Nata a Torino nel 1922, è una delle più grandi poetesse del Novecento. Fu chiamata “Volpe” da Eugenio Montale, poeta con il quale ha stretto un forte sodalizio dal 1949.
La poetica di Maria Luisa Spaziani tange molteplici temi: in particolare ha a cuore la memoria dei tempi passati e l’amore in tutte le sue forme. Questi divennero presto nuclei centrali di molte sue opere, caratterizzando anche la sua visione della poesia stessa.
Il ruolo della parola per Maria Luisa Spaziani
La sua poesia nasce da ciò che ha vissuto in prima persona e dalle sue emozioni. Il linguaggio scelto è ricercato, composto prevalentemente da un tono alto, che però non ricade nell’impenetrabilità delle poesie ermetiche.
Per la Spaziani il poeta è colui che media e dona un messaggio all’umanità, dunque proprio per questo le sue poesie non si chiudono in se stesse, ma anzi si avvicinano al lettore.
Scrivere poeticamente, per lei, significa guardare il mondo nelle sue diverse dimensioni senza limitarsi ad una sola.
Fin dalle prime opere emerge la centralità della parola: le sue parole sono esatte ed incisive, volte a cogliere la concretezza della vita e cristallizzare momenti di vita fugaci. Inoltre, sono intese come strumento di verità poiché scavano nel profondo.
L’autrice, in questa intervista, afferma di vedere la poesia come «la più alta forma d’espressione umana, che è pensiero in gran parte, però è soprattutto toccare delle zone che il pensiero non ha ancora scoperto».
Il legame con il tema della memoria
I ricordi sono un nucleo centrale e frequente nella poetica della Spaziani, assieme alla reminiscenza dei luoghi amati e alla solitudine. Il pensiero della poetessa si avvicina per alcuni aspetti a quello di Eugenio Montale.
Per l’autrice far riaffiorare i ricordi è qualcosa di difficile, in quanto la memoria è paragonata ad una foglia che non può più tingersi di verde una volta che gli episodi si sono conclusi.
La memoria è considerata sia come un punto d’appoggio per riportare in vita voci del passato e tradurre tempi perduti in parole, sia come qualcosa di vano perché non è in grado di ricostruire in modo veritiero ciò che è finito. In questo caso i ricordi diventano una prigione da cui non ci si può allontanare.
La Spaziani tramite la ciclicità del tema delle reminiscenze, tenta di rievocare a sé emozioni forti, viste come irrecuperabili proprio perché fanno parte del passato.
La poetica dei sentimenti d’amore
Alla poetica della memoria si affianca quella dell’amore. È un sentimento che, per la Spaziani, al contrario della poesia non è eterno ma caduco. L’amore, come una rosa, dopo qualche tempo sbiadisce e si consuma. Ma proprio nella volubilità di questo nobile sentimento, ella lo declina nelle sue più variegate sfumature.
Ne “La traversata dell’oasi”, opera del 2002 che raccoglie centinaia di sue poesie d’amore, vi si trovano questi componimenti:
Il profumo di un fiore sul punto di morire
sveglia Dio dal suo letargo.
Un vento speciale si leva,
lo carezza e consola nel trapasso.
Ci hai dato più di quanto meritiamo,
fiore e fratello, voluttà del mondo.
È un di più il tuo profumo. Lo spirito
si spreca oltremisura.
In questa poesia c’è il ripensamento più drammatico e profondo di un amore vissuto. Viene descritto il momento non ancora tragico in cui l’amore rischia di perdersi e appare in forma di visione retrospettiva e non realizzabile.
Ma l’amore, prima di arrivare ad esaurirsi, viene descritto secondo un’altra sfumatura: viene visto come una grande scoperta ed una gioia straordinaria. Tanto che la Spaziani, come spiega in questa intervista, lo paragona ai servi della gleba del Medioevo, quando all’improvviso hanno sentito dire che si apriva un altro mondo, che erano liberi di poter scappare e incominciare una nuova vita.
Quando uno si innamora è proprio come un servo della gleba legato all’abitudine, che si rende conto che l’amore è un’avventura straordinaria. E dunque, poi, arriva il momento in cui si accetta di essere innamorati.
Sono uscita dal feudo, la mia vita
di delicate fantasie. Nel canto
polifonie irrompono, e si aprono
le più impensate prospettive. Al servo
della gleba si spalancano gli oceani.
Dunque subdola miccia è l’amore.
Serpeggia a lungo, è un «sentito dire»,
una favola altrui, un improbabile.
Poi raggiunge il castello, e in mille schegge
l’intera vita esplode.
Maria Luisa Spaziani ed i lettori odierni della poesia
Durante un’intervista al programma “Sottovoce”, ella affermò che il pubblico della poesia odierna sia nascosto, ma al contempo numeroso. Secondo la Spaziani per leggere poesie occorre un animo sensibile, ci vuole una apertura e una fiducia nelle cose che non coincidono con il loro contorno esatto. È necessaria una certa libertà e ingenuità di spirito per apprezzare una lettura poetica.
L’autrice sostiene che oggigiorno si stia assistendo ad una scivolata lenta ed inesorabile verso le cose più visibili, meno profonde e meno durature. Ma è certa che la vera poesia rimarrà: non è destinata a scomparire o a consumarsi.
Valentina Volpi