Mentre il Covid-19 continua ad impazzare e la campagna di vaccinazione sembra del tutto fuori controllo il Venezuela riceve buone notizie da diversi stati vicini. Ma non dal proprio Governo.
Il Venezuela è sicuramente uno dei paesi più in difficoltà nella gestione delle pandemia. Avevamo già parlato dei problemi che gli emigrati venezuelani iniziavano a riscontrare nei paesi di arrivo, a causa dell’infezione. In questa situazione alcuni Stati vicini tendono una mano verso la nazione guidata da Maduro, mentre quest’ultimo millanta traguardi non reali nel giorno della festa della donna.
Il problema vaccinazioni
Abbiamo già parlato di quanto la situazione Venezuelana abbia compromesso il Sud America nella gestione del virus. In particolare la Colombia, principale obbiettivo degli emigranti venezuelani, si è trovata a gestire una situazione di completo disagio, dovuta a ben 1,7 milioni di immigrati provenienti della nazione governata da Maduro.
Lo Stato colombiano è da tempo ai ferri corti con il Governo del dittatore venezuelano. In tempi recenti si era parlato anche del rischio che scoppiasse un conflitto. Ciò può bastare a giustificare l’ iniziale braccio di ferro che il Governo colombiano ha portato avanti nel vaccinare gli immigrati.
Tuttavia le tensioni da parte della Colombia sono state messe da parte e si è agito in nome dell’umanità, in un’azione che in molti hanno definito esemplare. Infatti la nazione latinoamericana ha garantito i diritti civili ai quasi 2 milioni di immigrati clandestini provenienti dal paese vicino.
Quest’azione, seppur possa sembrare scontata, è un gesto inimmaginabile nella lotta alla discriminazione, nonché probabilmente il più grande aiuto che il popolo venezuelano ha ricevuto negli ultimi anni. I nuovi cittadini colombiani godranno di un visto valido per 10 anni, e potranno accedere alle cure mediche, compresa la vaccinazione contro il Covid-19. Questa notizia aiuterà sicuramente la sanità colombiana, al momento messa in ginocchio dalla diffusione del virus.
A seguito di questo gesto, contestualmente al quale il presidente Ivan Duque aveva richiesto aiuto, l’RMRP (Regional Refugee and Migrant Response Plan) ha deciso di aiutare le nazioni sudamericane nel gestire l’emergenza. L’RMRP è un organo atto a sorvegliare e monitorare la situazione dell’esodo venezuelano, cercando di salvaguardare le condizioni dei migranti.
Il vaccino in Venezuela
Il sistema sanitario venezuelano è al collasso, e sono diversi i dubbi su come Maduro possa gestire la campagna di vaccinazione. Il Venezuela si è infatti mosso tardi, riuscendo a portare le prime dosi di Sputnik V in patria soltanto verso la fine di febbraio. Nazioni vicine come il Messico, il Brasile o il Cile hanno iniziato la campagna di vaccinazione già a gennaio.
Inoltre le prime dosi di vaccino somministrate in Venezuela risalgono al 21 febbraio. Il 4 marzo soltanto 12.194 persone risultavano vaccinate, stando ai dati forniti da ourworldindata.org e l’università di Oxford. Nello stesso intervallo di tempo il Brasile ha vaccinato 2.8 milioni di persone, il Cile 1.39 milioni e la Colombia 166.648.
Sebbene Brasile e Colombia siano nazioni sensibilmente più popolose del Venezuela il distacco è in ogni caso abissale. Lo Stato di Maduro ha vaccinato soltanto 0.04 persone ogni 100, a fronte di 5.34 in Brasile e 2.41 in Messico. Perfino la Colombia, che sta faticando non poco ad immunizzare il proprio popolo, ha un dato di 0.71, che pur essendo inaccettabile è migliaia di volte superiore a quello venezuelano.
Il sistema sanitario venezuelano era al tracollo ben prima dell’emergenza pandemica, e la gestione politica di Maduro non ha migliorato la situazione. Le politiche nazionaliste e fortemente di sinistra del presidente (come di tutto il Sud America) hanno portato a reperire difficilmente il vaccino, tanto più che il Governo venezuelano si è mosso terribilmente in ritardo.
Non a caso il Cile, che negli anni aveva portato avanti politiche più volte alla globalizzazione, e aveva ordinato le prime dosi di vaccino già nel corso dell’estate 2020, sta conducendo una campagna di vaccinazione incredibile, che li potrebbe portare ad immunizzare l’80% della popolazione già entro giugno.
Biden concede il TPS
La politica di Trump nei confronti del Venezuela, come si era detto a più riprese, non è stata totalmente chiara. Se infatti aveva pubblicamente appoggiato Guaidò, imponendo sanzioni al Venezuela a causa del comportamento di Maduro, non aveva poi attuato politiche per aiutare il popolo venezuelano. Dopo le elezioni di dicembre inoltre, considerate globalmente falsate, aveva di fatto abbandonato Guaidò, come avevano fatto anche i suoi colleghi europei.
Biden in una situazione tanto complessa ha deciso, negli ultimi giorni, di concedere il TPS ai rifugiati, che su territorio statunitense sono più di 300.000. Il TPS non è altro che lo stato di protezione temporanea, concesso poiché nel paese d’origine è in atto una crisi umanitaria. Di fatto quindi con questo atto Joe Biden ha riconosciuto la crisi presente in Venezuela.
Questo visto permetterà ai cittadini venezuelani di stare sul territorio degli USA, e di lavorare, senza correre il rischio di essere espatriati. Inoltre garantirà la somministrazione del vaccino. Il TPS dura diciotto mesi, ed è rivolto a tutti i migranti giunti negli Stati Uniti prima dell’8 marzo.
La decisione è stata accolta con gioia da entrambe le fazioni politiche, e una persona particolarmente vicina al presidente, che però ha voluto restare anonima, ha affermato che considerano ancora Guaidò il presidente legittimo del Venezuela. Continueranno inoltre le sanzioni sulla nazione sudamericana, anche se potrebbero essere riviste.
Biden ha anche dichiarato di voler continuare le pressioni su Maduro finché non si arriverà a elezioni democratiche. Con ciò riconosce di fatto il fautore della rivoluzione bolivariana come un dittatore.
Mentre diversi Stati si prodigavano ad aiutare il popolo venezuelano, Maduro andava in televisione durante la festa della donna, sostenendo che la rivoluzione bolivariana ha sconfitto il machismo. Questa affermazione risulta curiosa, se si pensa che il Venezuela vanta il più alto numero di femminicidi al mondo.
Marzioni Thomas