Madri siriane costrette a vivere di spazzatura. È emergenza umanitaria

Madri siriane

Madri siriane si riuniscono nelle discariche, accompagnate dai loro bambini che non vanno a scuola, perché non c’è più o perché è troppa la vergogna. Nella Siria nord occidentale l’unico modo di nutrire la propria famiglia è rovistare nelle discariche, cercando resti alimentari e vestiti vecchi.
Ma la vergogna non nega loro la parola, che emerge chiara e arrabbiata alle domande dei media.


“È una vita peggiore della morte, è meglio morire che vivere così.” Afferma Umm Mustafa, che per vivere raccoglie rifiuti. “Mangiamo solo un chilo di mele al mese, e una volta al mese arance.” Cerca tra la spazzatura qualcosa che possa dare sostegno alla sua famiglia. A volte sono scarpe vecchie, indumenti logori ma ancora caldi, altre volte resti alimentari. È nel suo Paese, ma ciò che ha da offrirle è solo questo. Perché l’oro nero non è destinato a soddisfare l’economia del suo popolo.
Il gruppo di donne attende l’arrivo di grossi camion che “smaltiscono” i rifiuti accumulati  gettandoli sul suolo arido. Ed è proprio lì che inizia il lavoro delle madri, la disperata ricerca. “A volte le persone buttano le arance, e se sono buone le raccogliamo”, continua Umm. “Ci sono mele, ravanelli e li prendiamo.”
Poi mostra i suoi 5 bambini, e con dolore racconta che tutti loro indossano vestiti presi dalla spazzatura, mangiano dalla spazzatura e vivono nella spazzatura. Una situazione paradossale quella che si verifica ogni giorno ad Al Malikyah, dove la discarica si trova proprio accanto a un giacimento di petrolio.

Le disuguaglianze amplificate dalla globalizzazione





È gravissima l’emergenza umanitaria in Siria, dove 10 anni di guerra civile hanno devastato l’economia del Paese, facendo precipitare il valore della moneta. Da novembre 2019 i prezzi  si sono triplicati. Il tasso di cambio rispetto al dollaro rende impossibile raggiungere condizioni di vita dignitose. Secondo il World Food Program dal 2019 il 60% della popolazione curda nel nord est del Paese soffre la fame. Tutte le ricchezze del Paese sono destinate a  garantire il benessere di popolazioni lontane, e non degli abitanti autoctoni. A loro rimane solo la spazzatura, di cui spesso non sono produttori. La globalizzazione coi suoi paradossi e squilibri tra nord e sud del mondo ha aggravato le disuguaglianze. La guerra civile ha spezzato ogni speranza devastando ulteriormente il Paese. La riappropriazione dei giacimenti sarebbe l’unica risorsa per una ricostruzione stimata  400 miliardi.

Madri siriane di bambini senza futuro

Sono tantissimi i bambini che popolano le discariche. Non hanno un futuro ma la paura di non sopravvivere alla fame. I bambini aiutano le donne a raccogliere fili di rame e plastica da rivendere per pochi spiccioli a venditori ambulanti, che li devolvono alle fabbriche per il riciclaggio. È questo il solo modo per poter comprare il pane. Il pericolo contrarre infezioni mortali con l’esposizione prolungata e ravvicinata a montagne di rifiuti è altissimo. Ma il rischio più alto è quello di morire schiacciati dai rifiuti, com’è successo a tre bambini il 7 Gennaio. Raccontano tutto questo le madri ai reporter armati di telecamere. Ma le immagini strazianti rendono superflue le parole lacerate.


Elena Marullo 

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