È morta Hebe de Bonafini, guida delle “Madri di Plaza de Mayo”, le donne argentine che da quarantacinque anni chiedono giustizia per i figli scomparsi, vittime della guerra sporca guidata da un regime totalitario.
Hebe de Bonafini si è spenta all’età di 93 anni. Un’attivista e una combattente, leader e fondatrice delle “Madri di Plaza de Mayo” una delle associazioni femminili più conosciute di tutto il Sudamerica. Hebe de Bonafini vantava la posizione di presidente della fazione più estremista de “Las Madres”, l’istituzione attivista argentina nata con lo scopo di chiedere giustizia per le vittime del regime militare di Jorge Videla, ma diventata icona di più trasversali battaglie per i diritti umani.
Le donne con il fazzoletto bianco avvolto sul capo sfilano dal lontano 1977 per protestare contro i rapimenti, le torture e le uccisioni compiute dal regime della “Junta” a danno dei giovani dissidenti, i figli che per sempre verranno ricordati come desaparecidos.
La dittatura di Jorge Videla
Sette anni di “processo” hanno creato una ferita nel cuore dell’Argentina che mai si rimarginerà. Dal 1976 al 1983 il paese fu investito dal Processo di Riorganizzazione Nazionale portato avanti dalla dittatura civile e militare di Jorge Rafael Videla. Il regime mirava idealmente a combattere la corruzione e la sovversione, ripristinando i valori cristiani per dare nuova vita al sistema politico ed economico dell’allora Argentina peronista.
La giunta miliare si è macchiata di innumerevoli crimini contro l’umanità, perpetuando un modus operandi votato alla repressione sanguinaria, alle violenze e alla tortura. La guerra sucia, il programma di annientamento dei nemici del regime (giovani dissidenti e intellettuali peronisti o marxisti), è un esempio di sistematizzazione e razionalizzazione della disumanità.
Desaparecidos, torturati e sacrificati per una guerra sporca
Oltre trentamila sono i giovani scomparsi e reclamati proprio dalle Madri di Plaza de Mayo. La repressione fu caratterizzata dalla costante violazione di qualsiasi diritto dell’essere umano, in particolare all’interno dei centri di detenzione. Ne è un esempio la ESMA di Buenos Aires, l’ex scuola per la formazione degli ufficiali della marina convertita per più “alte” necessità in centro di detenzione illegale e tortura, ora museo della memoria.
All’interno di queste strutture si consumavano orrori ben sistematizzati in zone dedicate. Dalle torture con scariche elettriche e piccoli lanciafiame, fino a pestaggi di prigionieri bendati, stupri pubblici e soffocamenti.
Spesso la detenzione si concludeva coi tragicamente celebri vuelos de la muerte, che portavano all’eliminazione finale dei detenuti. I generali denudavano i dissidenti e li stordivano con droghe, caricandone poi i corpi inermi su camion e successivamente su aerei con l’obiettivo di lasciarli cadere in mare. La morte era per lo più causata dall’impatto violento con la superficie dell’acqua.
Le Madri di Plaza de Mayo dal 1977
Proprio Hebe de Bonfini assistette al rapimento di due figli e allo stupro della terza. Lei e altre donne segnate dalla stessa tragedia, alla disperata ricerca di notizie sui figli scomparsi, si incontrarono per mesi presso le sedi degli uffici del ministero. Le madri decisero di organizzare un primo raduno il giorno 30 aprile 1977 a Plaza de Mayo, davanti alla Casa Rosada, sede del governo nazionale.
Un’usanza e una strategia che andarono perpetrandosi, dapprima attraverso l’incontro di piccoli gruppi di rappresentanza sorvegliati da uomini armati e circondati dalla stampa locale, poi con marce che si trasformarono in un vero e proprio movimento di denuncia e richiesta di giustizia. Le Madri di Plaza de Mayo scelsero il giovedì come giorno ufficiale del raduno, mirato a portare avanti un confronto con la cittadinanza per risvegliare la società e aprire gli occhi sugli orrori della dittatura.
I pañuelos non sono solo un simbolo, ora come allora
Le marce delle Madri di Plaza de Mayo hanno sancito una nuova era dell’attivismo argentino per i diritti umani proprio nel momento di maggior svolta repressiva del paese. L’associazione ha, nel tempo, ampliato il proprio raggio d’azione e a distanza di quarant’anni dalla nascita del movimento lo sforzo delle madri non si vanifica e non sbiadisce. Le donne coi pañuelos sono diventate simbolo e punto di riferimento per portare avanti idee e battaglie attuali in favore dei diritti umani.
Hanno sfidato i governi successivi opponendosi al tentativo di minimizzare le colpe dei generali responsabili delle sparizioni, hanno riunito associazioni, partiti politici e sindacati nelle marce in promozione dei diritti umani e in opposizione al terrorismo di stato dagli anni ottanta fino a oggi.
Nell’aprile 2017 mezzo milione di persone si è unito alle madri in Plaza de Mayo per protestare contro la decisione della Corte Suprema che puntava a ridurre le pene per i carnefici protagonisti della guerra sucia. «Giudici: mai più. Nessun carnefice libero», era lo slogan di una cittadinanza unita per portare a termine l’impegno politico e sociale iniziato quarant’anni addietro.