Mafia Capitale: truffa alla Marina militare di Augusta

La frode sarebbe avvenuta tra il 2012 e il 2014. Sei persone accusate, tra cui militari e uomini vicini a Carminati, e due società. La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio

mafia capitale
Siracusa live

Ci sarebbe anche una frode alla Marina militare di Augusta, nell’ambito dei filoni di indagine scaturiti dalla maxi inchiesta di Mafia Capitale. La frode ammonterebbe a sette milioni di euro, ottenuti attraverso una fittizia fornitura di undici milioni di litri di gasolio per la nave cisterna Victory I, di fatto affondata nel 2003 al largo dell’Oceano Atlantico.

La Procura di Roma ha pertanto chiesto il rinvio a giudizio di sei persone e di due società. A chiederlo, i Pm  Mario Palazzi, Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini. A processo andranno Massimo Perazza, amministratore della Global Chemical Broker srl, e Andrea D’Aloja, titolare della Abac Petroli. Stessa sorte anche per gli altri, Attilio Vecchi, all’epoca dei fatti e fino all’aprile 2014 capitano di Fregata della Marina militare, Mario Leto e Sebastiano Distefano, militari mediatori della Marina, Salvatore Di Pasquale, che oltre ad essere un militare della Marina faceva parte delle commissioni di collaudo per le forniture di gasolio e le due società di Perazza e D’Aloja. I capi d’accusa vanno dall’associazione per delinquere di carattere transnazionale al falso, corruzione, truffa aggravata e frode nelle pubbliche forniture.

L’elemento scaturente l’indagine, sarebbe stato il rapporto di conoscenza intercorrente tra Massimo Perazza e Massimo Carminati, ai vertici di Mafia Capitale insieme a Salvatore Buzzi. Secondo l’accusa, fu Attilio Vecchi a coprire la frode mentre Mario Leto e Sebastiano Distefano si sarebbero occupati di redigere falsa documentazione. I tre avrebbero ricevuto in cambio, da parte di Perazza e D’Aloja, denaro, viaggi e soggiorni in hotel di lusso, ipad e persino incontri con prostitute.

Già nel dicembre 2014, per la stessa vicenda, il Tribunale di Roma spiccò un mandato di arresto nei confronti di Perazza e D’Aloja, che però risultarono latitanti. Lo stesso Perazza sfruttò un passaporto fornitogli da un poliziotto in pensione, amico di Carminati. Fu arrestato insieme a D’Aloja dall’Interpol di Santo Domingo nel luglio dell’anno successivo.

Il nome di Perazza risulta anche legato a Roberto Lacopo, gestore della stazione di carburante di Corso Francia che veniva utilizzata come base di appoggio dal gruppo di Carminati.

Alessandra Maria

Exit mobile version