Madri detenute: nuovo decreto carceri, condizioni di detenzione e Icam

Cambiano le sorte delle madri detenute con il nuovo decreto carceri che non obbliga più il rinvio della pena.

Il 7 agosto il controverso nuovo decreto carceri è diventato legge. Il via libero definitivo è stato dato dalla Camera con 153 voti favorevoli e 89 contrari. Le commissioni congiunte Affari Costituzionali e Giustizia della Camera hanno bocciato tutti gli emendamenti al ddl proposti dall’opposizione, tra cui quelli riguardanti l’articolo 12 sulle madri detenute che rimarrà quindi invariato. Bufera in Aula a causa dell’assenza durante la votazione del premier Giorgia Meloni e del ministro della Giustizia Nordio, in una riunione proprio sul Dl carceri a Palazzo Chigi.

Articolo 12: i cambiamenti per le madri detenute

Sono numerosissimi i partiti, le realtà solidali e le associazioni che si occupano di diritto carcerario che hanno aspramente criticato il nuovo decreto carceri. Una delle questioni più controverse è quella che riguarda proprio le madri detenute, una categoria fragile che necessita di particolari condizioni di detenzione quando non è permesso uno sconto di pena alternativo.

L’articolo 12 del dl, approvato alla Camera dove sono stati bocciati gli emendamenti proposti dalle opposizioni, rende quindi ufficialmente facoltativo l’attuale obbligo di rinvio della pena per le donne in gravidanza e le madri con figli al di sotto di un anno.

Vergognoso il tweet di Matteo Salvini, sostenuto anche dalla parlamentare della Lega Simonetta Matone, che su X ha pubblicato una considerazione generalizzante e razzializzante, scagliandosi indirettamente in particolare contro la popolazione Rom e il caso delle borseggiatrici di Milano:

«Le donne incinte o con figli minori di un anno che si macchiano di reati che lo prevedono andranno in carcere. Una misura voluta dalla Lega contro quelle vigliacche borseggiatrici e ladre che, sfruttando lo stato di gravidanza, agiscono impunite e derubano cittadini, lavoratori e turisti, spesso cercando di colpire i più fragili e anziani. Basta!».

Prima di questa approvazione, la questione delle madri detenute e dei minori era regolata anche dall’articolo 146 del codice penale sul rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena. Questo significa che lo sconto della pena viene rimandato per donne incinte o madri di bambini che hanno meno di un anno, a differenza di altre detenute. Al decadimento della responsabilità genitoriale, il rinvio viene revocato. La legge prevede inoltre che le madri detenute possano tenere con sé i figli fino al terzo anno d’età. Il giudice può inoltre disporre per donne in gravidanza e madri di bambini al di sotto dei 6 anni la custodia presso un Icam, istituti a custodia attenuata per madri.

I numeri delle madri detenute in Italia

All’interno del Ventesimo rapporto sulle condizioni di detenzione di Antigone, una parte è dedicata a donne e bambini. Alla fine di febbraio 2024, le donne detenute erano 2611, pari al 4,3% della popolazione carceraria totale. Sul territorio nazionale, le carceri esclusivamente femminili sono 4 (Roma, Venezia, Pozzuoli e Trani), a cui si aggiungono le sezioni femminili nelle carceri a prevalenze maschili e gli ICAM. Ad oggi sono attivi 3 istituti a custodia attenuata per madri, a Milano, Torino e Lauro (NA). Tra Icam e asili nido nelle carceri ordinario a inizio anno vivevano 19 donne con i loro 22 bambini.
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Come spiegato in un altro rapporto di Antigone dedicato esclusivamente alle donne detenute, in Italia negli ultimi 80 anni c’è stata un’oscillazione di bambini detenuti insieme alla madri che è arrivata a toccare le 80 presenze; solo la pandemia di Covid 19 ha dato una spinta per la riduzioni di questi numeri, passando da 48 bambini da fine 2019 ai 29 di fine 2020. Con il riconoscimento della pericolosità del virus per i bambini, si sono iniziate ad applicare una serie di norme già esistenti e quindi già usufruibili che hanno velocizzato l’uscita dagli istituti di detenzione di madri con bambini.

Icam e bambini in carcere

Gli Icam vennero riconosciuti a livello normativo con la l. n. 62/2011, insieme all’istituzionalizzazione delle case-famiglia. Il primo istituto a custodia attenuata per madri venne però sperimentato a Milano nel 2006, con l’intento di superare la sistemazione delle madri con bambini nelle sezioni nido all’interno di istituti penitenziari ordinari.

Gli ICAM costituiscono un’alternativa alla detenzione nelle carceri ordinarie in caso di custodia cautelare disposta nei confronti di donne incinte o madri di bambini molto piccoli o in caso di esecuzione di condanna per madri di bambini di meno di 10 anni.

Questi istituti tentano di mitigare l’impatto sui minori che li abitano con accorgimenti estetici volti a renderli luoghi più accoglienti rispetto a un istituto ordinario: porte al posto di sbarre, disegni alle pareti colorate, personale senza divisa. Seppur da certi punti di vista gli Icam costituiscano una valida e attenta alternativa alla detenzione ordinaria, i punti critici sono ancora numerosi. Questi rimangono comunque luoghi di detenzione, dove la carenza di volontari e operatori rischia di minare lo svolgimento di attività in supporto a madri e bambini e l’accompagnamento di questi ultimi ad attività al di fuori delle strutture. Anche il posizionamento geografico dei tre Icam attivi sul territorio italiano costituisce un’ulteriore problematica: molte donne con bambini potrebbero infatti decidere di scontare la pena in un istituto ordinario, spesso assolutamente non adeguato ad accogliere madri con bambini, per non essere mandate estremamente lontano dai proprio affetti.

Crescere in carcere, seppur in ambienti protetti come quelli degli Icam, può influenzare enormemente la vita dei bambini che, per non essere divisi dalle proprie madri, sono forzati a vivere all’interno di questi istituti. Per quando gli Icam siano infatti strutture più accoglienti, i bambini passano anche anni in un ambiente che rimane comunque detentivo e per questo motivo estremamente impattante sulle loro esistenze. Ascoltando direttamente i racconti delle donne detenute all’interno di questi istituti, si comprende come i livelli di sospensione e stress siano elevati, non distaccandosi da certi punti di vista dalla detenzione nelle carceri ordinarie, in particolare trovandosi a crescere da sole i propri figli in una condizione difficile. Per questo rimane necessario pensare e sviluppare misure alternative per madri detenute con l’obiettivo di continuare a tutelare le vulnerabilità. Preoccupa quindi la decisione secondo la quale non sarà più obbligatorio rinviare la pena per donne incinte e madri di bambini molto piccoli.

Nuovo decreto carceri e condizioni di detenzione in Italia

Per tutti questi motivi partiti e associazioni hanno lanciato l’allarme sull’inadeguatezza del nuovo decreto carceri diventato due giorni fa legge. Tutto questo avviene mentre le carceri italiane versano in condizioni drammatiche. Il sovraffollamento si aggira attorno al 130%, i suicidi hanno toccato quota 62, 20 decessi in più rispetto allo stesso periodo del 2023 e un aumento di 15 rispetto al 2022.

Emblematica è quindi la lettera pubblicata dalla Camera Penale di Catania “Serafino Famà” in cui vengono denunciate le criticità del nuovo decreto diventato legge che rischierebbe di aggravare ancora di più le condizioni detentive invece di tentare di risolvere una situazione disumana, vergognosa per lo Stato italiano

«Poiché il pudore e la vergogna non esistono più, il Parlamento, su iniziativa del Governo, ne ha approfittato: è stato approvato il cosiddetto Decreto carceri e adesso il messaggio sociale è chiaro: che muoiano tutti».

Arianna Locatelli

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