La Milano da bere, ma solo per pochi, era anche la Milano dell’eroina che falcidiò un’intera generazione. Erano gli anni ’80. E in quel clima di euforia insensata e disperazione giovanile nacque un movimento di resistenza e controcultura raccontato dallo scrittore ed editore Marco Philopat nel suo ultimo romanzo intitolato I pirati dei Navigli, edito da Bompiani.
Il libro di Marco Philopat comincia dal punto in cui si conclude il suo romanzo Costretti a sanguinare, oggi opera di culto per gli adepti della cultura punk. L’autore segue le vicende del gruppo di occupazione del centro sociale Conchetta. Un manipolo di folli, pronti a combattere a colpi di creatività pur di riprendersi lo spazio sgomberato nel gennaio del 1989.
In nove mesi, da gennaio a settembre di quell’anno, i ragazzi del gruppo si trasformarono in una ciurma di pirati con base sui Navigli del Ticinese. Di lì, ebbero inizio le loro scorribande provocatorie. Che culminarono con il finto arrembaggio al gommone dell’allora sindaco Pillitteri. Mezzo che il primo cittadino di Milano usò per presentare i progetti di riqualificazione della Darsena.
Con i costumi da pirati acquistati al supermercato salirono a bordo dei loro gommoni da bambino. Il coraggio di attaccare la corazzata del sindaco lo trovarono grazie al rhum che avevano in corpo. L’ultima azione prima di restituire Conchetta alla città
La trama
Il protagonista è lo stesso Philopat. La storia comincia nel 1984, quando ci fu lo sgombero del centro sociale Virus. I punk sopravvissuti alla cacciata tentarono di riorganizzarsi, ritrovandosi intorno alla libreria Calusca e alla figura di Primo Moroni. Scrittore e libraio, per tutti gli anni Novanta Moroni fu il punto di riferimento della sinistra extraparlamentare, del sindacalismo di base e degli anarco punk.
Da lì, dalle sponde dei Navigli, nacque la riflessione sulle nuove tecnologie a cui si deve la creazione della rivista Decoder, la prima impaginata al computer, e soprattutto dello spazio Helter Skelter. Nei locali del Leoncavallo i suoi fondatori ospitarono proposte culturali multimediali, il primo rap, mostre sui graffiti con writer newyorchesi e gruppi provenienti da tutta Europa.
I contenuti
Marco Philopat racconta una vera e propria ribellione creativa contro la Milano narcotizzata dal socialismo rampante di Craxi e compagni. L’autore ricostruisce ciò che lui stesso è stato in quegli anni – il suo personaggio tra i pirati dei Navigli – grazie alle testimonianze degli amici di allora.
Seguendo le sue tracce il lettore ripercorre un pezzo importante di storia della cultura underground milanese. Rivive le imprese di rivoluzionari che usarono una sola arma, la fantasia, in un periodo privo di conflitti e rivendicazioni sociali. Proprio come quello attuale
La storia di Philopat è la dimostrazione che oggi come allora, con intelligenza e coraggio, si può reagire all’onda lunga del “riflusso”. Che ha spento ogni forma di attivismo grazie ai potenti sedativi offerti dalle nuove tecnologie. I Pirati dei Navigli ci insegnano che l’ingegno è uno strumento formidabile. L’unico in nostro possesso con cui riuscire davvero a creare una società fondata sull’uguaglianza e sulla sostenibilità.
Michele Lamonaca