“Anche se chi pensa è muto come un pesce, anzi un pesce, e come pesce è difficile da bloccare perché lo protegge il mare. Com’è profondo il mare.” Com’è profondo il mare, Lucio Dalla
Il mare. L’incontro, il contatto con il mare sono indispensabili: terapeutica bellezza, rilassante movimento e certezza di un orizzonte indicato dal suo eterno respiro.
Il mare è la fine del cielo e l’inizio dell’abisso che si incontrano, che si confondono, e dai quali amplessi nascono poesie e sogni per chiunque si fermi ad osservare, ad ammirare. E per chiunque, a sua volta, si fermi a guardare chi sta godendo di quella meraviglia: da una veranda, da pochi metri più in là, dall’interno di una macchina parcheggiata davanti all’entrata di un ristorante arreso tra vento e piogge invernali… e non importa in quanti, in quante si è a guardare il mare: esso isola ognuno nella propria postazione, come se questa fosse stata decisa precedentemente, isola tra i propri pensieri, tra le proprie malinconie e tra le proprie gioie.
Perché il mare è tutto questo: quante sigarette ha visto accendersi e consumarsi nel buio senza essere mai avvicinate alla bocca di chi le stringeva tra le dita? Quanti pugni ha visto stringersi senza la reale voglia di colpire il cuore di un ricordo pungente? Quanti sguardi persi, quante carezze trattenute, quante lacrime confuse poi con l’umidità delle notti d’estate?
Il mare è catartico; è romantico, il mare; è benefico. Perché davanti al mare è come se fosse più semplice pensare a domani, al domani, ed incoraggiarlo; perché davanti al mare si è piccoli, piccole eppure si è; perché non si può guardare il mare dimenticando il cielo e non si può azzardare la sua profondità e la sua immensità senza percepire la stabilità e la limitatezza della terra sotto i nostri piedi.
Perché il mare non ha stagioni: ogni tempo è quello giusto per le sue nostalgie e per le sue allegrie. Il mare è libero da programmi e da previsioni: per questo è poesia, per questo è musica, per questo è quella parte di mondo in cui ci si sente a casa.
Perché da lì, da quel punto, tutto appare chiaro, anche se per poco: la strada percorsa per arrivare e quella da percorrere per andare, sapendo che il mare resterà lì. Ancora e ancora, per tanto altro tempo: come quelle presenze amiche, amate ed amanti di cui non si dubita mai; come quel faro che è lì da sempre, da prima ancora che potessimo osservarlo interamente spingendo indietro il collo; come quella caparbia, imbattibile e vincente voglia di vivere che dalle onde del mare prende la forza di riprovarci, nonostante i ripetuti scontri con gli scogli, come diceva Jim Morrison.
Scegliete il vostro posto da cui guardare il mare: scegliete il posto in cui poter tornare, con la certezza che il mare sarà sempre lì ad aspettare, ad aspettarvi. Con tutto quello che è, con tutto quello che siete.
Deborah Biasco