Da inizio mese si stanno svolgendo diverse manifestazioni in Senegal, scoppiate dopo la condanna del principale leader d’opposizione, Ousmane Sonko, all’attuale governo guidato dal presidente Macky Sall.
Le proteste e gli scontri
A partire dal 1 giugno 2023, in Senegal, dopo la condanna a 2 anni del maggior esponente dell’opposizione al governo Ousmane Sonko, si sono svolte importanti manifestazioni a cui hanno partecipato i suoi numerosi sostenitori. Queste manifestazione si sono però molto velocemente tramutate in scontri con le forze dell’ordine gestite dall’attuale governo di Macky Sall.
Secondo il bilancio del governo, le vittime di questi scontri contate finora ammontano a 16, di cui due agenti di sicurezza. Secondo invece le dichiarazioni del partito d’opposizione PASTEF (“Patriotes africains du Sénégal pour le travail, l’éthique et la fraternité“) il numero di morti ammonterebbe a 19. Sebbene nel corso dei giorni ci siano stati momenti di riposo, gli scontri sono continuati per molto tempo anche durante la notte.
Se, da un lato, nei quartieri residenziali, i manifestanti hanno lanciato sassi contro la polizia, barricato le strade e dato fuoco alle gomme, dall’altro l’esercito ha pattugliato le strade e la polizia ha sparato gas lacrimogeni contro i manifestanti cercando di effettuare più arresti possibili. Così è successo durante i primi scontri di questa sequenza, che sono scoppiati in un campus universitario della capitale, Dakar. Per comprendere, in generale, la portata della reazione di esercito e forze dell’ordine, si contano circa 500 arresti nel corso di soli tre giorni.
Gli antefatti
Ripercorrendo le vicende che hanno portato a queste violente manifestazioni in Senegal, sono innanzitutto da segnalare due fatti:
- La popolarità di Sonko e del suo partito è aumentata significativamente nel corso degli ultimi anni. Alle ultime elezioni nazionali del 2019 il partito PASTEF è riuscito a prendere il 16% dei voti, classificandosi terzo tra le forze politiche in gioco; inoltre, Sonko è stato nel 2022 sindaco di Ziguinchor, sua città natìa.
- L’attuale presidente Sall ha ricoperto due mandati come presidente del Senegal: la prima dal 2012 al 2019, mentre la seconda è ancora in corso ma dovrebbe terminare nel 2024 (dopo lariforma del 2016 che ha accorciato la durata del mandato da sette a cinque anni). Sebbene sia vietato dalla costituzione effettuarne più di due, sembra che Sall sia intenzionato a sfruttare scappatoie legali per candidarsi per un terzo mandato.
L’opposizione di Sonko si può riassumere quindi nella rivalità politica nei confronti di Sall e dei suoi obbiettivi considerati ben poco democratici. Nel 2021 però Sonko è stato accusato di violenza sessuale e stupro, cosa che ha dato vita a una vicenda giudiziaria finita appunto solo qualche giorno fa. Fin da subito, Sonko e i suoi sostenitori hanno negato le accuse, accusando a loro volta di essere vittime di un complotto politico per impedirgli di concorrere alle presidenziali previste per il 25 febbraio 2024.
Nelle settimane precedenti alle proteste di questo mese, la tensione a livello pubblico era in salita. In attesa dell’ultima udienza del processo, Sonko ha deciso di lanciare una “carovana della libertà”, con l’idea di arrivare a Dakar per quest’ultima udienza in testa a un convoglio popolare. Queste dichiarazioni pubbliche avevano fortemente allarmato le autorità senegalesi, che tramite il portavoce governativo Abdou Karim Fofana hanno annunciato “la massima fermezza” nei confronti di chi avrebbe sovvertito l’ordine pubblico. Sonko è stato invece intercettato dalla polizia e scortato verso la capitale.
Il verdetto finale del 1 giugno è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: mentre Sonko è stato assolto dalle accuse di violenza sessuale (grazie alla testimonianza delle ragazze coinvolte che hanno di essere state costrette ad accusarlo), egli è stato comunque condannato a due anni di carcere con l’accusa di aver “corrotto la gioventù”.
La risposta alle manifestazioni in Senegal
La decisione è stata quindi vista generalmente come tentativo di eliminare Sonko dalla corsa alla presidenza. Boubacar Boris Diop, Felwine Sarr e Mohamed Mbougar Sarr, tre dei più grandi scrittori intellettuali del Paese, hanno denunciato tramite una lettera aperta le responsabilità del governo e delle azioni repressive che esercita tramite le forze dell’ordine e in generale tutto l’apparato di regime.
La storia politica del Senegal ha un lato oscuro di violenza. Ma di tutti i turbamenti che hanno scosso il paese negli ultimi decenni quello attuale sembra il più semplice da risolvere. Basterebbe che un uomo dicesse “Rinuncio a candidarmi a un terzo mandato” per placare la rabbia che si manifesta nelle strade del paese
Il Senegal è stato a lungo considerato un bastione della stabilità democratica in Africa Occidentale. Oggi, alla luce delle tensioni sociali e degli episodi di violenza, questa visione rischia di crollare: d’altronde risulta anche naturale che i nodi vengano al pettine, dal momento che un presidente sta assumendo posizioni antidemocratiche in un Paese i cui circa due terzi della popolazione ha meno di 30 anni.