Il generale Mario Mori, noto per il suo ruolo cruciale nella lotta alla mafia e al terrorismo, è di nuovo sotto i riflettori giudiziari. Nonostante numerose assoluzioni e una carriera dedicata al servizio dello Stato, Mori si trova ora ad affrontare nuove accuse legate alle stragi mafiose del 1993, avanzate dalla procura di Firenze che sta indagando sulle stragi di mafia avvenute nelle città di Roma, Milano e Firenze. Questo sviluppo solleva interrogativi profondi sulla gestione della giustizia in Italia e sulla capacità delle istituzioni di affrontare casi complessi di criminalità organizzata.
L’avviso di garanzia e le nuove accuse
Il 16 maggio, nel giorno del suo 85esimo compleanno, Mario Mori ha ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura della Repubblica di Firenze. L’accusa è pesante: strage, associazione mafiosa, associazione con finalità di terrorismo internazionale ed eversione dell’ordine democratico. Mori ha reso pubblica la notizia, esprimendo il suo sconcerto e la sua delusione per queste nuove accuse che giungono dopo decenni di processi conclusisi con la sua assoluzione.
Non è il primo processo che vede l’ex direttore del ROS e del SISDE imputato: Mario Mori si è presentato davanti a tre processi in più di vent’anni in cui è stato sempre assolto. In una dichiarazione ufficiale, Mori ha sottolineato come queste accuse rappresentino l’ennesimo capitolo di una “violenta persecuzione giudiziaria” durata 22 anni. Ha ricordato di essere stato imputato in tre processi distinti, uscendone sempre assolto. “Oggi vengo indagato per non aver impedito le stragi, con una virata di 360 gradi rispetto al precedente teorema”, ha affermato Mori, evidenziando come le vicende per cui è accusato siano state già ampiamente analizzate nei processi passati.
Nel corso degli stessi 22 anni infatti, Mario Mori è stato ripetutamente accusato di collaborare con Cosa Nostra, ma oggi il processo contro di lui è ben diverso: il capo d’accusa è esattamente l’opposto. Come anche ha scritto nella nota, oggi la Procura di Firenze – sotto la guida dei pm Luca Turco e Luca Tescaroli – lo indaga per non aver impedito in maniera sufficiente che le stragi di mafia avvenissero. Secondo l’accusa, Mario Mori era già a conoscenza di alcuni attentati, come quello alla Torre di Pisa, che miravano a distruggere il patrimonio storico.
Il supporto politico
Diversi esponenti politici hanno espresso il loro sostegno a Mori. Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha incontrato il generale a Palazzo Chigi, manifestando la sua vicinanza e il suo sconcerto per le nuove accuse. Mantovano ha ricordato la lunga carriera di Mori e la sua dedizione al servizio dello Stato. Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto ha criticato la perseveranza con cui si continua a perseguitare Mori, nonostante le numerose assoluzioni passate.
Le accuse della Procura di Firenze
La Procura di Firenze accusa Mori di non aver impedito le stragi del 1993, pur avendo avuto notizia delle intenzioni di Cosa Nostra. Secondo i pm, Mori non avrebbe fatto nulla per sventare gli attentati verificatisi a Firenze, Roma e Milano, oltre al fallito attentato allo Stadio Olimpico. Nella ricostruzione dell’accusa, il maresciallo Roberto Tempesta e il pentito Angelo Siino avrebbero informato Mori delle imminenti stragi.
Le nuove accuse si inseriscono in un contesto giudiziario già complesso. Mario Mori è stato coinvolto in vari processi negli ultimi decenni, tutti conclusisi con assoluzioni. La recente sentenza della Suprema Corte, che ha sconfessato le tesi dei pm definendole interpretazioni storiografiche, sembrava aver chiuso la vicenda. La Procura di Firenze ha però riaperto il caso, accusando Mori di non aver fatto abbastanza per prevenire le stragi del 1993.
La difesa di Mario Mori
Mario Mori ha difeso con forza la sua innocenza, dichiarando che “le nuove accuse sono surreali e risibili come quella per la trattativa Stato-mafia”. Ha sottolineato come queste accuse offendano non solo la sua persona, ma anche i magistrati seri con cui ha lavorato, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Mori ha espresso il suo disgusto per essere costretto a subire ancora una volta la gogna morale, nonostante le precedenti assoluzioni. Ha fatto inoltre presente quanto tutte le sentenze che ci sono state negli ultimi anni, tra cui quella più recente della Suprema Corte, siano state totalmente ignorate.
Le implicazioni politiche e sociali
La vicenda del generale Mario Mori non è solo una questione giudiziaria, ma ha anche profonde implicazioni politiche e sociali. La sua storia mette in luce le difficoltà e le contraddizioni del sistema giudiziario italiano nel gestire casi di criminalità organizzata. Inoltre, solleva questioni sulla trasparenza e sull’imparzialità delle indagini e dei processi, nonché sulla capacità delle istituzioni di proteggere chi ha dedicato la propria vita alla lotta contro la mafia.
Le nuove accuse per le stragi del 1993 riaprono vecchie ferite e mettono in discussione l’efficacia del sistema giudiziario nel perseguire la verità. La vicenda di Mori, con le sue implicazioni politiche e morali, rappresenta un capitolo complesso e controverso nella lotta alla mafia e al terrorismo nel nostro paese, e di tutti gli intrecci che, nella storia, ci sono stati realmente tra Stato e Mafia. Le prossime fasi dell’indagine e del processo saranno cruciali per determinare non solo il futuro di Mori, ma anche la credibilità delle istituzioni italiane nella loro battaglia contro la criminalità organizzata.