Il mare ai petrolieri ma l’acqua potabile pagatevela

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Il mare ai petrolieri ma l’acqua potabile pagatevela

Noi nel 2011 andammo a votare per mantenere l’acqua pubblica e, a differenza dell’ultimo quesito referendario, non solo si ottenne il quorum ma addirittura si impedì l’ingresso dei privati per la gestione di un bene molto più che essenziale … bensì vitale.

Un paio di giorni fa – contro la volontà espressa dai cittadini 5 anni fa – passa alla camera un disegno di legge alquanto strano, più che altro subdolo e sospetto, che in teoria dovrebbe solo regolamentare l’utilizzo e le competenze sulle reti idriche e di conseguenza la fruibilità dell’acqua.

Il cuore di questo ddl è nell’articolo 6, che  mantiene di competenza pubblica la gestione dell’acqua: solo enti di diritto pubblico (controllati dallo Stato) possono gestire le reti idriche. Insomma non solo il bene è pubblico ma anche le aziende che si preoccupano di garantirne la fruibilità.

Però in commissione Ambiente (ironia della sorte) passano due emendamenti a firma dei piddini Enrico Borghi e Piergiorgio Carrescia che sopprimono il succitato articolo. Dunque via libera all’ingresso dei privati nella gestione delle nostre reti idriche.

La commissione Ambiente è stata furba, molto furba: il bene da tutelare in sé resta, l’acqua pubblica nessuna la tocca, ma con la soppressione dell’ art.6  le “infrastrutture” possono essere private. Non potendo toccare l’acqua hanno preferito accanirsi sui rubinetti.

Facciamo un esempio anatomico: il sangue che ci scorre nelle vene è nostro, solo nostro e per sempre nostro, ma il controllo delle vene e delle arterie è di Dracula (il riferimento a Sallusti è puramente letterario).

Così alla camera è passato un ddl che non solo annulla il referendum del 2011 ma che è anche incostituzionale, in quanto contravviene sull’unghia ad almeno due articoli della nostra Carta Fondamentale.

L’articolo 41 recita che qualsiasi attività economica privata ,per quanto libera, non deve ledere o porsi in contrasto con il bene o l’interesse pubblico.

L’articolo 43, infine, ci ricorda che la legge deve proteggere in tutti i modi e riservare per sé (e quindi per il pubblico interesse) servizi di utilità sociale, necessari per garantire il bene e la dignità dei cittadini.

Dunque non solo ci siamo espressi chiaramente con un referendum ma addirittura la Costituzione ci tutela da possibili interessi privati su beni di pubblica utilità; eppure – nonostante tutto – è stato fatto passare in parlamento, con 243 voti a favore, 129 contrari e due astenuti, un provvedimento che non tiene in alcun conto sia della volontà dei cittadini che della carta fondamentale della nostra Repubblica.

Strano Renzi: fa di tutto per privatizzare l’acqua pubblica, anche contro la volontà referendaria e la stessa Costituzione, però ci ha invitato all’astensione  su un referendum che avrebbe “semplicemente” impedito alle multinazionali petrolifere di trivellare senza aver più bisogno di chiedere il rinnovo delle concessioni, e che ora hanno anche la piena libertà – senza alcun controllo da parte dello stato – di cercare altri giacimenti in mare.

Per questo governo riformista e dalla parte del cittadino l’acqua ce la dobbiamo pagare ma le trivellazioni in mare, per le multinazionali degli idrocarburi,  sono praticamente gratis.

Ha ragione Renzi, non abbiamo bisogno di previsioni ma di “Visioni” … però non tutti possono permettersi un pusher che ha roba di qualità come il suo.

Detto questo continuiamo a  celebrare il giorno della  Terra.

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fonte foto Nave Corsara

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