Ogni estate il Salento ricorda il sacrificio dei Martiri di Otranto, ovvero gli 800 uomini caduti nel 1480 che ogni 13, 14 e 15 agosto vengono ricordati con suggestive celebrazioni.
È una storia che per alcuni versi potrebbe risultare molto attuale, è la storia dello scontro tra due popolazioni diverse tra loro, di costumi e fedi religiose differenti che creano scompiglio e violenza.
Occorre tornare indietro nel tempo di oltre 500 anni, quando Maometto II guardava all’Italia come una ghiotta opportunità per realizzare un grande Impero Ottomano. Nelle mire espansionistiche dei Turchi era finita quindi Otranto, considerata la porta di ingresso ideale per fare breccia in occidente.
A nulla erano servite le lettere d’aiuto dei salentini nei confronti di Re Ferrante, che si limitò a inviare nella città solo 50 cavalieri e 400 fanti. Un dispiegamento di forze del tutto inutile per la popolazione locale, circa 6.000 tra pescatori, contadini e piccoli commercianti, che fronteggiarono un esercito di ben 16mila fanti turchi.
Il 27 luglio 1480 l’Impero Ottomano diede inizio al suo attacco, dal finale tristemente prevedibile. Dopo svariate cannonate e attacchi, con il supporto di armi da fuoco e ben 50 imbarcazioni, il popolo otrantino riuscì a resistere per soli 14 giorni, fino a quando l’11 agosto i Turchi espugnarono le mura ed entrarono nella città.
Tutti gli uomini e i ragazzi furono uccisi, mentre donne e bambini ridotti in schiavitù. Fu all’interno della Cattedrale di Otranto che si consumò una terribile carneficina, medesimo luogo che fu poi trasformato dai Turchi in stalla per cavalli, a dimostrazione del disprezzo nei confronti della religione cristiana.
Circa 800 uomini riuscirono a sopravvivere allo scontro, ma trovarono ben presto comunque la morte: alle richieste degli occupanti di convertirsi all’Islam, gli otrantini si rifiutarono. Furono così condotti sul Colle della Minerva, nei pressi della città, e decapitati.
Dopo questa triste pagina di storia, le 800 vittime sono state riconosciute ufficialmente Martiri della Chiesa, i cui resti ossei sono conservati in 7 teche trasparenti all’interno della Cattedrale, nelle Cappella dei Martiri. Sul Colle della Minerva, invece, vi è oggi la chiesa di Santa Maria dei Martiri di Otranto, dedicata proprio a queste vittime.
La storia dei Martiri di Otranto risuona tutt’oggi quando si parla di fede e religione; il 12 maggio 2013 Papa Francesco ha canonizzato i Martiri, evento che rende oggi Otranto la città con più santi al mondo.
Le celebrazioni e i festeggiamenti in onore dei Patroni saranno anche quest’anno ricchi di eventi, da quelli religiosi a quelli profani, con spettacoli pirotecnici, concerti bandistici e musica nei quartieri, nonché appuntamenti con le eccellenze gastronomiche e artigianali salentine e pugliesi.
Ed è così che le mura del borgo antico e il lungomare si trasformano in questi giorni nel luogo ideale in cui si uniscono sacro e profano, oriente ed occidente, fondendo insieme storia e attualità, culture e popoli diversi, in un unico e caldo abbraccio che unisce e si colora di mille sfumature.
Qui è disponibile il programma completo di celebrazioni e festeggiamenti.
Annachiara Cagnazzo