Mafia e incendi in Puglia: in preoccupante aumento i “reati spia”

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Mafia e incendi in Puglia: una connessione inquietante. La regione si trova al centro di una sfida contro i “reati spia”, dove incendi dolosi potrebbero nascondere oscuri legami con l’ombra della criminalità organizzata.

La Puglia, incantevole regione del sud Italia, è da tempo teatro di uno spettacolo sinistro: incendi che divorano i paesaggi rurali e naturali, causando danni incommensurabili e mettendo a rischio la vita di animali e persone. Ma dietro le fiamme, si nasconde qualcosa di ancor più oscuro. Secondo le statistiche, la Puglia si posiziona al terzo posto nazionale per “reati spia”, ovvero quegli atti dolosi o premeditati che non solo danneggiano, ma che, sospettosamente, possono indicare una presenza malavitosa sul territorio.

È un fenomeno che ha messo in allarme le autorità, dato che la presenza di incendi dolosi potrebbe essere correlata a interessi criminali. Questa situazione ha suscitato sospetti riguardo al coinvolgimento di organizzazioni criminali di stampo mafioso che, attraverso azioni incendiarie, cercano di esercitare una sorta di controllo sul territorio, oltre a trarne profitto.

Gli incendi, sia dolosi che colposi, costituiscono un reato, con una pena che aumenta considerevolmente quando colpiscono aree boschive o foreste. Gli incendi colposi sono spesso il risultato di comportamenti negligenti o imprudenti, come mozziconi di sigaretta abbandonati in modo irresponsabile o roghi agricoli non controllati. D’altra parte, gli incendi dolosi sono spesso riconducibili a intenti criminali, con danneggiamenti seguiti dall’appiccare deliberato di fuoco.

In particolare, alcune zone della Puglia, come il Gargano e il Salento, sembrano essere state colpite da incendi che esulano dalla casualità, spingendo le autorità a ipotizzare la presenza di un intento criminale. Ma quali potrebbero essere le motivazioni dietro questi atti distruttivi?

La Protezione Civile ha identificato due possibili cause di incendi dolosi: da un lato, le manifestazioni di protesta e l’insensibilità verso il patrimonio naturale; dall’altro, la ricerca di profitti. Quest’ultima categoria comprende incendi causati con l’obiettivo di ampliare terreni coltivabili, speculazioni edilizie e bracconaggio. Sorprendentemente, non è insolito scoprire che coloro incaricati di spegnere gli incendi siano proprio quelli che li hanno appiccati, spinti dalla ricerca di ulteriori opportunità di lavoro.

Analizzando i dati relativi ai reati contro l’ambiente e il paesaggio nel periodo 2006-2016, l’Istat ha rilevato un aumento della quota di incendi di natura dolosa rispetto a quelli colposi nel corso degli anni. Un rapporto di Legambiente, rielaborato da Openpolis, ha evidenziato oltre 5.000 violazioni legate agli incendi denunciate nel 2022, posizionando la Puglia al sesto posto nazionale con 391 reati segnalati. Tuttavia, il reale impatto di questi numeri emerge quando si considera la percentuale rispetto al totale nazionale, dove la Puglia si attesta al 7,5%, superata solo dalla Calabria con l’11,6%.

L’analisi provinciale rivela ulteriori dettagli inquietanti. Mentre Cosenza si piazza in cima alla classifica provinciale con 372 reati, Bari rappresenta la città pugliese più colpita, posizionandosi al settimo posto con 127 reati. Lecce segue da vicino con 106 reati, mentre Foggia, Taranto e Brindisi presentano rispettivamente 87, 60 e 11 reati segnalati.

È interessante notare che gli incendi dolosi spesso si rivelano conseguenze di azioni criminali. Secondo la Banca d’Italia, i danneggiamenti premeditati seguiti da incendi sono tra i “reati spia”, che possono suggerire una presenza malavitosa sul territorio e indicare un controllo non solo sulla diffusione del fuoco, ma anche su altre attività illecite.

La classifica del 2021 relativa alle denunce per danneggiamento seguito da incendi conferma questa tendenza. La Puglia si posiziona al terzo posto nazionale con 134 denunce, preceduta solo dalla Sicilia con 244 denunce e dalla Lombardia con 195. Tuttavia, se si considera il rapporto tra le denunce e il numero di residenti, emerge un quadro più dettagliato: la Calabria, con 5,27 denunce ogni 100.000 abitanti, registra la maggiore incidenza, seguita da Sicilia, Sardegna e Puglia.

È importante sottolineare che i reati spia non sono sempre indicativi di attività criminali, ma possono comunque fornire preziose informazioni per comprendere meglio il fenomeno degli incendi dolosi e i singoli eventi. Tuttavia, i dati si basano sulle segnalazioni delle forze di polizia alle autorità giudiziarie e non tengono conto del successivo percorso giudiziario delle denunce.

La lotta agli incendi dolosi in Puglia rappresenta una sfida significativa per le autorità e la società nel suo complesso. È fondamentale continuare a monitorare da vicino questi eventi, non solo per proteggere i preziosi paesaggi naturali della regione, ma anche per sradicare eventuali legami criminali che potrebbero minare la sicurezza e la stabilità della comunità.

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