Una chiamata al 112 e la vita di un minore di Arzachena cambia per sempre: costretto a continui maltrattamenti da parte della famiglia, riesce a fuggire chiedendo aiuto alle autorità.
E’ accaduto il 29 giugno scorso, quando i carabinieri del reparto territoriale di Olbia, allertati dalla voce di un ragazzino di soli undici anni, si precipitano nella villetta della famiglia. Quello che scoprono è raccapricciante: una vera e propria dimora degli orrori. Dalle successive indagini e dalle analisi dei contenuti telefonici, si è potuto constatare che, il bambino, veniva lasciato spesso da solo nella sua stanza, completamente al buio, senza materasso e con un secchio per fare i bisogni. Subiva non solo violenza fisica, ma anche psicologica, attraverso delle terribili registrazioni utilizzate al solo scopo di indurlo ad obbedire:
Neanche gli animali sono come te. Devi fare la fame. Cosa piangi a fare adesso. Mi vergogno di te. Questo deve stare solo come un cane.
E’ stato possibile descrivere dettagliatamente le torture subite, grazie al diario segreto che, il minore, custodiva nella sua camera. Il bambino ha parlato di ogni genere di tortura: dalle 12 docce gelate al giorno, agli schiaffi e minacce continue.
Insomma, un vero incubo che ha per protagonisti i genitori dello stesso e la zia, ritenuta la vera responsabile ed ideatrice delle brutali punizioni. Secondo quanto appurato dagli inquirenti, si comportava come se fosse lei la vera genitrice, imponendo ed istigando la madre del minore a compiere atti violenti nei confronti del suo bambino.
A seguito delle analisi effettuate sul dispositivo mobile dei genitori, gli investigatori hanno potuto verificare il coinvolgimento della zia del piccolo, ed il giudice ha disposto immediatamente l’ordinanza di custodia cautelare per la stessa.
Dopo un anno di indagini, nella giornata di ieri, il Gip del tribunale di Tempio, Marco Contu, ha revocato la potestà genitoriale e condannato a 8 anni di reclusione i genitori e la zia del minore. I tre imputati hanno ammesso le proprie responsabilità al momento dell’arresto ed il minore, ormai dodicenne, ha cominciato una nuova vita in una casa protetta.
Silvia Morreale
Storia agghiacciante!!!!
Otto anni sono troppo pochi per aver rovinato la vita alla propria creatura.
Che Dio abbia pietà di loro perché io, umanamente, non posso nemmeno capire.
Grazie per l’articolo.
Un saluto,
Marina
Comprendo il tuo punto di vista e lo condivido, queste atrocità non dovrebbero mai accadere! un abbraccio Marina e grazie 🙂
Ma le maestre sarde erano cieche come i tre mori della sardegna??
Otto anni sono strameritati, ma giustizia vorrebbe che i tre laidi individui siano condannati all’ergastolo!
Ciao Stefano, purtroppo non è facile accorgersi di quello che accade all’interno delle mura domestiche. Come hai detto tu, spero che ricevano la giusta condanna ( 8 anni a parte). Un saluto 🙂