La moda è spesso criticata perché propone ideali di bellezza irrealistici e irraggiungibili con modelle anoressiche dai corpi scheletrici e con campagne pubblicitarie dove c’è un abuso di Photoshop tale che, a momenti, i connotati delle persone fotografate vengono alterati. Non solo, le immagini dei servizi fotografici ritraggono modelle (e modelli) senza alcun tipo d’imperfezione (niente rughe, niente brufoli, niente macchie della pelle, niente smagliature, niente cicatrici, niente cellulite). Tutti hanno una pelle liscia senza alcuna imperfezione e chi li guarda, se non ha un minimo di buon senso, potrebbe pensare che davvero esistano persone fisicamente perfette, eppure non è così. Sembra banale e scontato, ma molte persone, soprattutto quelle più giovani, cadono in un circolo vizioso perché non ritengono di essere all’altezza di questi standard impossibili. Ma è proprio questo il punto: tali standard non esistono, perché le foto che guardiamo sono state ritoccate, dunque nulla di ciò che vediamo è reale.
Stop al body shaming
Proprio partendo da questo spunto, il marchio di abbigliamento inglese Missguided ha ideato una campagna dal nome “Make your mark” (con tanto di hashtag ad hoc #MakeYouMark). L’idea è quella di far accettare alle persone i propri difetti, perché sono assolutamente normali e naturali e perché sono ciò che ci distingue gli uni dagli altri. La diversità è un pregio, non un difetto, perciò andrebbe esaltata e non demonizzata e corretta con filtri e Photoshop. Purtroppo, ancora oggi sono tantissime le persone che sperimentano il body shaming, ossia attacchi nei confronti del proprio corpo o aspetto fisico, perché non si rientra in una certa taglia, per i chiletti e i rotolini di troppo, perché si ha la pelle scura, o, più in generale, perché non si rientra nei canoni di bellezza imposti dalla società, attraverso i giornali, le trasmissioni televisive, i cartelloni pubblicitari o i siti internet. Ad essere maggiomente esposte a queste critiche sono le donne, in particolare, quelle più giovani (dunque le adolescenti) rischiano di cadere nel baratro dei disturbi alimentari (quali anoressia e bulimia) o della depressione.
“Make your mark” di Missguided
Proprio alle persone insicure e più esposte a questi rischi si rivolge Missguided con “Make your Mark”, campagna lanciata a dicembre del 2017, esortandole a mostrare con fierezza il proprio corpo e ad accettarsi così come si è, senza alcuna vergogna. Infatti la linea di abbigliamento si propone l’obiettivo di: “Potenziare la fiducia delle donne di tutto il mondo in se stesse e spingerle ad essere ciò che vogliono essere”.
Ed ecco che sulle foto compaiono 9 ragazze in intimo di ogni etnia e taglia, non le solite modelle bionde con occhi azzurri, ma ragazze comuni, ‘normali’: c’è chi ha la pelle bianca e chi la pelle scura; c’è chi ha le lentiggini; c’è chi ha i capelli lisci e chi i capelli afro; c’è chi ha la cellulite e chi ha le smagliature. Ma l’iniziativa “Make your mark” è andata oltre le foto non ritoccate di ragazze con forme e caratteristiche vere; Missguided ha anche creato dei manichini realistici, grazie all’aiuto di alcuni make up artist: c’è persino un manichino raffigurante una ragazza con la vitiligine, perché esistono anche le persone con la pelle ‘a macchie’, come la famosa modella Winnie Harlow che ha fatto di una malattia cronica della pelle un punto di forza. I manichini sono visibili nei due negozi situati a Westfield Stratford City a Londra e al Bluewate Shopping Centre nel Kent.
Missguided ha così spiegato il senso di “Make You Mark”:
“La nostra missione è ispirare i bambini di tutto il mondo ad amare se stessi, per come sono, ad accogliere ed amare i difetti senza sforzarsi di essere quello che il mondo percepisce come perfezione. La perfezione non esiste!”.
Una mobilitazione generale
Ma Missguided non è l’unica azienda di moda ad essersi mobilitata nella sensibilizzazione contro il body shaming e nell’accettazione del proprio corpo. Altri marchi noti del mondo del fashion stanno cambiando rotta, puntando sulla diversità come sinonimo di bellezza e come pregio. In particolare, Desigual e Diesel, aziende rivolte ad una clientela per lo più giovanile, hanno preso come testimonial proprio la già citata Winnie Harlow, che da anni combatte una vera e propria crociata a favore della diversità. Lei stessa ha raccontato di essere stata bullizzata a causa della sua pelle ‘bicolore’: veniva chiamate mucca o zebra e lei ne soffriva, perché, pur volendo farlo, non avrebbe potuto cambiare il suo aspetto, né avrebbe potuto bloccare l’effetto della vitiligine su se stessa. Winnie è cresciuta a Toronto, ma ha origini giamaicane, è la prima modella con la vitiligine ad aver sfondato nel mondo della moda e ad aver sdoganato il concetto di finta ‘perfezione’ che permea questo settore. I suoi sostenitori la chiamano ‘Ladybug’ (coccinella) e lei è fiera di ciò che è e di come è.
Cos’è in fondo la bellezza? L’armonia e la proporzione tra le varie parti del corpo, come sosteneva il greco Policleto, o l’essere unici e, perciò, ‘diversi’ da chiunque altro grazie alle proprie caratteristiche? A chi piace vedere persone tutte uguali, ma rifatte? Cosa c’è di ‘perfetto’ nella plastificazione dei corpi umani e nei ritocchi fotografici? Nulla, la finzione è perfetta, la realtà non lo è ed è bella proprio per questo.
Carmen Morello