Più che una scoperta, è stata una conferma. Dopo la morte di Totò Riina, la mafia sta cercando di riorganizzarsi. Cosa Nostra vuole ricostituire la propria struttura unitaria e la Commissione si è nuovamente riunita. Obiettivo, restaurare la Cupola.
Già ai primi di dicembre, una grossa operazione antimafia: 46 arresti, tra cui il presunto neo ‘capo dei capi’. Oggi, in seguito alle dichiarazioni di due degli arrestati che hanno scelto di pentirsi, altri 7 fermi.
Tra di essi, Leandro Greco, nipote di Michele “il Papa” di Ciaculli, e Calogero Lo Piccolo, figlio di Salvatore, boss attualmente all’ergastolo. Secondo gli inquirenti, questi rivestivano una posizione di spicco all’interno dell’associazione. Gli altri fermati sono ritenuti “fedelissimi” di Lo Piccolo: Giuseppe Serio, Erasmo Lo Bello, Pietro Lo Sicco e Carmelo Cacocciola. Questi ultimi due sono imprenditori. In manette infine, anche il boss della famiglia di Passo di Rigano, Giovanni Sirchia.
Gli arresti arrivano dopo le testimonianze rese da Filippo Bisconti e Filippo Coletti. Entrambi finirono in manette dopo l’operazione di dicembre. Questa fu il risultato di una lunga indagine, incentrata sul tentativo di rifondare la Cupola. Secondo gli inquirenti infatti, il 29 maggio scorso, i boss palermitani riunirono dopo molto tempo la commissione provinciale di Cosa Nostra. Nell’occasione venne scelto il nuovo capo: Settimino Mineo, 80 anni, già condannato al maxi processo. Rimesso in libertà dopo 11 anni, è tornato in galera il 4 dicembre.
Cosa Nostra voleva ritornare alle antiche glorie, dopo la morte del boss Riina. Aveva bisogno di riorganizzarsi, ristabilire il proprio ruolo e discutere di nuove regole. Il 29 maggio il summit fra i capi. Si parlò anche dei nuovi business, droga e rifiuti, e dei rapporti con ‘ndrangheta e camorra.
Il vertice si tenne in un luogo tuttora sconosciuto, anche se pare che fu proprio Giovanni Sirchia, tra gli arrestati di oggi, a fare da padrone di casa. Gli investigatori ci arrivarono grazie ad un’intercettazione ai danni proprio di Fabio Coletti. Questi, dopo l’incontro, si confidò in macchina con il suo autista, Filippo Cusimano. <<Si è fatta comunque una bella cosa…per me è una bella cosa questa…molto seria…molto…con bella gente…Bella! Grande! Gente di paese…gente vecchi gente di ovunque>>, le parole che hanno messo sull’attenti gli inquirenti.
Da qui è nata la prima inchiesta, che ha portato a 46 arresti. Dopodiché la svolta di Bisconti e Coletti, che hanno scelto di collaborare. Hanno confermato le teorie di chi indaga e si è pertanto giunti al decreto di fermo emesso dalla Dda. L’inchiesta è coordinata dal capo dell’Antimafia di Palermo, Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvatore De Luca e dai pm Roberto Tartaglia e Amelia Luise. Non pare certo esaurito il filone di indagine, anzi sembra, e si spera, che si possano mettere a segno altri duri colpi alla mafia.
Antonio Villella