Quotidianamente sentiamo, leggiamo e magari utilizziamo, storpiature su termini che si vogliono in qualche modo “modernizzare”. Giornali, tg, social e salotti televisivi, ci propinano queste nuove terminologie quasi a voler dimostrare “il politicamente corretto”.
Le parole come: sindaca, ministra, avvocata , dottora, non apportano maggior rispetto al sesso femminile, ma bensì, non fanno altro che inorridire la lingua italiana. Questi termini appaiono più una presa in giro che altro. Femminilizzare dei titoli per poi non rispettare il genere che scopo ha? Forse quello del contentino?
Se in Italia, vi sono solo 40 primari oncologici donne, ( perché sono ancora e sempre gli uomini ad occupare posizioni di rilievo), se i ministri donna vengono valutate per il loro aspetto fisico, se al presidente della camera, in quanto donna, le si augura di essere stuprata allora dov’è il rispetto? Dov’è il politicamente corretto?
In un paese civile, la manomissione delle parole, dovrebbe andare di pari passo con le identità delle persone, in quanto tali e non manomettere le identità. Non dovremmo mai sentire che una donna abusata “se l’è andata a cercare”. In un paese civile, le pari opportunità dovrebbero essere reali non di sola terminologia. In un paese civile un marito, compagno violento non dovrebbe essere libero di torturare la propria partner.
Le donne sarebbero certamente più felici se le fosse riconosciuta la loro professionalità, se le fossero date le stesse possibilità e lo stesso stipendio, a parità di competenze, quando cercano un lavoro. Sarebbero certamente più contente, quando denunciano, di essere protette e non esposte ed abbandonate ai loro aguzzini. Sarebbero sicuramente più entusiaste se potessero lavorare serenamente senza dover fare i conti con immense rinunce. ed in fine, sarebbero enormemente persone serene, se non dovessero subire violenze, spesso non punite.
Chiamatele pure sindaco, dottoressa, avvocatessa, ministro, basta che le rispettiate. Rispettate le donne in quanto persone, riconoscete le loro capacità, siate solidali, sono le vostre mamme, mogli, figlie. Questo si che sarebbe politicamente corretto.
Raffaella Presutto