Diverse associazioni hanno svolto indagini shock su allevamenti di polli fornitori di Lidl.
Immagini che fanno spavento
Scoppia una nuova bufera per diverse indagini svolte in Spagna, Italia e Germania relative a maltrattamenti negli allevamenti di polli Lidl. La scorsa estate, infatti, alcuni operatori di Open Wing Alliance si sono spinti sotto copertura in un allevamento in Bassa Sassonia e hanno documentato la vita indecente che conducono migliaia di polli e pulcini. Gli animali sono maltrattati, picchiati, e vivono in condizioni igieniche fatiscenti.
La crudeltà e i maltrattamenti negli allevamenti di polli di Lidl non ha fine. Nei filmati gli allevatori arrivano persino ad urinare sui polli. Agli animali viene negata ogni tipo di cura, e di loro, il 5% muore agonizzante prima della macellazione. Talvolta gli operatori li uccidono spezzandogli il collo.
Le indagini di Equalia sulle atrocità negli allevamenti di polli
In Spagna, invece è Equalia che si è cimentata in indagini che svelano altre atrocità in due allevamenti fornitori di Lidl, uno in Catalogna e l’altro in Andalusia. In entrambi era certificato il benessere animale tramite il sigillo Welfare. Quello che è emerso è raccapricciante. Gli operatori uccidono i pulcini in modo disumano: li scaraventano su un secchio in modo da fargli battere la testa, li scagliano per terra provocandone la rottura degli arti e addirittura sono ripresi mentre li danno in pasto ad un cane. Ma la cosa peggiore è che spesso i pulcini non muoiono sul colpo; pertanto, sono costretti ad un’atroce agonia fino alla morte. Anche sull’igiene gli allevamenti spagnoli non si smentiscono. Le riprese documentano secchi ricolmi di larve che si cibano di carcasse in decomposizione di polli e pulcini.
Maltrattamenti di polli negli allevamenti Italiani
In Italia è invece Essere Animali a mettere in luce gli spiacevoli eventi capitati all’interno degli allevamenti. Una recente inchiesta effettuata in un allevamento in Nord Italia ha procurato le prove degli orrori avvenuti in un raccapricciante capannone, che arriva a contenere 20 polli per metro quadro, costretti a vivere sulle loro feci. Causa, questa, di alcune bruciature presenti sul petto dei polli, dovute al costante contatto con l’ammoniaca presente nelle deiezioni.
I polli appartengono a razze geneticamente selezionate per crescere in modo innaturale ed in breve tempo, raggiungendo in qualche settimana il peso che dovrebbero raggiungere in mesi. Per questo i polli sono soliti riscontrare gravi problemi muscolari e cardiaci, che incidono anche sulla qualità della carne che mangiamo, causando problemi come il white-striping. Sono stati inoltre registrati anche diversi disturbi neurologici che provocano comportamenti anormali come la torsione del collo, oltre ad episodi di cannibalismo. I polli sono stati infatti soprannominati “Frankenchickens”, per le loro deformità.
Le immagini presentano anche in questo caso episodi di maltrattamenti gravi da parte degli allevatori. Essi colpiscono a morte i polli con sbarre di ferro non seguendo la regolare procedura di abbattimento. Questo trattamento provoca infatti innecessaria sofferenza, che talvolta non si esaurisce con le percosse, perché quando non muoiono all’istante, agonizzano per ore fino a stremarsi.
La risposta delle ONG ai maltrattamenti sui polli
Questi i motivi per cui la Open Wing Alliance con l’adesione di oltre 20 ONG in tutta Europa ha lanciato la campagna #LidlChickenScandal, chiedendo a Lidl di aderire all’ European Chicken Commitment (ECC), una serie di criteri di benessere animale teorizzati per limitare la sofferenza dei polli attraverso l’adozione di politiche aziendali che analizzano le principali problematiche di allevamento. Ad oggi sono solo 340 le aziende che si sono impegnate a produrre carne senza crudeltà. Anche la responsabile di Equalia, Julia Elizalde, sostiene la causa, affermando:
“Dopo il caso della Germania emerso qualche settimana fa, ora assistiamo alla realtà di due fornitori di Lidl in Spagna. È ormai evidente la necessità che Lidl si impegni, insieme al resto della grande distribuzione, a far progredire il benessere dei polli da carne, per garantire standard adeguati di sicurezza alimentare, benessere animale e sostenibilità. Per questo, insieme ad altre organizzazioni abbiamo deciso di avviare una campagna informativa e chiedere a Lidl di porre fine a questa inutile sofferenza a livello europeo.”
Le ONG animaliste non hanno esitato a farsi sentire: in tutta Europa decine di organizzazioni stanno scendendo in piazza per protestare per chiedere a Lidl. Ad oggi oltre 20 mila persone hanno firmato la petizione lanciata da Animal Equality Italia.