Non ci sono risorse per garantire la distribuzione del vaccino anti-Covid in Africa
Da mesi la comunità scientifica di tutto il mondo sta lavorando senza sosta alla sperimentazione del tanto agognato vaccino anti-Covid. L’unione delle forze delle équipe mediche, dei ricercatori e delle ricercatrici non è il solo argomento all’ordine del giorno. È essenziale mettere a punto anche un coordinamento logistico e, soprattutto, politico per garantire un’equa distribuzione a livello internazionale.
Il virus ha colpito il continente africano in modo relativamente meno violento rispetto ad altre aree del mondo. È tuttavia evidente che sia necessario avviare al più presto la distribuzione del vaccino anti-Covid in Africa così come in tutti gli altri Paesi.
In concreto, per vaccinare almeno il 60% della popolazione africana sono necessarie almeno 1 miliardo e mezzo di dosi. Questo comporterebbe una spesa stimata tra i 7 e i 10 miliardi di dollari soltanto per l’acquisto dei vaccini. A questo proposito, il Dott. Emmanuel Mugisha (Direttore Generale di PATH in Uganda) ha commentato che “l’Africa non avrebbe i mezzi per vaccinare il 60% della popolazione ogni anno”.
L’Africa deve prepararsi a ricevere il vaccino
Secondo l’OMS, in Africa un bambino su cinque non ha accesso garantito ai vaccini salvavita. Per arginare questa situazione è stata creata la Global Alliance of Vaccine Initiative, con lo scopo di incrementare i finanziamenti governativi per le campagne di vaccinazione e l’acquisto delle dosi. Si tratta evidentemente di una problematica presente già da tempo nel continente africano e su cui la pandemia ha riacceso i riflettori. Il Dott. Githinji Gitahi, Global CEO di Amref Health Africa, ha recentemente portato all’attenzione mondiale l’importanza di un’adeguata preparazione e pianificazione per la ricezione del vaccino nel continente africano. Uno dei punti cruciali è garantire un accesso equo al vaccino.
A questo proposito, la Dott.ssa Matshidiso Moeti, Direttrice Regionale dell’OMS per l’Africa, ha puntato il dito sul fatto che i paesi africani sono spesso posti in secondo piano per quanto riguarda l’accesso alle nuove tecnologie e alle cure sanitarie più avanzate. Oltre al programma COVAX creato dall’OMS, a cui hanno aderito più di 170 paesi per garantire la distribuzione del vaccino in tutto il mondo, esistono anche alcune importanti iniziative locali. L’Unione Africana, ad esempio, ha dato vita al Consortium for COVID-19 Vaccine Clinical Trial (CONCVACT) proprio per assicurare la distribuzione del vaccino anti-Covid in Africa.
Gli ostacoli alla distribuzione del vaccino anti-Covid in Africa
Amref Health Africa, in collaborazione con PATH e il Gavi CSO Steering Committee, ha organizzato una serie di incontri virtuali, “The Africa Dialogue Webinar Series”. In questa occasione i relatori hanno portato alla luce alcune delle problematiche che potrebbero ostacolare la preparazione dei paesi africani all’equa fornitura dei vaccini. Tra quelle che incideranno maggiormente ci sono i deficit di finanziamento, i sistemi sanitari carenti e una scarsa strutturazione della catena di approvvigionamento. Inoltre, in alcune aree del continente pesa la carenza del personale sanitario e la difficile accessibilità alle strutture mediche e ospedaliere. Sempre dai relatori di “The Africa Dialogue Webinar Series” sono arrivate però anche delle proposte per i governi africani per potersi preparare meglio alla ricezione del vaccino.
La sfiducia verso i vaccini
La qualità dell’informazione dovrà avere un ruolo chiave per scongiurare i pregiudizi e la sfiducia verso la pratica di immunizzazione. Sarà necessario un lavoro mirato a dimostrare la necessità del vaccino anti-Covid in Africa che coinvolga tutte le comunità. Tenendo sempre presente le debite e macroscopiche differenze tra i paesi del continente (e tra aree dello stesso paese), ci sono zone in cui il tasso di scetticismo verso i vaccini è preoccupante e deleterio.
Si tratta di un vero e proprio fenomeno, definito con il termine inglese «Vaccine Hesitancy», che comprende i concetti di indecisione, incertezza, ritardo, riluttanza. Secondo il prof. Wiysonge, direttore di Cochrane Sudafrica, le cause di questo fenomeno sono prevalentemente religiose e culturali. Quello che spaventa è soprattutto l’insorgenza di effetti collaterali, o addirittura l’inefficacia della profilassi.
Tuttavia, secondo un recente sondaggio dell’Africa Centers for Disease Control and Prevention (Africa CDC) e della London School of Hygiene and Tropical Medicine vi sarebbero segnali incoraggianti. Su 15 mila persone intervistate in 15 paesi, quasi otto su dieci si sono dichiarate favorevoli a ricevere il vaccino anti-Covid in Africa. Le percentuali variano in maniera significativa da paese a paese. Ad esempio in Etiopia il 94% degli intervistati si dichiara favorevole, mentre nella Repubblica Democratica del Congo solo il 59%.
L’Africa non può essere lasciata per ultima
Anche le barriere e i rigidi controlli per l’approvazione del vaccino anti-Covid presenti in tutto il continente costituiscono un ostacolo. Secondo gli esperti occorre snellire i protocolli e velocizzare le procedure di autorizzazione senza comprometterne la sicurezza e la qualità. È inoltre fondamentale incrementare la capacità di produzione regionale dei vaccini. Secondo l’Africa Centers for Disease Control and Prevention (Africa CDC) bisogna puntare sul coinvolgimento dei paesi africani nel processo di ricerca e sviluppo del vaccino per poter essere più preparati per la campagna di vaccinazione.
In ultimo, bisogna tenere conto dei costi e delle problematiche legate alla conservazione del vaccino. La mancanza di elettricità in alcune zone dell’Africa e le frequenti interruzioni di correnti anche in alcune grandi città mettono a rischio il funzionamento dei congelatori a bassissima temperatura necessari allo stoccaggio delle dosi.
Secondo John Nkengasong, capo del Centro africano per il controllo e la prevenzione delle malattie (Africa Cdc) la distribuzione del vaccino anti-Covid in Africa dovrebbe iniziare a metà dell’anno prossimo. Tuttavia il rischio di non riuscire ad arginare le problematiche strutturali della sanità e della logistica è concreto. Ciò potrebbe significare un rinvio della campagna di vaccinazione ad ottobre del 2021 e comportare serie conseguenze nel continente come nel resto del mondo.