A corto di speranza? Bello mondo, una meravigliosa poesia di Mariangela Gualtieri, è una piccola terapia poetica per guarire con la gratitudine. L’ideale per contrastare bilanci e ansie da fine dell’anno.
L’ultimo dell’anno, si sa, è occasione di bilanci. Quanto abbiamo guadagnato, quanto abbiamo speso, che traguardi abbiamo raggiunto e quali ci siamo lasciati scappare. E ancora: a che punto siamo nella vita rispetto a coetanei, partner, genitori e se siamo all’altezza delle aspettative della società. Abbiamo perso abbastanza peso o accumulato abbastanza massa? Sembriamo abbastanza realizzati? E l’amore come va, c’è qualcuno che ci dà la sua attenzione? Ecco, tutte queste domande, possono legittimamente far nascere una certa ansia. Anzi, no: vogliamo dirlo più onestamente? Queste domande possono, con l’inizio dell’anno nuovo, trasformarsi in un tritacarne psicologico che proprio non ci meritiamo. Che fare, allora? Secondo me, potremmo provare a tracciare un bilancio diverso. E c’è una bellissima poesia di Mariangela Gualtieri che può insegnarci come fare.
Bello mondo, di Mariangela Gualtieri
La lirica cui mi riferisco è Bello mondo, nota anche come Ringraziare io desidero di Mariangela Gualtieri, inclusa nella raccolta Le giovani parole (Einaudi, 2015). Una poesia per rendere giustizia alla quale forse il modo migliore è mettere il mondo in stand-by e, anzitutto, ascoltarla. Ne esiste, infatti, una lettura proprio di Mariangela Gualtieri:
Di che cosa parla questa poesia di Mariangela Gualtieri, insomma, è chiaro. Essa è un’appassionata argomentazione poetica a favore della vita: ci racconta tutto ciò per cui vivere vale e varrà sempre la pena. Lo fa in modo randomico, saltando da un’idea all’altra, quasi a suggerire che per trovare qualcosa di cui essere grati basta guardarsi intorno. Basta mettere in pausa i pensieri (soprattutto quelli negativi) e percepire, ragionare, aprirsi al mondo per imbattersi in un mucchio di gratitudini possibili. Sono veramente tante, tantissime quelle elencate nella poesia; volendo provare a classificarle, se ne possono individuare almeno tre categorie.
Le gratitudini di Mariangela Gualtieri: le relazioni con gli altri…
Ben lungi dal ritenere che “L’inferno sono gli altri“, per Mariangela Gualtieri sembra che ci ci vive accanto sia piuttosto una via d’accesso per l’eterno. Così, ad esempio, scrive di ringraziare
per i bambini che sono nostre divinità domestiche
e
per il fatto di avere una sorella.
Ma anche
per quando la notte si dorme abbracciati
per quando siamo attenti e innamorati,
fragili e confusi,
cercatori indecisi.
E infine
Per i nostri morti
che fanno della morte un luogo abitato,
e per i nostri vivi, che rendono la vita uno specchio fatato.
La chiave di lettura di questi versi, però, sta secondo me verso l’inizio della lirica, quando Mariangela Gualtieri scrive di essere grata
per l’amore, che ci fa vedere gli altri
come li vede la divinità.
Avere a che fare con gli altri esseri umani può essere complicato, lo sappiamo, ed esasperante. Abbiamo due scelte davanti. Possiamo continuare a vederne l’imperfezione e i difetti, e continuare serenamente a schifarli: è più che legittimo. Oppure, possiamo sforzarci di guardarli con empatia, compassione e amore. Una sfida difficilissima? Senz’altro. Ma la posta in gioco è alta: se ci riusciamo, di chi ci sta intorno (anche se non abbiamo il talento di Mariangela Gualtieri) possiamo fare anche solo col nostro sguardo poesia. E forse, chissà?, magari vivere tutti un po’ meglio.
… La parola e la cultura…
Possediamo la parola e la parola ci possiede: ecco la seconda grande categoria di gratitudini nei versi di Mariangela Gualtieri. La parola ci permette di comunicare, con chi c’è e con chi non c’è più, e di dar forma al caos del mondo dentro e fuori di noi.
Io ringraziare desidero per la bellezza delle parole, natura astratta di dio
per la lettura e la scrittura, che ci fanno sfiorare noi stessi e gli altri.
In forma di poesia, la parola rende gli esseri umani a un tempo eterni e meno soli. Proprio per questo, Mariangela Gualtieri scrive:
Ringraziare desidero
per Whitman, Presti e Francesco d’Assisi,
che scrissero già questa poesia,
per il fatto che questa poesia è inesauribile
e si confonde con la somma delle creature
e non arriverà mai all’ultimo verso
e cambia secondo gli uomini.
… E le piccole, grandi meraviglie imprevedibili che ci circondano ogni giorno
Mariangela Gualtieri scrive di essere grata
per il pane e il sale,
per il mistero della rosa
che prodiga colore e non lo vede.
E poi per tutte quelle cose che siamo abituati a dare per scontate. Ma che ci danno le vertigini se solo ci fermiamo un attimo a pensarci:
perchè su questa terra esiste la musica,
per la mano destra e la mano sinistra, e il loro intimo accordo
per i gatti per i cani esseri fraterni carichi di mistero,
per il silenzio che è la lezione più grande
per il sole, nostro antenato.
La poetessa, insomma, esprime la propria gratitudine per la bellezza del mondo. E per la capacità che questa ha di trasformarci, quando ce ne lasciamo pervadere.
Ringraziare desidero perché
sono tornate le lucciole,
le nuvole disegnano,
le albe spargono brillanti nei prati,
e per noi
per quando siamo ardenti e leggeri
per quando siamo allegri e grati.
L’incipit di Bello mondo e la scelta della gratitudine
E adesso, facciamo un passo indietro: torniamo all’incipit della poesia di Mariangela Gualtieri.
In quest’ora della sera
da questo punto del mondo.
Una certa ora della sera, un certo punto del mondo: perché? Secondo me, perché la gratitudine è radicata profondamente nel qui e ora. Certo, esiste la gratitudine per ciò che esiste lontano, o è stato e non è più, o ancora non c’è. Ma per sentirsi grati verso tutto ciò è in ogni caso necessario adottare un certo atteggiamento nel presente. Un atteggiamento, insomma, che è frutto di una scelta. Che tipo di scelta, poi, Mariangela Gualtieri lo spiega nei primissimi versi:
Ringraziare desidero il divino
per la diversità delle creature
che compongono questo singolare universo,
per la ragione,
che non cesserà di sognare
un qualche disegno del labirinto
e l’uccello leggero che vola oltre, più in alto, più su.
Una scelta alla ricerca del senso, della logica dell’esistente, e insieme proprio della sua bellezza, in ciò che comprendiamo e in ciò che ci sfugge.
L’augurio che mi sento di fare alle nostre lettrici e ai nostri lettori è di trovare il tempo in questi giorni di leggere questa poesia. Di fare, come bilancio, solo o soprattutto quello della gratitudine. E di sentirsi così: sorpresi dalla gioia.
Valeria Meazza