Nel mezzo del conflitto israelo-palestinese, emergono due voci testimoni del bisogno di pace e riconciliazione. Maoz Inon, israeliano, e Aziz Abu Sarah, palestinese, durante un TedTalk, condividono le loro esperienze personali di perdita e dolore. Nonostante il racconto delle loro tragiche esperienze, le parole di Maoz Inon e Aziz Abu Sarah trasmettono speranza e dimostrano la loro resilienza. Entrambi, nonostante siano testimoni del dolore e della sofferenza causati dal conflitto israelo-palestinese, sono portatori di pace, speranza e riconciliazione.
Il messaggio di pace di Maoz Inon e Aziz Abu Sarah
Maoz Inon e Aziz Abu Sarah, entrambi vittime del tragico conflitto che ha segnato le loro vite, si incontrano in un dialogo toccante e profondo, offrendo una visione rassicurante sulla via della riconciliazione.
La voce di Inon trema durante il racconto della perdita dei suoi genitori, vittime innocenti di un conflitto senza fine. Durante il TedTalk, Inon racconta di un sogno che ha segnato un punto di svolta nella sua ricerca di pace. Inon si ritrova immerso in un sogno vivido, dove le lacrime di ogni essere umano, unite alle sue, scendono sul terreno insanguinato dalla guerra, ma in un gesto di purificazione, lo lavano così da formare un sentiero: quello verso la pace.
“Attraverso le mie lacrime, potevo vedere tutti piangere. L’intera umanità stava piangendo con me. Le nostre lacrime scendevano sui nostri visi fino ai nostri corpi. I nostri corpi erano feriti, danneggiati dalla guerra. E poi le nostre lacrime lavavano i nostri corpi e li guarivano, rendendoli integri. Integri di nuovo. E poi le nostre lacrime scendevano a terra. E la terra era rossa di sangue. Le nostre lacrime lavavano il sangue dalla terra, purificandola. E poi la terra era bella e splendente. E su quella terra, potevo vedere il sentiero. Il sentiero per la pace.”
Mentre condivide il suo sogno con il pubblico, Inon dimostra una quiete interiore e una determinazione incrollabile nel perseguire la sua missione di pace e riconciliazione.
Maoz Inon e Aziz Abu Sarah riflettono sulle intense sfide del perdono nel mezzo di una tragedia personale e collettiva. In uno scambio sincero con Maoz Inon, Aziz Abu Sarah condivide il proprio percorso nel confrontarsi con il dolore e la rabbia dopo la perdita del fratello, Tayseer, per mano di soldati israeliani.
“Ero arrabbiato, amareggiato e desideravo vendetta. […] solo otto anni dopo, quando sono andato a studiare l’ebraico con gli immigrati ebrei in Israele, è stato solo allora che ho capito che possiamo essere alleati. Possiamo essere partner. E ho capito che ho una scelta, indipendentemente da ciò che fanno gli altri, la scelta è sempre mia. E non voglio vendicarmi. Quando scelgo di essere arrabbiato e pieno di odio, sto diventando schiavo della persona che ha ucciso mio fratello.”
Aziz Abu Sarah riconosce e ammette l’iniziale desiderio di vendetta, di cedere all’odio di fronte a una perdita dolorosa. Tuttavia, attraverso l’introspezione e il dialogo, alla fine giunge alla consapevolezza di avere una scelta. È proprio il potere della scelta che lo libera dall’odio e dal desiderio di vendetta, così da poter accogliere la forza che nasce dell’accettazione della pace.
Alla base dei conflitti
Durante la conversazione tra Maoz Inon e Aziz Abu Sarah, si assiste al racconto di Aziz Abu Sarah relativo alla sua esperienza lavorativa in paesi colpiti dalla guerra. Attraverso quest’esperienza, si rende conto che i problemi alla base di qualsiasi conflitto sono simili: la mancanza di riconoscimento reciproco, la mancanza di volontà di comprendere le narrazioni storiche dell’altro e l’assenza di una visione comune per il futuro.
Durante il dialogo tra Maoz Inon e Aziz Abu Sarah è evidenziata la profonda divisione che caratterizza le comunità coinvolte nel conflitto israelo-palestinese. Nonostante vivano vicine l’una all’altra, come affermato da Aziz Abu Sarah, le persone sono separate da muri fisici e pressioni sociali che impediscono il dialogo e la comprensione reciproca.
I racconti delle esperienze di Maoz Inon e Aziz Abu Sarah evidenziano la necessità di comprendere e rispettare le narrazioni e le prospettive dell’altro. Solo attraverso la propensione nell’imparare dall’altro e l’apertura al dialogo è possibile superare le divisioni profonde che separano le due comunità. Invece di essere intrappolati nel passato, entrambi gli uomini hanno abbracciato una visione condivisa di un futuro basato sulla pace, sulla sicurezza e sull’uguaglianza.
La forza trasformatrice della rabbia
Nel contesto dei crescenti sentimenti di odio e divisione, i racconti delle esperienze di Maoz Inon e Aziz Abu Sarah insegnano come trasformare la rabbia in azione costruttiva, anziché distruttiva. Aziz Abu Sarah afferma:
“Siamo arrabbiati. Sono molto arrabbiato. Ogni volta che leggo il giornale, sono arrabbiato. Ogni volta che parlo con uno dei miei amici a Gaza, sono arrabbiato. Ma non lascio che la rabbia, e non lasciamo che la rabbia, ci faccia sprofondare nell’odio e nel desiderio di vendetta. Al contrario, penso alla rabbia come a una potenza nucleare. Può portare alla distruzione, e può fare luce. E la mia speranza è che continuiamo a usare la rabbia come un modo per unire le persone, per chiederci: «Cosa posso fare per migliorare le cose?».”
Sebbene possa risultare controproducente farsi guidare dal sentimento della rabbia, Maoz Inon e Aziz Abu Sarah, attraverso le loro parole, parlano di una rabbia che, causata dalle situazioni del presente, spinga ad agire diversamente in modo da garantire un futuro migliore. La presenza di rabbia è inevitabile. Le parole di Maoz Inon e Aziz Abu Sarah dovrebbero spingere verso la realizzazione che è essenziale trasformare la rabbia in un’azione che promuova il cambiamento, che non si prefigga di richiamare ulteriore dolore, ma che abbia la capacità di mostrare cos’è che non va fatto se si vuole costruire un futuro fondato sulla pace e, di conseguenza, deviare dalla strada che conduce a guerra, violenza e divisione.
Le speranze comunicate attraverso il dialogo tra Maoz Inon e Aziz Abu Sarah sono un richiamo all’azione concreta, un invito che, a seguito del racconto delle loro testimonianze, ci ricorda che nonostante le tragedie subite, è possibile superare le divisioni create dal pregiudizio e dall’odio; Maoz Inon e Aziz Abu Sarah ne sono un esempio concreto.
Con un abbraccio sentito tra i due, il TedTalk termina con un esempio di profonda connessione umana. Mentre i due si stringono, trasmettendo un messaggio tangibile di pace, tutto il pubblico si alza in piedi, applaudendo calorosamente. Quel gesto di affetto e solidarietà rende evidente che, nonostante le profonde divisioni del conflitto israelo-palestinese, si ha ancora speranza nel potere della compassione e del dialogo.