donne.
Mary Shelley fu colpita da innumerevoli tragedie: la prima fu la morte della madre al momento del parto. La figlia provò per tutta la vita un profondo senso di colpa: sentiva di aver tolto la vita a colei che gliela aveva donata.
Tra sensi di colpa e desiderio di libertà, a soli diciassette anni scappò di casa con Percey, suo futuro marito. I due andarono in Francia e la fuga suscitò grande scalpore: non erano ancora marito e moglie; inoltre Percey era già sposato e stava per diventare padre!
Compagna di viaggio fu Jane, sorellastra di Mary e futura amante di Percey. Il gruppo di giovani ribelli intraprese un’esistenza vagabonda, in giro per l’Europa. Un sodalizio colto, arricchito dalla presenza del poeta Byron (anch’egli amante di Jane).
Dopo il matrimonio tra Mary e Percey, il gruppo si stabilì in una villa sul lago di Ginevra e proprio lì, durante una gara di storie di terrore, Mary inventò la storia di Frankenstein.
Una storia di paura in cui ricorre il tema della morte: il mostro uccide strangolando una serie di personaggi e altri muoiono per cause naturali. La morte ossessionò Mary: ella ne ebbe costantemente a che fare, tra il suicidio della sorellastra e quello della prima moglie di Percey.
L’acme delle tragedie fu raggiunto con la morte di due dei suoi quattro figli e quella di Percey, a seguito di un naufragio a largo di Livorno nel 1822. Mary trascorse il resto della vita con suo figlio Percey Florence, tra il ricordo del marito e la sua passione per la scrittura. Morì nel 1851.
Una donna che ebbe il coraggio di vivere sopra le righe, sfidando apertamente la mentalità ottocentesca. La sua creatura, Frankenstein, le assomiglia, proviene dalla sua esperienza quotidiana e dai suoi mostri interiori.
Mary inseguì ad ogni costo la libertà, contestando le apparenze e facendo una vita disapprovata da tutti.
Un gruppo di giovani i quali non diedero alcun peso ai giudizi della società. Il loro unico obiettivo era la difesa coraggiosa della libertà, a costo della reputazione e della vita stessa (Byron morì mentre combatteva per l’indipendenza della Grecia).
Mary Shelley ci ha lasciato il suo intramontabile messaggio di indipendenza e del potere intrinseco delle donne. Nel romanzo la repellente creatura viene creata da Viktor Frankenstein, scienziato, uomo: quasi a dirci che quando vengono escluse le donne il risultato non può che essere un mostro!
Una critica implicita alla società patriarcale, che per secoli ha cercato di relegare le donne tra le mura domestiche.
Mary si è opposta con coraggio a questi schemi, sia tramite la sua creatività che intraprendendo attivamente una vita all’insegna della libertà assoluta.
Eleonora Bufoli