Mandato zero: la spiegazione di Luigi Di Maio e la risposta del web

mandato zero

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Credibilità “sotto zero” – Il Ministro Luigi Di Maio cambia le carte in regola; nasce il mandato zero, spiegato in modo semplice in un video per gli elettori. La risposta del web non si fa attendere.

Prima di ogni cosa, spieghiamo brevemente di cosa si parli: il mandato zero riguarda una modifica nei due mandati elettivi. In teoria, si parlerebbe di qualunque livello; per cui, consigliere comunale, sindaco, consigliere regionale, parlamentare nazionale ed europeo. In realtà, come sostiene lo stesso Ministro, la difficoltà sta soprattutto all’interno dei comuni, poiché il secondo mandato è spesso scoraggiato per questioni di divari interni; per esempio, molti sono i sindaci ad aver desistito nel conseguire il secondo mandato per una questione di concorrenza, aventi due o più liste contro.

 È un mandato, il primo, che non si conta nella regola dei due mandati, cioè un mandato che non vale. […] ll mandato zero e l’eventuale introduzione del mandato zero; se vorrete votarlo come iscritti, varrà solo e soltanto per i consiglieri comunali e per i consiglieri di municipio. […] tante persone, giustamente, decidono di non ricandidarsi la seconda volta al Consiglio comunale come sindaco, perché semplicemente pensano che, magari, avendo delle armate di sette, otto liste contro, hanno serie difficoltà a riuscire a diventare sindaci; […] la loro esperienza, che hanno maturato nel primo mandato, vorrebbero portarla in Parlamento, in Consiglio regionale e scelgono di non ricandidarsi




Il Ministro vorrebbe dunque proporre un esperimento a livello territoriale, consolidando delle alleanze non dichiarate, ma visibili; in effetti, «se ci troviamo su un territorio in cui abbiamo lavorato fianco a fianco con un comitato, un’associazione, un movimento, […] ha senso secondo voi poi andare alle comunali e candidarci gli uni contro gli altri?», prosegue Di Maio. Di base il ragionamento avrebbe senso, eppure le incongruenze saltano subito all’occhio.

Partiamo col dire che il M5s, che si ricordi, proteggeva a gran voce la regola dei mandati elettivi; difatti era proprio il manifesto di Beppe Grillo a sottolineare come “regola inamovibile” questo concetto – con tanto di aforisma al seguito («ogni volta che deroghi ad una regola praticamente le cancelli», Casaleggio). Lo stesso Di Maio, d’altronde, rincarava la dose lo scorso anno, sostenendo l’impossibilità di toccare una regola simile.

Certo, ai cambi di idea repentini siamo ormai abituati e l’ironia del web non si è fatta attendere; si passa da quesiti come «ma se il primo mandato non vale vuole dire che la Raggi ce la dobbiamo sorbire altri 10 anni?» a «l’unico mandato senza zuccheri #mandatozero». Non si fa attendere la critica di Libero, sostenendo la facciata politica da Ministro “in panne”, soprattutto a seguito degli ultimi risultati e speculazioni di Governo; tuttavia, preferirei soprassedere a questo commento, suggerendo al suddetto giornale di pensare piuttosto alle proprie “dinamiche etiche”, decisamente più gravose.

Su una cosa si può discutere: l’attuale situazione di Governo non lascia presagire iniziative che vadano al di là di una semplice propaganda. E’ ormai dalle elezioni europee che l’attrito si fa sentire, sia da un lato che dall’altro. Non resta che aspettarci prossimi scontri o dimostrazioni di “solidità politica”; non tanto per inutile pessimismo, ma per pura onestà intellettuale.

Eugenio Bianco

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