Nella giornata di ieri, la premier Giorgia Meloni ha riservato un attacco al Manifesto di Ventotene, dichiarando che l’Europa descritta nel Manifesto non è la sua. Il documento redatto nel 1941 dagli intellettuali antifascisti Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, con il contributo di Eugenio Colorni, è considerato uno dei più importanti documenti politici a livello europeo, poiché auspicava alla nascita di un’istituzione europea unitaria, con degli organi comunitari e una strategia di crescita condivisa tra tutti gli Stati europei. Ancora una volta, la premier ha dimostrato che i valori fondamentali del suo Stato e del Continente in cui vive non hanno nulla a che fare con la sua persona.
Il Manifesto di Ventotene: la storia di uno dei documenti fondanti dell’Unione Europea, l’amore e il sogno di una vita più giusta
Per capire bene la storia del Manifesto di Ventotene è necessario comprenderne il contesto storico. Italia, 1941: gli orrori della Seconda Guerra Mondiale sono il pane quotidiano dei cittadini e i dissidenti del regime fascista vengono uccisi o mandati in esilio. L’isola di Ventotene si trova nel Mar Tirreno e Benito Mussolini non esita a mandare i suoi nemici politici in esilio se non può sbarazzarsene. Il fatto che Mussolini fosse così ottuso da relegare circa 800 intellettuali dissidenti sulla stessa isola è confermato dall’aver mandato in esilio insieme tutte persone in grado di contribuire alla creazione di uno dei documenti fondamentali per la nascita dell’Unione Europea.
Infatti, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi furono confinati a Ventotene come oppositori del regime fascista e sull’isola trovarono altri confinati, che contribuirono alle discussioni politiche e sociali e che portarono alla redazione del Manifesto di Ventotene. In questo contesto, fu fondamentale il contributo di Eugenio Colorni, ebreo socialista confinato sull’isola insieme a Spinelli e Rossi.
In origine, il Manifesto fu suddiviso in quattro capitoli che parlavano soprattutto di equità sociale. Bisogna immaginare che le persone che hanno redatto il Manifesto erano esseri umani, con le loro storie di vita oltre la guerra. C’è anche una bellissima storia d’amore dietro al Manifesto di Ventotene, quella tra Ernesto e Ada Rossi, una delle Madri d’Europa. La storia d’amore tra Ada ed Ernesto fu sin da subito ostacolata dalle circostanze: entrambi professori, si erano conosciuti nell’istituto tecnico dove insegnavano e condividevano gli ideali antifascisti. Ada si innamorò perdutamente di Ernesto e volle sposarlo a tutti i costi, nonostante la riluttanza di lui.
Nel frattempo, Ernesto venne arrestato come dissidente politico. Ada ed Ernesto si sposarono il 24 ottobre 1931, in pieno regime fascista, nel carcere di Pallanza (Verbania), con due secondini che fecero da testimoni. Per l’amore di Ernesto (e soprattutto dei suoi ideali), Ada perse il lavoro e fu mandata al confino nel 1942. La donna non perse il suo coraggio e insieme alla socialista tedesca Ursula Hirschmann trafugò da Ventotene la copia originale del Manifesto, cominciando a diffonderlo clandestinamente sul continente. Il ruolo delle donne nella diffusione del Manifesto di Ventotene fu centrale e pose le basi per una vera Unione Europea.
Gli argomenti del Manifesto: per un’Europa più equa e libera dalle dittature
L’idea fondante del Manifesto era quella dell’unificazione dell’Europa in senso federale, l’obiettivo era creare un continente fondato sui concetti di pace, di libertà (Kant) e federalismo (Hamilton). La necessità urgente era quella di creare un movimento in grado di mobilitare le forze popolari in attività nei Paesi europei per favorire la nascita di uno Stato federale, con una propria forza armata e quindi con risorse comuni, ma che non oscurasse le peculiarità dei singoli Stati e permettendo così di far mantenere la propria identità ad ogni Stato membro della federazione.
Nonostante l’attenzione all’esercito, una delle direttive inserite all’interno del Manifesto di Ventotene si sostanzia nell’abolizione, limitazione, correzione o estensione caso per caso della proprietà privata, per formare una vita economica comunitaria “liberata dagli incubi del militarismo o del burocratismo nazionale”. Proprio questo aspetto non è condivisibile da Giorgia Meloni, del resto non è mai stato nel suo interesse “riprendere immediatamente in pieno il processo storico contro la disuguaglianza e i privilegi sociali“.
Tutti gli amici, gli amici degli amici e i parenti che oggi occupano posizione di responsabilità e potere dimostrano come il privilegio sociale sia uno dei cardini del Governo Meloni, protettore dei sistemi clientelari. Nel Manifesto di Ventotene viene sottolineato l’impegno per l’emancipazione delle classe lavoratrici e la realizzazione di condizioni più umane di vita:
[…] Per creare intorno al nuovo ordine un larghissimo strato di cittadini interessati al suo mantenimento, e per dare alla vita politica una consolidata impronta di libertà, impregnata di un forte senso di solidarietà sociale.
Decisamente, questa non è l’Europa di Giorgia Meloni.
Cara Presidente, se l’Europa di Ventotene non è la sua, possiamo dire che è una fascista?
Dichiarare che l’Europa del Manifesto di Ventotene non è la sua Europa è di una gravità assoluta. Come al solito, è disturbante la leggerezza con cui la premier rilascia determinate dichiarazioni e non se ne pente. Ogni volta che Giorgia Meloni parla il vittimismo dilaga, lei è sempre attaccata, lei ama l’Italia e lavora per noi, sono gli altri che non lo capiscono.
Spoiler: non è vero niente, questi comportamenti sono degni di una bambina in terza elementare, non di un Capo di Stato. L’Unione Europea è basata su dei valori meravigliosi, le donne e gli uomini che hanno contribuito a creare questa utopica oasi di pace non devono aver sofferto invano, hanno letteralmente dato la vita per donarci un futuro migliore.
E allora sarà anche vero che l’Europa di Ventotene non è l’Europa di Meloni, ma nemmeno l’Italia, fondata sui valori antifascisti, è la sua. Purtroppo certa gente è così legata al potere che sarà difficile togliercela di torno, ma la premier si ricordi che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale o contraria e se avesse studiato un po’ di storia saprebbe che per le persone come lei prima o poi finisce male, per esempio a testa in giù.
Aurora Colantonio