Un nuovo colpo alla mafia palermitana è stato inferto grazie all’azione congiunta della Squadra Mobile e del personale Sisco. Dodici persone sono finite nel mirino della Direzione Distrettuale Antimafia, che ha coordinato una vasta operazione volta a smantellare il mandamento della Noce, roccaforte storica di Cosa Nostra nel capoluogo siciliano.
Una giustizia parallela che sostituisce lo Stato
Tra gli aspetti più inquietanti dell’indagine sul mandamento della Noce di Palermo emerge il ruolo che la criminalità organizzata ha continuato a giocare nella vita quotidiana dei cittadini. Nonostante anni di processi e arresti, molti abitanti del quartiere si rivolgevano ancora ai referenti mafiosi per risolvere controversie di natura privata.
Dalla lite tra genitori a scuola, alle controversie tra affittuari e proprietari, fino alla richiesta di “permessi” per avviare attività commerciali, la mafia veniva percepita come un’istituzione più rapida ed efficace dello Stato. Il giudice per le indagini preliminari ha definito questo scenario come una “prostrazione della dignità” e “una rinuncia ai propri diritti”, tratteggiando un contesto sociale frammentato e privo di riferimenti civili e legali.
Riorganizzazione e faide interne
Le indagini sul mandamento della Noce hanno permesso di fare luce sulle nuove dinamiche interne alla famiglia mafiosa di Palermo. Dopo la morte di un boss storico, il potere era stato ridistribuito in modo autoritario, suscitando malcontenti che hanno portato a una spaccatura all’interno del clan.
Due le anime del mandamento: una più conservatrice, legata ai codici mafiosi tradizionali, e una più giovane e disinvolta, che pur riconosciuta ufficialmente, non godeva della fiducia della vecchia guardia. Nonostante questa frattura, non si sono registrati episodi violenti tra le fazioni, che hanno mantenuto una convivenza forzata pur di garantire continuità alle attività illecite.
I nuovi volti del potere mafioso
Dall’operazione è emersa la figura di Renzo Lo Nigro, ex detenuto che, appena tornato in libertà dopo una condanna per mafia, si è rimesso in attività. Attraverso intercettazioni ambientali, gli inquirenti hanno documentato come Lo Nigro cercasse di riaffermare la propria autorità, criticando i nuovi vertici e riallacciando legami con esponenti di altri mandamenti.
Insieme a Carlo Castagna, altro elemento di spicco, avrebbe coordinato estorsioni, traffico di droga e risoluzione di controversie sul territorio. Lo Nigro, secondo le accuse, avrebbe cercato di imporsi come punto di riferimento mafioso, mantenendo una posizione autonoma e conflittuale rispetto alla leadership attuale del mandamento.
Estorsioni e rapine: la morsa sulle attività economiche
Un altro capitolo cruciale dell’inchiesta sul mandamento della Noce riguarda il racket delle estorsioni. Cantieri edili e commercianti della zona sarebbero stati sistematicamente vessati, minacciati e costretti a pagare il pizzo.
In un caso emblematico, un imprenditore è stato vittima di una rapina preceduta da ripetuti atti intimidatori e danni ai propri beni. L’obiettivo era chiaro: piegare la vittima alla volontà del clan, rendendola un ulteriore ingranaggio del sistema mafioso.
Il narcotraffico come motore economico
Non meno importante è il capitolo dedicato al traffico di droga. La famiglia mafiosa della Noce avrebbe esercitato un controllo serrato sulle piazze di spaccio, gestendo direttamente i canali di approvvigionamento degli stupefacenti.
Questa attività rappresentava una fonte essenziale di finanziamento per l’organizzazione, permettendo l’autosostentamento del sistema criminale e il rafforzamento della rete di consenso sul territorio.
Tra le dodici persone coinvolte nell’operazione figurano: Renzo Lo Nigro (52 anni), Carlo Castagna (46), Giuseppe Romagnolo (56), Benedetto Di Cara (35), Salvatore Chiovaro (48), Fabio Billeci (51), Salvatore Palmeri (53), Cosimo Semprecondio (56), Lorenzo Di Stefano (24), Kevin Dragotto (21), Mario Di Cristina (50). Un dodicesimo indagato, anch’egli destinatario di un provvedimento di custodia cautelare, è recentemente deceduto.
Un sistema criminale in continua evoluzione
Nonostante le continue operazioni delle forze dell’ordine, il sistema mafioso si dimostra ancora in grado di adattarsi, rinnovarsi e infiltrarsi nella società civile. Le scissioni interne al mandamento della Noce non hanno intaccato la capacità operativa del mandamento, che ha continuato a gestire affari illeciti e a esercitare un controllo sociale capillare su ampi settori della popolazione.