Nel 1927 René Magritte esibisce al pubblico “La Pose Enchantée”. L’opera, 114cm x 116cm, raffigura due nudi femminili identici in stile neoclassico e subisce l’influenza del lavoro di Picasso di quegli anni. Il quadro, invenduto, rimane all’artista e se ne perdono le tracce. Fino a qualche tempo fa.
Alcuni anni più tardi, nel 1936, Magritte deve preparare una mostra importante e ha bisogno di tele. Da qui ha inizio questa storia. Già perché nonostante, a detta dello stesso artista, l’esibizione del ’27 è il primo lavoro di valore che ha compiuto ( poco prima di “Ceci n’est pas une pipe“), questo non gli impendisce di riutilizzare tele già dipinte per altre opere.
La Pose Enchantée viene così suddiviso in quattro tele più piccole. Magritte dipinge sopra ad ognuna delle tele e dà vita ad opere che sono “un quadro sul quadro”.
Soltanto nel 2013 però questo segreto viene alla luce. Uno studio del MoMa ai raggi x de “Le Portrait” rivela infatti l’angolo in alto a sinistra del dipinto scomparso. La scoperta viene accolta con entusiasmo dagli studiosi che iniziano a ricercare i rimanenti pezzi dell’opera “sotto” ad altri quadri.
Sempre nello stesso anno la porzione in basso del lato sinistro del quadro viene ritrovata al Moderna Museet di Stoccolma. Questa volta si tratta de “Le Model Rouge“, la famosa opera in cui Magritte ritrae due piedi-stivali in perfetto stile Surrealista.
Una terza parte, in basso a destra, è stata ritrovata pochi giorni fa. Il Norwich Castle Museum & Art Gallery ospita infatti “La Condition humaine“, un dipinto nel dipinto in cui Magritte gioca e sperimenta l’idea di realtà e illusione. La scoperta è stata fatta da Alice Tavares Da Silva, mentre studiava il dipinto prima del prestito al Centre Pompidou per la retrospettiva sull’artista.
Il pezzo mancante è ormai ricercatissimo. È molto probabile che si nasconda al di sotto di un quadro dalle dimensioni e datazione simili. I pezzi fino ad ora trovati sono datati tutti intorno al 1935 e hanno dimensioni non troppo differenti.
La ragione per la quale Magritte compì l’atto di tagliare e riutilizzare il dipinto, nonostante tenesse particolarmente ai lavori di quegli anni, sembrerebbe essere proprio la vicinanza con Picasso. La mancanza di originalità dell’opera, pensò Magritte, sarebbe stata rimpiazzata da quadri più piccoli e più nuovi, garantendone la vendita.
Ora manca un solo tassello per ricostruire l’opera dispersa di uno dei più eccentrici artisti di sempre. Il puzzle è quasi completato.