Mario Draghi trasforma l’acqua in vino

Quando un banchiere parla draghi trasforma l'acqua in vino

DAVOS/SWITZERLAND, 25JAN13 - Mario Draghi, President, European Central Bank, Frankfurt is captured during the special address session at the Annual Meeting 2013 of the World Economic Forum in Davos, Switzerland, January 25, 2013. Copyright by World Economic Forum swiss-image.ch/Photo Remy Steinegger

Draghi che è super competente, ma che è anche uomo normale, anzi pure troppo: viaggia in economy, fa la spesa, tifa la Roma. È quasi stucchevole la narrazione che il giornalismo nostrano sta facendo su Mario Draghi che trasforma l’acqua in vino e la pandemia in una fantastica opportunità. Ed è ancora una volta l’esempio di quanto ci piaccia crogiolarci in semplificazioni e stereotipi, invece che parlare di contenuti. 




È passata una sola settimana da quando il prof. Mario Draghi è uscito dal palazzo del Quirinale in veste di presidente del consiglio incaricato. Da mercoledì scorso a mezzogiorno, di gran carriera, la stampa nostrana ha iniziato a infarcirsi di aneddoti tra il pittoresco e il risparmiabile su quel che nella vita ha fatto Draghi. Nella missione di restituire un ritratto umano del forse un po’ algido ex presidente BCE, ci si è sperticati nella ricerca dell’episodio più tenero nella biografia del nuovo (con tutta probabilità) Presidente del Consiglio.



Draghi trasforma l’acqua in vino

Mario Draghi che va a scuola con Magalli e Montezemolo e che è bravissimo in matematica. Che compra il giornale, anzi, per la precisione, che ne compra 8, tutti i giorni, con scrupolosa testimonianza dell’edicolante di fiducia. Draghi che va a messa e tifa la Roma. Draghi uomo di città, ma che ama la tranquillità dell’Umbria, dove rientra ogni sera. Che fa pure sport e corre quattro volte la maratona Roma – Ostia. E che, quando si muove in aereo, viaggia in economy, con tanto di post strappalacrime di una viaggiatrice che ha avuto l’onore di trovarselo come vicino di posto. Manca solo una notizia su Draghi che trasforma l’acqua in vino e che moltiplica i pani e i Recovery fund.




Pure la politica

Ma non solo giornali, che devono vendere ed evidentemente lo fanno tracciando il profilo del bambino Draghi, dello studente Draghi e del marito Draghi. È arrivato pure Beppe Grillo, nella giornata di ieri, a tessere le lodi di quello che una volta avrebbe apostrofato senza esitazioni il “banchiere di Dio”. Risale a ieri infatti il commento a caldo del padre dei Cinque Stelle che, dopo le consultazioni, ha affermato di essersi trovato di fronte a “un grillino”. E quelli che la settimana scorsa gridavano “O Conte o morte” si sono già messi l’effimero senso di sconfitta per salire sul carro dei vincitori. Unica mossa astuta, effettivamente, la sta facendo la destra, che si è equamente suddivisa nelle tre posizioni dei suoi elettori, in modo da intercettarne, in futuro, i voti. Gli ottimisti verso il nuovo governo, con Berlusconi, quelli del “Solo per il bene del Paese” con Salvini e quelli dell’assolutamente no, con Giorgia Meloni.

Arriveranno i giorni dell’odio

Se fino a qualche giorno fa la mitizzazione di Draghi passava dall’attribuzione di super poteri, ora invece la narrazione di cui ci sta rimpinzando il giornalismo è la proposizione di un uomo normale, che non si dà arie e che va a fare la spesa. Se all’inizio qualche aneddoto suscitava sorrisi e battute, questa retorica ha ormai passato il segno ed è finita per diventare stucchevole. E, visto che il nostro è un Paese prevedibile, questo è il passo prima di farcelo odiare con tutto l’hate speech di cui siamo capaci, quando arriverà a dirci cose che non vogliamo sentire.

Una doppia morale sciocca

La ricerca dell’aneddoto della normalità, in politica, è il riflesso della nostra doppia morale, come ha giustamente fatto notare Luigi Mastrodonato su Wired. Testimonianze di vecchi compagni di classe, di negozianti del vicinato o di sacerdoti della parrocchia servono, nel caso di Draghi, a umanizzarlo, mentre nel caso di soggetti politici con altri percorsi professionali e formativi, come per un Di Maio che vende bibite al San Paolo, sono il grimaldello per l’umiliazione. Si tratta di una retorica patetica e assurda in entrambe le situazioni: ha un ruolo semplicemente confermativo del bias che ci fa prendere Draghi per il salvatore della patria e Di Maio per un politicante cialtrone.

La narrazione rassicurante

Si tratta di generalizzazioni e stereotipi su cui ci sediamo comodamente: li troviamo rassicuranti, perché ci dicono che tutto andrà bene, nel vedere che l’ex presidente della BCE scende in edicola e si compra i giornali, senza schiavizzare collaboratori domestici mediante il caporalato. Ed esattamente come è benvoluto dal suo ortolano, così saremo noi a ben volerlo, perché è tanto una brava persona. La narrazione sul Draghi pater familias è un esempio abbastanza fedele di quel che sta accadendo al giornalismo italiano. È sicuramente meno difficile trovare testimonianze presso l’edicola sotto casa, che cercare di portare avanti un’analisi puntuale su quelle che saranno le prossime mosse del governo e sulle sfide che ci aspettano, cercando di riprenderci dal terribile stato di ebrezza in cui ci troviamo da mercoledì scorso. Su Draghi, (mi perdoni, professore) succede quello che avviene con i serial killer: il “saluta sempre” ci serve a non pensare a non scoperchiare il vaso di Pandora e a discutere di contenuti, reali e seri.

L’uomo solo al comando

O, forse, più semplicemente, a noi piace campare di messianismo, con la rinfrancante speranza che sia arrivata una persona tanto cara a occuparsi di noi. Ci costa fatica cercare di andare oltre lo stereotipo. Meglio quindi crogiolargi nella lettura di agiografie imbarazzanti, che non provano nulla su quello che avverrà nei prossimi mesi, ma che nel frattempo ci fanno tanta compagnia e non ci costringono a pensare alle evidenti contraddizioni che per ora sono sullo sfondo. Una su tutte: lo svilente carosello di politici che in questi giorni sta dicendo al professor Draghi cosa dovrebbe fare, come se lui fosse arrivato a interromperli proprio mentre questi si stavano adoperando in mille sforzi. Tutti consiglieri preziosi, in pellegrinaggio dal santo, in corteo dal re: probabilmente è vero allora che Draghi trasforma l’acqua in vino.

Elisa Ghidini

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