Madama Butterfly di Giacomo Puccini ha inaugurato la stagione del Teatro la Scala, tornando in scena nella stessa versione che 112 anni fu un completo fiasco, nonostante le aspettative che lo stesso Puccini si era creato sulla sua opera.
Un fiasco fomentato e ubriacato d’odio, commentato così dallo stesso Puccini.
« con animo triste ma forte ti dico che fu un vero linciaggio. Non ascoltarono una nota quei cannibali. Che orrenda orgia di forsennati, briachi d’odio. Ma la mia Butterfly rimane qual è: l’opera più sentita e suggestiva ch’io abbia mai concepito. E avrò la rivincita, vedrai, se la darò in un ambiente meno vasto e meno saturo d’odi e di passioni »
Era il 17 febbraio 1904.
Ieri, Madama Butterfly nella sua versione originale, si è presa la propria, grande rivincita.
La versione che Pulcini aveva presentato proprio alla Scala, divisa in due atti, e non in tre come nelle versioni successive.
Il pubblico ha accolto con calorosi applausi il meraviglioso cast.
L’opera è ambientata in una Nagasaki di inizio ‘900.
Pinkerton (Bryan Hymel ), tenente della marina degli Stati Uniti, decide di unirsi in matrimonio con Cho-Cho San ( Maria José Siri), una geisha quindicenne.
La sua scelta è dettata dalla vanità e dal desiderio di avventura. Al contrario, la ragazza è realmente innamorata dell’uomo.
La cerimonia viene celebrata con il rito giapponese, il quale permette al marito di ripudiare la moglie anche dopo un solo mese.
Dopo poco tempo, infatti, Pinkerton riparte per gli Stati Uniti, dove si sposa con una donna americana.
Cho-Cho San, la quale in seguito alle nozze si fa chiamare Madama Butterfly, attende per tre anni il ritorno dell’amato, da cui ha avuto un bambino. La sua ancella, Suzuki (Annalisa Stroppa), cerca di convincerla ad abbandonare l’attesa dell’uomo che l’ha palesemente abbandonata, ma Butterfly persiste.
Quando finalmente Pinkerton torna a Nagasaki, non è da solo. Ha portato con sé la nuova moglie.
Vuole prendere il bambino e portarlo in America, dove verrà educato alla maniera occidentale.
Trovandosi di fronte all’evidenza, Madama Butterfly vede svanire tutte le sue illusioni e i suoi sogni di felicità insieme all’uomo che amava.
Nella scena finale, dopo aver bendato il figlio, Cho-Cho san commette jigai, il metodo tradizionale con cui le donne commettono il suicidio rituale. Per mezzo di un pugnale si recide l’arteria carotide.
Pinkerton giunge nella stanza, trovando il cadavere della povera donna, mentre il bambino, ancora bendato, gioca con una bambola e una bandierina americana, ignaro di tutto.
Grazie alla direzione di Riccardo Chailly e alla regia di Alvis Hermanis quest’opera si è meritata 14 minuti di applausi.
Proprio dentro quel teatro che la prima volta l’aveva ripudiata.
Jessica Tomatis