La FIFA mette il veto sulle maglie pro-diritti umani in campo. Per l’ennesima volta, il mondo del calcio si inginocchia al Qatar.
Il calcio d’inizio dei mondiali in Qatar è imminente, e la FIFA inizia a dettare le linee guida per i giocatori. La Federazione ha comunicato pochi fa alla nazionale danese il divieto di scendere in campo indossando maglie pro-diritti umani. Non sarebbe infatti opportuno – secondo la FIFA – diffondere “simboli e messaggi politici” in campo, per via della loro natura divisiva.
Le maglie incriminate avrebbero dovuto riportare la scritta “Human Rights For All“. Una scritta chiaramente eversiva e pericolosa, che rischia di turbare gli animi già suscettibili delle autorità qatariane, notoriamente dallo stomaco debole.
Forse per metterle a proprio agio sarebbe stato meglio inscenare fustigazioni sul campo. Come quelle che il guru spirituale del Qatar Al-Qaradawi, leader dei Fratelli Musulmani ed ospite fisso dell’emittente qatariota Al Jazeera , invocava per gli omosessuali (e che le forze di polizia locali spesso eseguono).
L’ennesima scelta controversa
Quella sulle maglie pro-diritti umani è solo l’ennesima scelta che liscia il pelo al fanatismo islamista wahabita, che in Qatar è dottrina di Stato. Negli ultimi 12 anni i vertici FIFA e i politici occidentali non hanno fatto che voltarsi dall’altra parte mentre, per tirare su in fretta e furia nuovi e folgoranti stadi , i lavoratori migranti provenienti dal Corno d’Africa venivano sfruttati sino a morire in migliaia come insetti.
Lo stesso disinteresse è stato esibito verso le discriminazioni anti-LGBT, che nei migliori casi prevedono il carcere, nei peggiori la pena di morte. Tra una risata e l’altra, l’ex presidente Blatter nel 2010 si limitò a suggerire agli omosessuali di “astenersi dal sesso“.
Il magnate del calcio oggi è però assalito dai dubbi. E si spinge a dire che “forse” accordare lo svolgimento dei mondiali al Qatar è stato “un errore”. Di quale altra atrocità devono macchiarsi le autorità qatariote, per trasformare quel “forse” in un “sicuramente”?
Se i diritti umani sono divisivi..
Per l’ennesima volta, il mondo dello sport sputa sui diritti umani. Ma non è il solo: appena due settimane fa, il Ministro degli Esteri britannico James Cleverly ha invitato al “compromesso” e al “rispetto per cultura e tradizioni locali”.
Nel giro di alcune settimane, scopriamo quindi che i diritti umani non sono universali. Anzi: sono divisivi, e si possono sacrificare nel nome di una concezione distorta del multiculturalismo.