La manovra finanziaria del Governo Meloni ha ottenuto l’ok della Ragioneria dello Stato e la firma del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ora manca solo la discussione in Parlamento, prevista a partire dal 20 dicembre. Molti gli aiuti previsti per gli italiani, sebbene qualcosa ha destato critiche.
Il testo della Legge di Bilancio conta 174 articoli con uno stanziamento di circa 35 miliardi di euro. Molta è la carne sul fuoco, con la previsione di bonus a sostegno delle famiglie meno abbienti e più bisognose, il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori, la riduzione dell’Iva su alcuni prodotti e alcune novità in ambito pensionistico.
Ci sono poi aspetti che non piacciono di questa manovra finanziaria. Insoddisfatto è, ad esempio, il mondo scolastico, per il quale, se tutto resterà invariato, si assisterà ad una progressiva riduzione del numero di istituti nel giro di pochi anni, con un conseguente taglio del numero dei dirigenti scolastici. Oltre ad uno stanziamento di fondi inferiori rispetto a quello auspicato.
Non piace poi la tanto discussa soppressione del reddito di cittadinanza, dapprima prevista già dal 2023 e invece ora solo ridotto nell’importo per gli occupabili a 8 mesi, con la previsione di una sua riforma nel 2024.
Il primo importante ‘provvedimento’ del Governo Meloni già desta dunque perplessità, che potrebbero essere smussate, con le opportune modifiche, in sede di discussione alle Camere.
Ma è sui principali bonus e interventi che ci vogliamo concentrare, cercando di capire in che modo potranno aiutare gli italiani ad affrontare il caro vita.
Bonus bollette: si amplia la platea dei beneficiari
Iniziamo da un tema caro alle famiglie italiane: le bollette.
Non è una novità la previsione di benefici sulle bollette di gas, luce e acqua per tutti quei nuclei familiari in difficoltà. Ciò che cambia però con la manovra finanziaria è l’innalzamento della soglia annuale ISEE da 12.000 a 15.000 euro. E chi supera questo limite ma ha quattro figli a carico potrà comunque goderne purchè rientri nel limite entro i 20.000 euro.
Si allarga dunque la platea di coloro che potranno beneficiare di questo ‘bonus’ a partire dai primi tre mesi del 2023. Resta poi il criterio dell’automaticità, non dovendo presentare alcuna richiesta, e resta il vincolo dell’unicità, secondo cui le bollette devono essere intestate ad un componente del nucleo famigliare che non superi le soglie ISEE indicate.
Il valore del bonus per ora non è ancora noto, dovendo attendere l’approvazione in Parlamento della manovra. Maggiori dettagli verranno poi forniti sul sito di Arera.
Riduzione Iva e ‘Carta Risparmio Spesa’
Tra le misure presenti nel Ddl Bilancio 2023 compare anche la riduzione dell’Iva dal 10 al 15% su tutti i prodotti dell’infanzia oltre che per l’igiene intima femminile.
Spunta poi la ‘Carta Risparmio Spesa‘, da non confondere con la social card. Non si tratta della stessa cosa infatti. Il nuovo strumento costituirebbe un aiuto per gli acquisti dei generi di prima necessità, e ancora una volta punterebbe ad aiutare le famiglie con ISEE più basso, per ammortizzare l’aumento del costo della vita.
Questa misura sarà gestita dai comuni e sarà erogata ai nuclei con ISEE non superiore a 15.000 euro. L’importo (ancora non noto) sarà caricato sulla carta stessa e non in contanti, per avere la certezza che sarà utilizzato solo ed esclusivamente sui prodotti di prima necessità.
Proroga agevolazione acquisto prima casa per gli under 36
Il cosiddetto ‘bonus prima casa’ è stato confermato e prorogato dalla manovra finanziaria. Rimarrà rivolto ai giovani under 36 e riguarderà chi tra essi ha acquistato o acquisterà la prima abitazione entro il 31 dicembre 2023.
Inoltre, per beneficiarne, occorrerà rispettare la soglia ISEE non superiore ai 40.000 euro.
Nessuna novità o modifica è dunque stata introdotta dalla legge di bilancio rispetto alla previsione originaria del bonus in questione.
Taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti
Un importante intervento riguarda poi il taglio del cuneo fiscale, a cui sono stati destinati ben 4 miliardi della manovra.
Attraverso questa misura aumenteranno le buste paga di molti lavoratori dipendenti, purchè non superino un reddito annuale di 35.000 euro. O meglio, chi avrà un reddito compreso tra i 20.000 e i 35.000 euro annui non vedrà cambiamenti rispetto al 2022, essendo stato confermato il taglio del 2% già previsto dal Governo Draghi. Mentre per chi avrà un reddito al di sotto dei 20.000 euro il taglio salirà al 3%.
La logica sottesa alle misure adottate dal Governo Meloni è sempre quindi quella di andare incontro a chi si ritrova un reddito più basso, sebbene, a conti fatti, gli aumenti in busta paga corrisponderanno a cifre piuttosto irrisorie.
Le questioni dibattute sulla manovra finanziaria
Oltre a tutti gli aiuti citati non mancano ovviamente polemiche e dibattiti su alcuni punti inseriti nella manovra finanziaria.
Tra questi l’innalzamento del tetto al contante fino a 5.000 euro, l’obbligo di accettare i pagamenti tramite Pos dai 60 euro in su e le due forme di pensione anticipata previste per il 2023, quota 103 e la riconferma di Opzione Donna.
Su alcune di queste tematiche si vocifera che il Governo Meloni potrebbe mostrarsi elastico facendo un dietrofront. Meno probabile comunque in ambito pensionistico.
E il bonus da 5.500 euro per i parlamentari?
Nel novero dei bonus non possiamo non citare il maxi-bonus da 5.500 euro previsto per i parlamentari, per l’acquisto di PC e tablet.
Questo ‘regalo’ non rientra nella manovra finanziaria ma è stato comunque previsto per il 2023 sotto forma di rimborso raddoppiato rispetto alla legislatura precedente. Era davvero necessario?
Quei soldi si sarebbero potuti forse destinare altrove, aiutando maggiormente i più bisognosi o intervenendo in maniera più massiccia su stipendi e pensioni.
Bonus: il ‘salvagente assistenzialista’?
A conclusione di questa carrellata di aiuti che gli italiani si vedranno corrispondere nel 2023 non resta che fare una riflessione.
Abbiamo imparato a prendere dimestichezza coi vari ‘bonus’ a partire dalla pandemia. E sicuramente per molti hanno rappresentato, e rappresentano tuttora, un sostegno per fronteggiare il periodo di crisi da cui siamo stati travolti.
Il clima che però è stato generato è quello di un assistenzialismo sociale. Ma possiamo davvero salvarci solo coi bonus? È dignitoso sopravvivere solo con misure di sostegno?
Il Governo in carica dovrebbe forse ripensare questa politica (avviata dal Governo Conte) e puntare su interventi concreti che possano risollevare l’economia del Paese.