Un nuovo studio mostra come il microbioma della canna da olio potrebbe rivelarsi fondamentale per aumentare la produzione di bioenergia sostenibile.
Intervenendo sul microbioma della canna da olio, ovvero sul complesso di interazioni tra questa pianta e i microbi presenti nel suo ambiente di crescita, i ricercatori pensano di poter aumentare la produzione di bioenergia sostenibile.
Canne da olio: stock energetico prezioso
Conosciamo tutti le canne da zucchero. Coltivate in gran quantità, esse producono il 26% del bioetanolo mondiale e l’80% dello zucchero. Meno note sono forse le canne da olio, metabolicamente ingegnerizzate e per questo in grado di accumulare grandi quantità di triaclyglycerolo (TAG) un composto ad alta energia formato da glicerolo e acidi grassi. Ciò è possibile grazie al transgene WRI1, una molecola di DNA introdotta artificialmente nella pianta e in grado di sintetizzare grandi quantità di lipidi (grassi). In particolare, si parla di una capacità di accumulo dalle 30 alle 400 volte superiori a quella della canna da zucchero tradizionale. Ciò rende le canne da olio elementi perfetti per la produzione di biocarburante.
E particolarmente interessanti per gli scienziati.
Alto potenziale energetico
I ricercatori del Center for Advanced Bioenergy and Bioproducts Innovation (CABBI) hanno recentemente diretto i loro studi verso il microbioma delle canne da olio, ovvero il complesso di interazioni tra queste piante e alcuni microbi presenti nell’ambiente di crescita.
Innanzitutto hanno cercato di identificare le differenze tra il microbioma delle canne da zucchero tradizionali e quello delle canne da olio. Per farlo, hanno piantato esemplari di entrambe le specie nel medesimo terreno e raccolto campioni di microbi dalle foglie, dalle radici e dal suolo, una volta cresciuti.
I risultati sono stati pubblicati su Biotechnology for Biofuels and Bioproducts ed hanno evidenziato una effettiva differenza tra il microbioma delle canne da zucchero e quello delle canne da olio, pur essendo cresciute nello stesso ambiente. Ciò si spiega con la diversa natura delle due specie: se la prima è del tutto naturale, la seconda è un prodotto ingegnerizzato ottenuto introducendo nella normale canna da zucchero il già citato transgene WRI1. Proprio questo risultava “potenziato” dal contatto con i microbi del terreno.
“Le ricerche in questo campo devono assolutamente continuare”
ha dichiarato Fredy Altpeter, professore alla University of Florida
“studiando il microbioma delle canne da olio potremmo scoprire delle potenzialità incredibili”
I benefici non sarebbero pochi.
Microbioma: piante e microbi per una energia sostenibile
Comprendere meglio il modo in cui pianta e microbi interagiscono tra loro e come intervenire su questo complesso microbioma permetterebbe una migliore gestione della coltivazione delle canne stesse. Per gli agricoltori significherebbe raccolti maggiori; per i ricercatori una fonte preziosa di biocombustibile.
“Con ulteriori ricerche”
conferma il professor Fredy Altpeter
“potremmo pensare ad un microbioma su misura in grado di aumentare le prestazioni agronomiche ma anche energetiche della canna da olio per una produzione ad alta resa di bioenergia sostenibile”.