Mary Brooksbank, una vita dalla parte dei lavoratori

Mary Brooksbank

Mary Brooksbank: la storia di una donna che non ha lasciato che la sua vita scorresse placida con la corrente, ma che si è voltata e ha lottato, per non svanire, nell’anniversario della sua nascita. 

Sono una ragazza di Dundee
come vedi
e mi trovate sempre allegra
non importa dove stia,
talvolta mi sento giù di corda
triste o stanca,
sono una filatrice al filatoio di Baxter.

Mia madre morì
quando ero giovane
mio padre cadde in Francia
mi sarebbe piaciuto essere una maestra,
ma non ne ho avuto l’opportunità
mi sono presto sposata con un ragazzo di nome Tam Hill
e lui è un ingrassatore al filatoio di Halley

(Dundee lassie di Mary Brooksbank, tradotta da Cattia Salto)

Mary Brooksbank nasceva il 15 dicembre 1897, in Scozia. Canta che le sarebbe piaciuto fare la maestra, e invece lavora per dieci scellini e nove come filatrice, per vestire il suo bambino. Ma la Brooksbank, pur non diventando una maestra, non si limitò a filare per tutta la vita. Aveva dentro di sé quello spirito che non si lascia anestetizzare, che non si adegua a condizioni che essendo uguali per tutti sono di conseguenza da accettare a testa bassa. Non fece forse la differenza per i bambini cui avrebbe voluto insegnare, ma la fece per molti, per tutti quei lavoratori che non avevano la forza di alzare la voce. La voce, ce la mise lei.




Mary Brooksbank, una vita per gli oppressi

Lei stessa racconta che

The life of the women workers of Dundee right up to the thirties was … a living hell of hard work and poverty. It was a common sight to see women, after a long ten-hour-day in the mill, running to the stream wash-houses with the family washing. They worked up to the last few days before having their bairns. Often they would call in at the calenders from their work and carry home bundles of sacks to sew. […] Infant and maternal mortality in Dundee was the highest in the country.

(qui la fonte)

 

La vita delle lavoratrici di Dundee fino agli anni Trenta era… un inferno di duro lavoro e povertà. Era uno spettacolo comune vedere le donne, dopo una lunga giornata di dieci ore nel mulino, correre ai lavatoi del torrente con il bucato di famiglia. Hanno lavorato fino agli ultimi giorni prima di partorire. Spesso facevano visita alle calandre e portavano a casa pacchi di sacchi da cucire. Questi sono stati pagati al prezzo di 5d per 25, 6d per un tipo di sacco più grossolano. La mortalità infantile e materna a Dundee era la più alta del paese.

E queste condizioni per la Brooksbank erano inaccettabili. Iniziò a lavorare a 12 anni, nel mulino di Dundee. Solo due anni dopo, all’età di 14 anni, organizzò uno sciopero che ebbe immediate conseguenze: la paga dei lavoratori fu incrementata del 15%. Questo fu solo l’inizio. Indisse numerosi scioperi e fu tra le figure più attive dei sindacati scozzesi. Negli anni ’20 e ’30 del Novecento aderì al partito Comunista, ma a causa delle sue critiche nei confronti di Stalin fu cacciata nel 1933. Il suo attivo impegno non diminuì di certo, anzi fu amplificato, e la Brooksbank si impegnò anche in cause lontane dalla sua madrepatria: negli anni ’70 si spese contro i bombardamenti statunitensi in Vietnam.

La lotta diventa melodia

La sua voce, dunque, si levò alta contro le ingiustizie che una società sempre più in evoluzione perpetuava ai danni di quelli che più che cittadini diventavano, giorno dopo giorno, molle di un ingranaggio sempre più disumano. La protesta si fece melodia nelle canzoni scritte da Mary Brooksbank, intessute di tutte le motivazioni che l’avevano spinta alla lotta per le donne operaie, del sudore, dei sacrifici cui erano costrette, avendo sì la possibilità di lavorare, dalle quali ci aspettava però che fossero le regine del focolare, alle quali nessun diritto era garantito.

Mary Brooksbank muore nel 1978. Una biblioteca a Dundee fu nominata in suo onore, e quando venne chiusa, il Brooksbank Center su Pitairlie Road prese il suo nome. La sua Jute Mill Song è iscritta in marmo sul Canongate Wall del Palazzo del Parlamento scozzese. E il suo nome risuona come quelli di tutti coloro che non hanno potuto continuare la marcia silenziosa degli oppressi, ma si sono voltati, a combattere contro la corrente.

 

Carmen Alfano

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