Quando si parla di manga, viene spontaneo l’immediato rimando al Giappone. In effetti, è proprio questo il Paese che ha dato origine a questa tipologia di opere- il nome “manga“, d’altronde, oggi altro non è che il termine giapponese per riferirsi ai fumetti. L’industria dei fumetti nel continente asiatico, però, si è decisamente espansa, divenendo fiorente ed innovativa- ovviamente con le dovute varianti, dettate dalle caratterizzazioni e sensibilità tipiche di ogni Paese-, ed in questi giorni, a Roma, è stata allestita una mostra proprio per farci conoscere i suoi interessanti sviluppi, “Mangasia: Wonderlands of Asian Comics“.
Obiettivo della mostra è proprio fornire al grande pubblico un insight sulla produzione dei manga in Asia. Perché ormai l’equazione manga- Giappone merita di essere superata, e gli organizzatori di “Mangasia” lo sanno bene: opere fumettistiche vengono realizzate, in realtà, in tutti i Paesi del continente asiatico– anche nei più piccoli-, dando vita ad una mole di produzione fumettistica ormai enorme da questo continente; ricomprendente, oltre alle opere provenienti da Stati ormai da tempo attivi in questo ramo dell’industria culturale (come, oltre al Giappone, la Cina, le due Coree, Hong Kong e Taiwan), anche altri Paesi, più piccoli e recentemente approcciatisi a questo ormai importantissimo fenomeno, quali Timor Est, Cambogia, Vietnam, Sri Lanka e Buthan.
Curatore dell’esposizione è il giornalista e presentatore televisivo britannico Paul Gravett, vero cultore della materia, che si occupa con passione e competenza di fumetti dal 1981- egli è autore, tra l’altro, di ben otto pubblicazioni a riguardo.
Assieme ad un team di altri venti esperti, Gravett ha organizzato, presso il Palazzo delle Esposizioni a Roma, una ben articolata mostra, organizzata per aree tematiche, che vanno dal folklore, al percorso artistico di chi realizza fumetti, non tralasciando anche la storia dell’Asia e la censura.
Inoltre, l’esposizione segue con attenzione l’intero iter della realizzazione delle creazioni fumettistiche– dall’ideazione della trama, alla sceneggiatura, proseguendo fino alla pratica realizzazione ed impaginazione.
Ma non è tutto: “Mangasia” mostrerà il più ampio numero di manga originali– per la maggior parte, tra l’altro, inediti all’infuori del relativo Paese d’origine-, accostandoli alle loro versioni commerciali, spesso già conosciute dagli appassionati.
La mostra, poi, si addentra anche nel retroterra culturale da cui sono nati i manga (ancora una volta, comune a tutti i Paesi asiatici, e non limitato solo al Giappone): via libera, dunque, all’esplorazione di altre, precedenti forme narrative per immagini, ma anche a video games ed arte contemporanea.
“Mangasia“, inaugurata ieri e visitabile fino al 21 gennaio 2018, non è però solo un’esposizione: sono stati pianificati anche una moltitudine di laboratori– molto interessante “Punti di vista“, in programma il prossimo 12 gennaio, pensato anche per non vedenti– ed una rassegna cinematografica dedicata a capolavori dell’animazione giapponese.
Non dunque, una mera esibizione di questo prodotto editoriale ormai tanto amato in tutto il mondo- nonostante, negli ultimi anni, si registri un calo delle vendite degli stampati in favore del digitale anche in questo ambito-, né una piatta trasposizione del prodotto nipponico per eccellenza nei Paesi vicini, ma uno studio approfondito delle radici e delle prospettive di evoluzione del mondo del fumetto nel continente che è stato la sua culla.
(…) Speriamo che questa mostra per voi rappresenti un viaggio in una specie di Paese delle meraviglie incredibile”.
Questo l’auspicio degli organizzatori. E allora, cosa aspettate a tuffarvi in questo fantastico mondo?
Lidia Fontanella