In questi giorni, ovunque si è presentato il premier Matteo Renzi, si sono verificati scontri e tafferugli tra i manifestanti ed il reparto celere. E’ il caso verificatosi domenica in quel di Catania, dove Renzi si era recato per un comizio referendario, troppo simile a ciò che è accaduto lunedì a Napoli. Qui, invece, il leader dei Dem era giunto per recarsi al teatro San Carlo, beffardo dei contestatori presenti fuori.
In entrambe le città, accade però ciò che, in un paese civile non dovrebbe mai andare in scena. Affamato, arrogante e beffardo, un plutone di celerini si scaglia contro i manifestanti, riuniti per contestare l’operato dell’illustre Matteo, picchiando con violenza ed alla cieca. Immagini che rievocano ricordi brutti, sfumature che fanno indignare il popolo, mentre fanno voltare da un’altra parte lo sguardo dei collusi al sistema del premier non eletto e della violenza bruta scagliata contro i contestatori.
Il reparto celere e la brutalità della Polizia, antidemocraticità e repressione, problema già discusso e, soprattutto, mai risolto in Italia. Il Paese di Piazza Alimonda, delle torture di Bolzaneto, della macelleria nella scuola Diaz. Dell’anarchico volante Giuseppe Pinelli, di Lonzi e Rasman, di Aldrovandi e Cucchi, Sandri e Uva, e troppi altri. Sbagliato generalizzare, come è tanto sbagliato quanto assurdo il non poter vedere il numero identificativo sui caschi dati in dotazione al reparto celere. Il più reparto della PS più cattivo, il più aggressivo, il più rabbioso, il più fedele. Meravigliosamente descritto anche nel libro “Acab” di Bonini, non certo un black bloc od un bombarolo.
Il clima si sta esasperando davanti alla brutalità andata in scena a Catania e Napoli. Perché, se si ha l’onestà intellettuale di osservare quei video, si vede come la gente presa a manganellate è disarmata, a volto scoperto, e non, di certo, vestita di nero ed armata di spranghe.
L’asservimento a qualsiasi tipo di potere, è sempre riprovevole e disdicevole, e questo vale per il celerino che spacca la testa, come per il giornalista che scrive sotto padrone. Ma è assurdo che, in un paese che si fa forte dei suoi principi democratici, la gente che scende per strada rischi di esser investita dalla brutalità schifosa della celere e, oltre che picchiata, anche arrestata.
Ed a questo punto, il premier non eletto ed i suoi compagni di merende, dovrebbero avere il coraggio di ammetterlo che la democrazia è fallita, affinchè ogni italiano si confronti con se stesso e decida se vivere in silenzio e strisciando, accettando il tutto, oppure alzarsi, combattere e protestare, col rischio d’esser manganellato ed arrestato.
Viva l’Italia, l’Italia liberata!
Matteo Ferazzoli