Il colosso minerario Norilsk Nickel multato di 1.6 miliardi per il disastro ambientale del 2020 chiamato marea rossa
L’incidente del 2020
Il 29 maggio 2020 il fiume Ambarnaya, nella Siberia settentrionale, si tinge di rosso a seguito della fuoriuscita di oltre 20mila tonnellate di gasolio. A causa delle elevate temperature registrate lo scorso anno, tra maggio e giugno, si è verificato un cedimento del permafrost e del terreno circostante. Questo ha portato al crollo di due piloni che reggevano il serbatoio di stoccaggio del carburante, generando un vero e proprio disastro ambientale. Oltre al fiume, anche il suolo circostante l’impianto della Norilsk Nickel è stato contaminato da 23mila metri cubi di gasolio. E non è tutto: le correnti dell’Ambarnaya hanno trasportato la marea rossa fino al lago Pjasino, che ha un emissario che sfocia direttamente nel mar Glaciale Artico.
A seguito del grave incidente, il colosso minerario ha cercato di ridimensionare la gravità della situazione, negando che lo sversamento riguardasse anche il lago Pjasino. Nonostante il tentativo, la società riceve l’accusa di aver dato in ritardo l’allarme e non aver monitorato adeguatamente lo stato del serbatoio.
Oltre alla Nornickel, altre accuse sono state rivolte al sindaco di Norilsk, denunciato per negligenza.
Il sindaco non ha organizzato il coordinamento delle attività con la protezione civile e l’assessorato per la protezione ambientale dell’amministrazione comunale, non ha garantito il lavoro e l’interazione con le autorità regionali, non ha organizzato il controllo e il monitoraggio ambientale, non ha previsto l’evoluzione e le conseguenze dell’emergenza nel territorio del comune
(Svetlana Petrenko, portavoce Comitato Investigativo)
Dopo le richieste del Ministro per le Emergenze, Evgeni Zinitchev, il presidente Vladimir Putin si è visto costretto a dichiarare lo stato di emergenza, pochi giorni dopo il propagarsi della marea rossa. Ha inoltre chiesto che si agisse rapidamente per recuperare tutto il materiale inquinante, a spese della Nornickel.
La multa record
Questo è il più grande risarcimento per danni ambientali nella storia della Russia e crea un precedente che potrebbe incoraggiare le aziende del Paese a gestire meglio questi rischi
(Greenpeace)
Evgeni Zinitchev aveva reso noto l’avvio di un’inchiesta subito dopo la dichiarazione dello stato di emergenza. Tale inchiesta ha portato alla vittoria contro il colosso minerario quando, lo scorso febbraio, il tribunale di Krasnoyarsk ha ordinato alla società di pagare una multa di 1.6 miliardi di euro. Fino a pochi mesi prima, la Norilsk Nickel aveva contestato il pagamento richiesto a luglio del 2020, dicendosi disponibile a pagare le operazioni di pulizia, di un costo stimato di 100 milioni di euro. Ma la richiesta è stata rifiutata con fermezza e alla società è stato dato un mese di tempo per pagare la multa stabilita.
A sorprendere ulteriormente, oltre alla cifra richiesta, il fatto che la società non intende fare alcun ricorso. Il colosso, infatti, ha rinunciato a fare appello e salderà il pagamento entro questa settimana. Una decisione che sorprende poiché, in genere, multe di questo tipo vengono contestate e, alle volte, mai pagate per intero.
In Russia si verificano regolarmente incidenti che coinvolgono fuoriuscite di petrolio e prodotti petroliferi. Alcuni di questi incidenti non entrano nemmeno nelle statistiche ufficiali, ma se la società non riesce a nascondere la perdita, il risarcimento del danno e l’ammontare delle multe spesso non corrispondono alle conseguenze: foreste morte, mancanza di pesce nei fiumi, gravi conseguenze per l’intero ecosistema. Gli incidenti si verificano spesso sulle terre dei popoli indigeni, il che porta alla perdita della capacità di continuare lo stile di vita tradizionale nei territori disturbati
(Elena Sakirko, capo del dipartimento per l’energia di Greenpeace Russia)
Non è la prima volta che la Nornickel è protagonista di incidenti simili. Già nel 2016 la società si è macchiata di un altro disastro ambientale che ha coinvolto il fiume Daldykan, inquinato dal materiale proveniente da uno stabilimento metallurgico.
I disastri ambientali
L’attività umana può essere considerata la causa principale del drastico aumento dei disastri ambientali. Le cause principali sono diverse e, spesso, collegate tra loro: la sovrappopolazione, ad esempio, è una di queste. Si intuisce facilmente come un numero crescente di persone richieda un maggiore sfruttamento delle risorse. A questa, dunque, seguono e si collegano altre cause: inquinamento; sfruttamento delle risorse ittiche e distruzione degli habitat; deforestazione; processi industriali. Tutte attività che conducono a conseguenze come acidificazione degli oceani, riscaldamento globale e cambiamento climatico.
Senza una ripresa verde, non faremo altro che aumentare l’emergenza climatica
(Mami Mizutori, segretario generale dell’Unsdir)
Secondo un report dell’Unsidir (Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi) i cambiamenti climatici sono responsabili del raddoppio, negli ultimi vent’anni, dei disastri ambientali naturali. Ma oltre a quelli naturali, i cambiamenti climatici coinvolgono anche attività umane causando altri incidenti e disastri di enorme portata.
L’incidente della marea rossa, come abbiamo visto, sarebbe stato scatenato dallo scioglimento del permafrost, a seguito di temperature insolitamente elevate. Ciò, ovviamente, non deve portare alla deresponsabilizzazione di governi e società. Questi, piuttosto, hanno il dovere non solo di vigilare sulla sicurezza dei luoghi, ma anche di aderire a politiche verdi.
Un messaggio importante
Dopo il disastro della marea rossa la società ha dichiarato di aver “imparato una lezione importante” e di voler sostituire gradualmente il gasolio con gas naturale. La vicenda è sicuramente importante anche per il segnale che lancia a quanti lavorano in campi facilmente coinvolgibili in disastri ambientali. In Russia, in particolare, è facile trovare chi opera al di fuori delle decisioni statali e in territori in cui risulta complicato controllare regolarmente l’andamento del lavoro.
A seguito dello sversamento, Greenpeace ha tenuto a ribadire l’impatto ambientale della marea rossa che avrà gravi ripercussioni a lungo termine su tutto l’ecosistema. La multa alla Nornickel pur non trattandosi di un gesto risolutivo, è sicuramente un record importante; un punto di partenza per la lotta in campo ambientale e del rispetto delle condizioni della natura e del lavoro.
Marianna Nusca