Mafia e intercettazioni: a cosa servono e perché se ne discute

Mafia e intercettazioni

Negli ultimi giorni, dopo l’arresto del boss mafioso Matteo Messina Denaro, quello delle intercettazioni è tornato a essere un tema centrale.
Di cosa si tratta? E perché sono così importanti?

Cosa sono le intercettazioni

Le intercettazioni sono mezzi di acquisizione di prove che consistono nella presa di conoscenza del contenuto di un dialogo, avvenuto tramite posta, colloquio o mezzi tecnologici, senza che la persona interessata ne sia a conoscenza.
In particolare, l’intercettazione è: clandestina, effettuata da un soggetto terzo e  riservata.

Ne esistono di tre tipi:

L’avvio di un’intercettazione è sottoposto a rigidi criteri, in particolare quando si tratta di pratica telefonica.
Questa può avere luogo solo per determinati tipi di reato previsti dalla legge.
Inoltre, per procedere, bisogna aver ottenuto l’autorizzazione del Giudice delle indagini preliminari, di norma su richiesta di Pubblico Ministero e Polizia Giudiziaria. Nei casi più urgenti, il Pubblico Ministero può dare subito l’avvio alla procedura (il giudice dovrà comunque convalidare l’operazione entro 48 ore).

Normalmente, un’intercettazione ha una durata di 15 giorni, prorogabile in caso di motivata necessità.
Per quanto riguarda i reati di mafia e terrorismo, la durata si estende a 40 giorni con possibile proroga di altri 40 giorni.

Intercettazioni: i costi e gli abusi

Lo scorso dicembre, il Ministro della Giustizia Nordio ha proposto una riforma delle intercettazioni per risolvere i problemi dei costi elevati e del presunto abuso giornalistico.

Secondo i dati, le intercettazioni costano allo Stato tra i 160 e i 180 milioni di euro all’anno.
Dall’altro lato, tuttavia, permettono di confiscare patrimoni milionari da reinvestire, generando entrate molto superiori ai costi.
Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia, in merito alla questione economica, ha ribadito il ruolo importante delle intercettazioni.

Nel triennio in cui ho diretto il Dipartimento Mafia ed economia della Procura di Palermo abbiamo sequestrato due miliardi e seicento milioni di euroUna piccola finanziaria. Le intercettazioni sono uno strumento importantissimo per accertare reati di criminalità economica.

Ovviamente, se venissero depotenziate, anche la capacità di confiscare patrimoni illeciti di rilevante entità verrebbe depressa. E la comparazione dei costi va fatta anche su questo versante

In ogni caso, il Guardasigilli ha annunciato di voler lavorare a un budget annuale per limitare i costi.

Oltre al fattore economico, Nordio ha parlato delle intercettazioni come di “strumento micidiale per la delegittimazione“.
Secondo il Ministro, l’Italia ne farebbe un uso di gran lunga superiore alla media europea e dei paesi anglosassoni, e spesso e con troppa leggerezza.

La loro diffusione, talvolta selezionata e magari pilotata, costituisce uno strumento micidiale di delegittimazione personale e spesso politica. Si tratta di sostanziali violazioni quasi blasfeme dell’articolo 15 della Costituzione, che fissa appunto la segretezza delle comunicazioni come interfaccia della libertà

Recentemente, due deputati di Forza Italia, Annarita Patriarca e Tommaso Antonio Calderone, hanno depositato alla Camera una proposta di legge che prevede pene da due a cinque anni di reclusione per i giornalisti che pubblicano intercettazioni, anche se non più coperte da segreto.

Il nostro ordinamento processuale penale vieta che vengano pubblicati o diffusi atti di indagine, anche a stralcio. Purtroppo, da anni si assiste allo scempio di sbattere il mostro in prima pagina con tutte le attività di indagine, intercettazioni, dichiarazioni di collaboratori o sommarie informazioni testimoniali pubblicate su tutti i giornali

Il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, si è subito schierato contro la proposta.



Oggi, la materia delle intercettazioni è regolamentata dal decreto legislativo 216 del 2017, che prevede il divieto di pubblicazione delle intercettazioni di fatti strettamente privati oppure penalmente irrilevanti. 

 

Ciò che i giornali pubblicano, quindi, non è ottenuto in maniera abusiva, ma acquisito in modo regolare; non si tratta di atti coperti da segreto, ma inseriti nelle ordinanze di custodia o già depositati ai processi.

 

Introdurre ulteriori limitazioni su atti che sono comunque pubblici e già ‘filtrati’ o comunque depurati da elementi non rilevanti, vorrebbe dire sottrarre informazioni preziose per ricostruire vicende di importanza pubblica

Difatti, la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo è intervenuta dichiarando il provvedimento illecito perché lesivo della libertà di stampa.

Già nel 2020, per far fronte al problema della fuga di informazioni, venne istituito un registro telematico dove conservare informazioni tra cui: autorizzazioni, operazioni compiute, strumenti e trascrizione dei dati.
In questo modo, si contrasta la possibilità che tali informazioni siano acquisite dai giornali.

Mafia e intercettazioni: perché sono fondamentali

Il tema delle intercettazioni è di fondamentale importanza quando si parla di crimini di mafia e di terrorismo.
Lo scorso dicembre, in un’intervista su La7, Nordio ha parlato di intercettazioni legate alla malavita.

L’indagato più è delinquente e più sa di essere intercettato. Crediamo veramente che la mafia parli per telefono? Un mafioso vero non parla né al telefono, né al cellulare perché sa che c’è il trojan, né in aperta campagna perché ci sono i direzionali

Poco dopo, è intervenuto il direttore del Fatto Quotidiano, Peter Gomez, smentendo questa dichiarazione.

Le cose che Nordio ha detto sono smentite non solo da Matteo Messina Denaro, che girava con due cellulari, ma da decine e decine di intercettazioni.
Abbiamo intercettato persino riunioni di mafia in corso, le abbiamo filmate qui nel Nord

Di conseguenza, anche Nordio ha rivalutato le precedenti dichiarazioni.
Ha ribadito l’importanza dello strumento, e ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di toccare le intercettazioni su mafia e terrorismo, ma solo su reati minori.

C’è una profonda differenza tra le intercettazioni che mirano alla ricerca di una prova e quelle che si vuole siano una prova.

Quando si dice che i mafiosi non parlano per telefono si allude al fatto che nessun mafioso ha mai, ritengo, manifestato al telefono la volontà di delinquere o espresso parole che costituiscano prova di un delitto in atto o programmato.

Quello cui servono le intercettazioni sono i movimenti delle persone sospettate di mafia, terrorismo e altri reati gravissimi. Quello che serve è la capacità di comprendere quali sono i rapporti occulti che legano queste persone ad altre.

Anche quelle preventive sono indispensabili. Altra cosa sono le intercettazioni che riguardano persone che non sono indagate né imputate e che attraverso un meccanismo e perverso, costosissimo, di diffusione pilotata finiscono sui giornali

Nordio ha dichiarato che il suo obiettivo è quello di combattere l’abuso di intercettazioni nei reati minori.
In merito a questa distinzione, l’ex Guardasigilli Andrea Orlando (Pd) ha lanciato un avvertimento.

Non mi rassicura il fatto che si dica semplicemente che le intercettazioni non saranno precluse per la lotta alla mafia e per i reati direttamente collegati alla mafia. Perché spesso ci sono reati che non sono direttamente manifestazione dell’organizzazione mafiosa, che sono però reati cosiddetti “spia”, che indicano una presenza dell’attività criminale.
E attraverso l’individuazione di quei reati, apparentemente minori, si può risalire poi alla presenza mafiosa

In conclusione, il Ministro Nordio si è detto pronto a combattere per una riforma delle intercettazioni.

Giulia Calvani

 

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