Malore per Matteo Salvini, assente al funerale dei poliziotti uccisi a Trieste

Malore Matteo Salvini

Un lieve malore ha fermato Matteo Salvini, impedendogli di prendere parte questa mattina ai funerali solenni di Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, i due agenti di polizia morti in una sparatoria lo scorso 4 ottobre all’interno della questura di Trieste. Il segretario della Lega è stato costretto ad un breve ricovero in ospedale ma le sue condizioni non destano preoccupazione, tanto che è stato già dimesso.

 




SOSPETTA COLICA RENALE

L’ex ministro degli Interni si era imbarcato su un volo diretto all’aeroporto di Ronchi dei legionari, da dove poi si sarebbe recato nella città giuliana per partecipare alle esequie dei due caduti. Ma poco dopo l’atterraggio, avrebbe iniziato a sentirsi male, rendendo perciò necessario il trasporto verso l’ospedale più vicino, il San Polo di Monfalcone,  in provincia di Gorizia. Qui i medici lo hanno sottoposto a tutti gli accertamenti del caso. Stando a quanto risulterebbe delle prime analisi, la causa del malore sarebbe da addebitarsi ad una colica renale. 

SUBITO DIMESSO

Niente di grave, dunque, per Salvini. Dopo aver terminato tutti i controlli, è stato dimesso intorno alle 13. Il leader della Lega ha ringraziato i medici della struttura ospedaliera e avrebbe lasciato trapelare il proprio dispiacere per il fatto di non aver potuto prendere parte al funerale dei due poliziotti, ai quali aveva già reso omaggio nelle scorse settimane, recandosi nella questura di Trieste, il luogo dove Rotta e Demenego lavoravano e hanno perso la vita per mano di Alejandro Meran.

Il segretario del Carroccio, dopo questa breve pausa forzata, è già pronto a riprendere i suoi impegni politici. Messo alle spalle il duello televisivo di ieri con il suo omonimo Renzi negli studi di Porta a Porta,  ora si prepara ai prossimi passi dell’opposizione, a partire dalla manifestazione prevista sabato a Roma, che vedrà scendere in piazza tutto il centrodestra unito contro l’attuale governo giallorosso.

 

DINO CARDARELLI

 

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