La giustizia italiana talvolta dà risvolti che hanno dell’inverosimile. L’impressione che di conseguenza viene generata è come alcuni reati vengano quasi considerati di serie B rispetto ad altri. Ed è proprio quanto possiamo riscontrare nel caso, svoltosi in provincia di Bari, di maltrattamento di gatti: la condanna è stata emessa ma il colpevole non dovrà scontare alcuna pena.
La normativa prevista a favore degli animali negli anni è stata intensificata, cambiando la percezione da meri ‘oggetti’ ad esseri viventi meritevoli di tutela. Sono stati compiuti infatti importanti passi, soprattutto nella direzione di un appesantimento delle pene contro chi maltratta gli animali. Nonostante ciò però abbiamo una disciplina ancora poco uniforme sul territorio nazionale, e per alcune tematiche occorre rifarsi alle decisioni dei giudici.
Spesso sono però le stesse sentenze dei giudici a far discutere, come è avvenuto nel caso del maltrattamento di gatti avvenuto in provincia di Bari, dall’epilogo piuttosto incomprensibile.
Evoluzione della tutela dei diritti degli animali
Partiamo dalla tutela normativa. Per ricostruire l’iter che ha portato alla situazione odierna possiamo partire dalla Legge 14 agosto 1991, n. 281, in materia di tutela degli animali d’affezione e prevenzione del randagismo.
Il momento forse più importante lo abbiamo avuto però nel 2004, quando il maltrattamento degli animali è stato inserito tra i delitti puniti dal codice penale, mentre fino a prima rientrava solo tra le contravvenzioni.
Ed è stato a partire da quel momento che ‘l’animalicido’ è stato inserito tra i reati. Nello specifico è stata la legge n. 189 del 2004 ad aver introdotto il titolo IX del codice penale, con la creazione di nuove fattispecie di reato.
Il 2022 è stato poi fondamentale per un altro passo significativo. È stato infatti inserito il riferimento agli animali nell’articolo 9 della Costituzione, in cui si delega alla legge statale la tutela degli animali:
la legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali
Questa novità assume ancora maggiore valenza se pensiamo che i primi dodici articoli della Costituzione racchiudono i principi fondamentali del nostro ordinamento, e ora possiamo includervi anche i diritti degli animali.
L’unica ‘pecca’ la si trova però ancora nel codice civile, in cui gli animali sono ancora definiti ‘beni mobili’.
Maltrattava e uccideva gatti, incastrato da un video
Concentrandoci ora sul caso in esame, i fatti risalgono al 2017 e sono ambientati a Casamassima, in provincia di Bari.
Un uomo è stato ripreso da un video, registrato tramite cellulare, mentre trasportava i corpi di due gatti morenti. La registrazione è stata poi diffusa online facendo il giro del web e dei social, nell’indignazione degli utenti.
Alcuni veterinari, nell’analizzare il video, hanno potuto constatare che, con ogni probabilità, i poveri animali erano stati avvelenati. Siamo quindi di fronte ad un evidente caso di maltrattamento di gatti con conseguente uccisione.
Non si conoscono i motivi sottesi ad una tale crudele condotta. Quel che è certo è che il gesto e l’efferatezza ad esso accompagnato non è passato inosservato, nemmeno agli occhi di molte associazioni animaliste, molte delle quali hanno denunciato il fatto. Tra queste le associazioni ALI-Animal Law Italia, ENPA e Nati per amarti.
La ‘condanna’
A seguito della citata denuncia, il 27 ottobre scorso è stata resa nota la decisione del giudice.
I legali delle associazioni hanno infatti ricevuto comunicazione dell’emissione, da parte del Gip del Tribunale di Bari, del decreto penale di condanna nei confronti dell’uomo, pari a 6.750 euro di multa per maltrattamento e uccisione di gatti tramite avvelenamento.
La giustizia italiana però, si sa, riserva sempre sorprese. Infatti, nonostante la decisione di condanna, il giudice ha ritenuto di dare al colpevole il beneficio della sospensione condizionale della pena. Questo significa che, sebbene non vi siano dubbi sulla colpevolezza, il reo non dovrà pagare nemmeno un euro.
Inutile dire come una tale decisione abbia destato rabbia e demoralizzazione tra tutti coloro che avevano seguito la vicenda, e specialmente da parte delle associazioni denuncianti.
I reati contro gli animali sono sottovalutati?
Di fronte a questo esito una domanda sorge spontanea: perchè una condanna può tramutarsi nel nulla?
La risposta la troviamo nell’attuale sistema penale italiano che, nonostante le importanti evoluzioni a cui si è assistito in materia, come abbiamo detto in incipit, presenta evidentemente ancora lacune. Per il reato di uccisione di animali, infatti, spesso prevale l’eccessiva discrezionalità da parte dei giudici, che si avvalgono proprio della sospensione condizionale della pena a favore di soggetti incensurati, nonostante la gravità e la ferocia con cui è stato compiuto il reato.
In pratica, con questo modus operandi, i colpevoli finiscono col farla franca.
Maltrattamento di gatti e di ogni altro animale: servirebbe maggiore incisività
Un caso come questo dimostra come ci sia ancora molto da fare. Servirebbe sicuramente, come è stato sottolineato anche da molte associazioni animaliste, rispetto delle leggi e maggiore incisività. In caso contrario il messaggio che potrebbe passare porterebbe a sminuire i reati contro gli animali, vanificando anche le varie campagne di sensibilizzazione e le tante conquiste ottenute negli anni.
Anche perchè, un altro aspetto da non trascurare, è come soggetti capaci di compiere azioni così efferate nei confronti degli animali, non è escluso che possano avere comportamenti violenti anche nei confronti delle persone. E questo è stato più volte fatto presente da esperti studiosi di criminologia: il passo dalla violenza verso gli animali ad azioni antisociali e criminali è breve.
Serve dunque intervenire subito, con pene più elevate e realmente applicate, senza possibilità di sconto o di beneficio alcuno.
Sabrina Maestri