In Sudan i bambini rischiano la vita a causa della malnutrizione, l’appello di Save the Children

In Sudan sempre più bambini rischiano la vita per malnutrizione

L’organizzazione non governativa Save the Children ha denunciato la morte di circa 500 bambini causata dalla malnutrizione in Sudan e dalle malattie ad essa associate. A peggiorare la situazione, magazzini umanitari vengono saccheggiati e le scorte di alimenti terapeutici iniziano a scarseggiare. L’appello alla comunità internazionale chiede più fondi e soluzioni collettive per assicurare assistenza a tutti coloro che ne hanno bisogno.

La malnutrizione in Sudan

Mentre il conflitto in Sudan continua, i numeri di vittime e feriti aumentano e a pagare il prezzo più alto sono ancora una volta i più piccoli. Il quadro attuale emerso dalle segnalazioni di Save the Children sono drammatiche. Il 12 agosto, il direttore generale dell’ospedale dello Stato di Gedaref ha dichiarato la morte di 132 bambini tra aprile e luglio per cause legate alla malnutrizione. Nello Stato del Nilo si registrano casi simili con oltre 2.400 bambini affetti da malnutrizione grave e 316 decessi. A Khartoum, la capitale, circa 50 bambini sono deceduti in un orfanotrofio dopo che i combattenti hanno impedito l’accesso all’edificio al personale umanitario.

Dall’inizio del conflitto, Save the Children ha dovuto chiudere 57 strutture, lasciando 31mila bambini in tutto il Paese senza la possibilità di ricevere cibo e cure. Nelle altre strutture ancora operative, le scorte di alimenti terapeutici stanno esaurendo e vengono utilizzate solo per i casi più estremi. Uno dei problemi principali rimane la carenza di fondi che ha portato il Paese a esaurire le sue scorte di pasta di arachidi, essenziale per il trattamento della malnutrizione, soprattutto dopo che l’unica fabbrica che la produceva è stata rasa al suolo.




A peggiorare la già drammatica situazione, numerosi magazzini umanitari che conservavano cibo per organizzazioni come il Programma Alimentare Mondiale (PAM) e Save the Children sono stati saccheggiati: il PAM ha dichiarato una perdita di circa 14 milioni di dollari di scorte alimentari. Nel frattempo, decine di camion dell’ONU sono bloccati alle frontiere, aumentando i ritardi e aggravando la crisi.

L’appello di Save the Children

“Non avremmo mai pensato di vedere così tanti bambini morire di fame in Sudan, ma questo oggi è diventato realtà. I bambini gravemente malati arrivano tra le braccia di madri e padri disperati nei centri di nutrizione di tutto il Paese e il nostro personale ha poche opzioni a disposizione per curarli. Vediamo bambini che muoiono a causa di una fame del tutto evitabile. Il saccheggio dei magazzini delle Nazioni Unite, l’incendio della fabbrica di alimenti terapeutici e la mancanza di fondi hanno messo a dura prova le forniture di prodotti nutrizionali terapeutici in tutto il Paese. I nostri appelli sembrano cadere nel vuoto. Gli appelli di finanziamento per il Sudan rimangono finanziati solo al 27%, e i partner in Sudan non sono ancora in grado di accedere ai fondi tanto necessari. Con l’accesso umanitario che si deteriora quotidianamente, la comunità internazionale deve farsi avanti e lavorare non solo per aumentare i finanziamenti, ma anche per trovare soluzioni collettive per garantire che il cibo e l’assistenza tanto necessari possano essere consegnati in sicurezza ai bambini e alle loro famiglie in tutto il Sudan, compresi quelli intrappolati dai combattimenti,” ha dichiarato Arif Noor, Direttore di Save the Children in Sudan.

Vittime innocenti di una guerra più grande

Secondo l’OCHA,  più di 4,5 milioni di persone sono sfollate in Sudan e nei Paesi vicini a causa del conflitto scoppiato il 15 aprile tra le Forze Armate Sudanesi (SAF) e le Forze di Supporto Rapido (RSF). Il maggior numero di sfollati si registra nella capitale, Khartum. Gli scontri si sono intensificati anche nello Stato del Darfur, dove almeno 60 persone sarebbero state uccise e altre 250 ferite durante i combattimenti. Si stima che circa 50 mila persone siano state sfollate dai nuovi scontri tra SAF e RSF tra l’11 e il 17 agosto nella città di Nyala, capitale dello stato del Sud Darfur. L’escalation ha colpito anche lo Stato del Kordofan, innescando massicci spostamenti interni e causando molte vittime civili a cui si aggiungono gravi segnalazioni di violazioni dei diritti umani. Particolarmente grave è la situazione sanitaria e nutrizionale, dove le ONG come anche l’UNHCR riportano casi di decesso a causa di malattie e malnutrizione. L’appello viene rivolto alla comunità internazionale. Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha affermato che in attesa di un cessate il fuoco è fondamentale garantire assistenza ai civili e permettere loro di lasciare le aree di conflitto per trovare sicurezza altrove.

E’ possibile sostenere l’intervento di Save the Children consultando il loro sito seguendo questo link.

Aurora Compagnone

Exit mobile version