Una malattia misteriosa in Congo sta causando decine di vittime, suscitando allarme tra le autorità sanitarie locali e internazionali. Nella remota provincia di Kwango, tra il 10 e il 25 novembre, sono stati registrati tra i 67 e i 143 decessi, con 71 casi confermati ufficialmente. Le vittime si concentrano nell’area rurale di Panzi, una regione caratterizzata da infrastrutture sanitarie inesistenti e da un tasso di malnutrizione che supera il 60%. Sul posto è già intervenuto un team di esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per identificare l’origine del patogeno e prevenire ulteriori contagi.
Malattia misteriosa in Congo: allarme epidemia nella RDC
Una misteriosa malattia sta seminando il panico nella provincia di Kwango, nella Repubblica Democratica del Congo. Secondo le autorità locali, tra il 10 e il 25 novembre, un numero compreso tra 67 e 143 persone è deceduto nella zona rurale di Panzi, a circa 700 chilometri a sud-est della capitale Kinshasa. I dati ufficiali confermano finora 71 vittime, ma il bilancio potrebbe essere molto più alto. Le stime sono difficili da verificare a causa dell’isolamento della regione e delle infrastrutture sanitarie praticamente inesistenti.
Un team di esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è già operativo nella zona per raccogliere campioni e analizzare il patogeno responsabile. Le autorità sanitarie hanno imposto rigide misure di sicurezza, invitando la popolazione a evitare qualsiasi contatto con i cadaveri per limitare il rischio di nuove infezioni. Nonostante gli sforzi, il numero esatto dei contagi e dei decessi rimane incerto, e si temono nuovi sviluppi a dicembre.
Panzi: l’epicentro di una crisi sanitaria
La malattia si è diffusa nella zona rurale di Panzi, una regione remota e difficile da raggiungere. La popolazione locale vive in condizioni estremamente precarie: l’accesso all’acqua potabile è limitato, le strutture sanitarie sono quasi inesistenti e il tasso di malnutrizione è drammaticamente elevato, arrivando al 61% tra i bambini. Questi fattori aggravano ulteriormente l’impatto della malattia e complicano le operazioni di contenimento.
Secondo Samuel-Roger Kamba, ministro della Sanità pubblica della Repubblica Democratica del Congo, l’area colpita soffre di una cronica mancanza di medicinali e personale sanitario. Queste carenze strutturali lasciano la popolazione esposta e impreparata ad affrontare emergenze sanitarie di questa portata.
I bambini tra le principali vittime
Le prime analisi epidemiologiche rivelano che la malattia colpisce in modo particolare i bambini. Circa il 40% delle vittime appartiene alla fascia d’età sotto i cinque anni, già pesantemente indebolita da malnutrizione e altre patologie correlate alla povertà estrema.
Symphorien Manzanza, leader della società civile nella regione, ha espresso forte preoccupazione per l’elevato numero di casi e l’apparente rapidità con cui il contagio si diffonde. “Dobbiamo mantenere alta l’attenzione. Siamo di fronte a un’epidemia che richiede monitoraggio continuo e risorse adeguate per evitare il peggio,” ha dichiarato Manzanza.
Un nuovo patogeno minaccia la salute pubblica
Le persone colpite dalla malattia presentano sintomi che ricordano una forma severa di influenza: febbre alta, tosse persistente e mal di testa intenso. A rendere il quadro clinico ancora più complesso è la comparsa di anemia grave, con una drastica riduzione dei globuli rossi e dell’emoglobina. Questo fenomeno compromette la capacità del sangue di trasportare ossigeno, portando a complicazioni respiratorie.
Durante una conferenza stampa, il vicegovernatore della provincia di Kwango, Remy Saki, e il ministro della Sanità locale, Apollinaire Yumba, hanno fornito ulteriori dettagli: tra i decessi registrati nei centri sanitari, 17 sono stati causati da difficoltà respiratorie e 10 da mancata trasfusione in pazienti con anemia grave. La natura del patogeno – che si tratti di un virus, di un batterio o di un altro agente – non è ancora chiara, ma gli esperti hanno escluso un collegamento con il Covid-19.
Una crisi che richiama precedenti globali
Il mistero che avvolge questa malattia ha inevitabilmente riportato alla mente episodi drammatici del recente passato, come l’epidemia di Ebola o l’inizio della pandemia di Covid-19. Il virologo Roberto Burioni, intervenuto su X (ex Twitter), ha commentato: «Una malattia sconosciuta di probabile origine infettiva ha ucciso 79 persone in Congo. Quadro clinico strano (anemia), non mi piace. Nessun panico, ma attenzione».
Anche Matteo Bassetti, infettivologo presso l’ospedale San Martino di Genova, ha espresso prudenza: «Speriamo bene perché l’ultima volta dal Congo è arrivata l’Ebola. I sintomi sembrano quelli di un’influenza, ma l’OMS sta indagando e dobbiamo mantenere la calma».
Questi interventi riflettono una crescente consapevolezza dell’interconnessione globale delle crisi sanitarie: un’epidemia localizzata in una zona remota può rapidamente trasformarsi in una minaccia mondiale, soprattutto in un’era in cui gli spostamenti internazionali avvengono con estrema rapidità.
Un sistema sanitario già sotto pressione
La Repubblica Democratica del Congo non è nuova a emergenze sanitarie. Solo negli ultimi mesi, il paese ha fronteggiato una grave epidemia di vaiolo delle scimmie (Mpox), che ha provocato oltre mille morti e più di 47.000 casi sospetti. Le sfide poste da questa nuova malattia si inseriscono in un contesto già segnato da crisi umanitarie e sanitarie ricorrenti.
Gli esperti sottolineano che, per arginare questa epidemia, è fondamentale migliorare l’accesso alle cure sanitarie e rafforzare i programmi di prevenzione. Il supporto della comunità internazionale potrebbe rivelarsi decisivo per evitare che l’epidemia sfugga al controllo.
Priorità future
La priorità assoluta rimane quella di identificare il patogeno responsabile e contenere l’epidemia prima che possa diffondersi ulteriormente. Tuttavia, questa crisi evidenzia ancora una volta le disuguaglianze globali nell’accesso alla salute e la vulnerabilità delle popolazioni più fragili. La risposta dell’OMS e delle autorità locali sarà cruciale, ma anche il sostegno della comunità internazionale sarà determinante per evitare che la malattia si trasformi in una tragedia ancora più grande.