Si è spenta all’età di 93 anni la stilista rivoluzionaria Mary Quant che negli anni ’60 ha diffuso la moda della minigonna diventata simbolo di emancipazione femminile
Attraverso un comunicato da parte della famiglia di Mary Quant sappiamo che la morte è avvenuta nella sua casa nel Surrey, a sud di Londra, la mattina del 13 aprile.
Nata l’11 febbraio 1930 a Londra, Mary fin da ragazzina era ribelle e indipendente. Non aveva intenzione di seguire la strada che i genitori avevano programmato per lei, così ben presto decise di lasciare la sua casa.
Iniziò a vivere all’insegna della libertà: viaggiava molto, dormiva dove capitava, ma soprattutto si vestiva come desiderava. Si innamorò di un giovane, Alexander Plunker Greene, appartenente a una famiglia nobile ma che condivideva i suoi stessi ideali e di certo non la costringeva a indossare gonne più lunghe.
Quando Alexander ereditò dalla famiglia una consistente somma di denaro, acquistò una casa e al primo piano aprirono una boutique di moda. Era il 1955 lungo la King’s Road e si chiamava “Bazaar”. Questo nuovo negozio, così diverso dagli altri della Londra conservatrice, ebbe un rapido successo poiché esponeva in vetrina le minigonne amate dalle nuove generazioni, i prezzi erano accessibili e i tessuti erano un’esplosione di colori e fantasie.
Una rivolta indossando minigonne
Gli anni ’60 furono un periodo di importanti ribellioni e anche le donne fecero sentire la loro voce contro il maschilismo e l’oggettivazione del corpo femminile. La minigonna divenne così un simbolo: dichiarava al mondo che le donne erano libere di scegliere cosa indossare senza per questo essere etichettate come “poco di buono”. Ma non solo: il messaggio rivoluzionario da diffondere era che il corpo femminile non era un oggetto del desiderio! Lasciare in bella vista le gambe era considerata una provocazione, giustificando gli uomini che si lasciavano dominare dagli istinti a causa di donne tentatrici.
Mary Quant si fece portavoce di queste giovani donne. Creava e vendeva gonne sempre più corte e le indossava con disinvoltura abbinandole con calze e stivali. Per questo viene spesso definita l’inventrice della minigonna, anche se di fatto ne fu la “madrina”, colei che diffuse questa moda combattendo per prima contro le critiche. Amava infatti ricordare che fu la strada a inventare la minigonna e non uno stilista.
L’emancipazione femminile in Italia
Le minigonne divennero un capo alla moda, amate perché comode, leggere e capaci di infondere un senso di libertà. Nel 1966 dalla Gran Bretagna arrivarono anche in Italia e subito si cercò di impedire che venissero indossate in quanto immorali o addirittura oscene. Le obiezioni andavano da “le minigonne causano reumatismi o raffreddori” a “le minigonne aumentano gli incidenti automobilistici poiché i guidatori vengono distratti”. Questa semplice fascia di tessuto destò così clamore da essere bandita dai luoghi pubblici e dalle scuole, sperando che si trattasse di una moda passeggera.
Il tempo darà torto a questi ben pensanti e nel 2015 la regina Elisabetta II onorerà Mary Quant con il titolo di dama. Ma quanto ancora dovremmo aspettare per non sentire più che una donna è stata violentata, ma aveva un abbigliamento provocatorio?
Nel giorno in cui ci lascia questa stilista, icona e femminista, ricordiamo quanta strada è stata fatta e quanto ancora è necessario continuare a camminare.