L’8 dicembre c’è la consueta marcia popolare del movimento contro l’Alta velocità che si mobilita dal comune di Susa (TO) fino a Venaus, in protesta contro la tratta ferroviaria che collega Torino e Lione. I giorni tra venerdì 8 e domenica 10 di quest’anno sono stati e saranno ricchi di interventi, assemblee, ritrovi e cortei. La marcia popolare NOTAV è una consuetudine che ormai vive da 18 anni, cioè dalla grande giornata di lotta per il presidio di Venaus.
8 dicembre 2005: la lotta di Venaus
L’8 dicembre è un’occasione per ricordare, ogni anno, le lotte dei partigiani valsusini ma è anche uno sguardo verso il futuro nel nome di una lotta che deve continuare ad esistere contro il progetto dei Treni ad Alta Velocità. Nel 2005, nella notte del 6 dicembre, ci fu un violento sgombero nel presidio NOTAV di Venaus. Nei giorni successivi ci fu una risposta collettiva enorme: attivisti e solidali iniziarono a soccorrere l’ambiente e a protestare contro il salasso economico e ambientale del progetto ferroviario. Nicoletta Dosio, una delle attiviste NOTAV, ha descritto quel corteo come pieno di rabbia ma che avanzava sotto la neve e contro gli schieramenti della celere.
La liberazione di Venaus rappresentò una grande vittoria per il movimento NOTAV. Dopo l’appuntamento delle 10 del mattino di quell’8 dicembre, l’obiettivo era solamente quello di riconquistare i territori espropriati dalle forze dell’ordine. I manifestanti che arrivarono dalle zone limitrofe e dal resto dell’Italia erano più di 50.000 e dimostrarono che la grande marcia popolare NOTAV era decisa e continua, nonostante gli scontri e i consuetudinari tafferugli.
I media che quel giorno parlarono della marcia popolare NOTAV diedero importanza all’autostrada occupata e alle tensioni con la celere, non considerando però quanto il movimento fosse incontenibile e l’inutilità della violenza della polizia sui manifestanti. Ci fu infatti una narrazione criminalizzante e infelice che però non ha mai costituito un problema per la forte rete di solidarietà del movimento NOTAV.
8 dicembre 2023: marcia popolare NOTAV, lotte e assemblee
La marcia popolare NOTAV è una delle parti più importanti della tre giorni in Val di Susa, ma non è l’unica iniziativa. Per oggi, sabato 9 dicembre, sono stati organizzati workshop e momenti assembleari per conoscere ancora di più la Valle, sia da un punto di vista ambientale sia per ciò che concerne il movimento politico in sua difesa. Alcuni punti importanti sono il presidio di San Didero, il presidio dei Mulini e quello di San Giuliano. Anche domenica 10 sarà un giorno dedicato ad assemblee comunicative ed informative e a passeggiate pacifiche per la Valle, al confine tra l’Italia e la Francia.
L’appuntamento annuale di dicembre è molto sentito sia a livello locale sia a livello nazionale. Sono molti gli studenti, gli attivisti e i solidali che si spostano con macchine e treni per raggiungere Torino. Si ha infatti molto a cuore la questione della TAV, in quanto parte importante del problema climatico. Siccità, temperature non equilibrate, scioglimento di ghiacciai, e mancanza di acqua sono le conseguenze di una politica di estremo sfruttamento del territorio e di cementificazione. Dietro il progetto della TAV c’è anche un investimento eccessivo di denaro pubblico, che dovrebbe essere reinvestito nelle già esistenti ferrovie che collegano i comuni italiani e che uniscono il belpaese alla Francia.
La TAV, un progetto inutile ed ecocida
L’intero patrimonio naturale della Valle di Susa è stato inglobato nel cantiere. Boschi, mulini, fiumi e alberi sono al momento compromessi dalla costruzione di una delle più grandi opere inutili. L’Italia sta infatti stimolando e promuovendo un progetto ecocida che distruggerà parte del paese e esaspererà le disuguaglianze sociali ed economiche della popolazione italiana.
Il progetto dell’Alta Velocità, così come il ponte di Messina, o le future olimpiadi di Milano-Cortina del 2026, sono pericolose per l’ecosistema già precario e per i grandi interessi economici delle lobbies italiane e straniere che vi si nascondono dietro. Di fronte a questa gigantomania delle costruzioni, e di fronte alla volontà di estremo profitto, la Valle sarà drasticamente ridotta dei suoi spazi liberi e naturali e privata di elementi essenziali alla vita umana, naturale e animale, come l’acqua.
La volontà di costruire un nuovo corridoio ferroviario che sdradicasse l’ambiente montano circostante nasce nel 1989. La fondazione Agnelli presentò la nuova ipotesi di coinvolgere la Francia nella tratta Torino – Lione, dalla lunghezza di 50 chilometri. Le grandi opposizioni, da subito elaborate e portate nelle piazze, erano infatti il pericolo ambientale e l’inutilità dell’opera. Nel primo caso, la TAV necessita la traforazione delle montagne e dei minerali in esse presenti. Nel secondo caso, il progetto prevede cantieri di lunga durata e di facile abbandono, come anche si è potuto vedere dalle altre linee di alta velocità in vari paesi europei.
Una storia di repressione
Il movimento NOTAV nel corso degli anni è stato più volte represso dalle istituzioni e dai suoi bracci armati, attraverso l’uso della forza ma anche attraverso la legge. L’ultima udienza importante è avvenuta lo scorso 28 novembre per l’accusa di associazione a delinquere. Alla sbarra, oltre il movimento NOTAV, ci sono anche i centri sociali affiliati, come l’Askatasuna e lo spazio popolare Neruda. Il tribunale di Torino ha però dilungato il processo contro il movimento, facendo slittare il prossimo processo al settembre del 2024. Il movimento NOTAV viene identificato come movimento antagonista e apertamente terrorista, solo perché in contraddizione con le decisioni dell’attuale potere esecutivo.
Il processo per “associazione a delinquere” è pendente da più di un anno e sta subendo continui invii. Intanto però sgomberi, arresti di massa e sequestri sono all’ordine del giorno. Si tratta infatti di attacchi violenti da parte della magistratura italiane e della questura di Torino, che hanno il solo obiettivo di annientare un movimento troppo potente e largo. Poco chiare sono infatti le dinamiche dei mandati dei provvedimenti, alcuni mai firmati dal GIP, e sui quali grava un’ombra di illegalità e abuso di potere da parte delle istituzioni.
Dalle pagine ufficiali dei social network del movimento NOTAV, è da poche ore arrivata la notizia di forti tensioni a Torino. Alla stazione centrale di Porta Nuova infatti, durante la mattina dell’8 dicembre, c’è stato un flash mob che ha riempito l’intera stazione cittadina. La polizia e in seguito la celere hanno però prima bloccato le partenze e poi soppresso i treni per impedire ai manifestanti di arrivare a Susa.
A sarà düra
La marcia popolare NOTAV di questo 8 dicembre è stata, anche quest’anno, particolarmente sentita e partecipata. I partigiani valsusini ogni anno continuano a resistere nel nome di quella promessa del dicembre 2005 con le lotte dal basso e la continua informazione e crescita intellettuale. In molti dei presidi NOTAV sono nati spazi sociali liberi e vivi che accolgono d’estate il “Festival dell’Alta Felicità”, che si svolge ogni luglio. Oggi più di allora la causa NOTAV si sente come una lotta prioritaria, sopratutto negli anni di governi particolarmente avversi e nei giorni in cui è sempre più precaria la libertà personale e collettiva.