Ma perché la Lega non cambia nome? La parola aveva senso finché si trattava di un partito autonomista e che dunque dava importanza alle identità locali e ai vincoli di appartenenza. Con Matteo Salvini tutto ciò è stato completamente dimenticato: non perché la abbia traghettata nel nazionalismo, come credono alcuni suoi sostenitori e molti suoi detrattori; le sue priorità, proclamate apertamente in numerose occasioni, sono infatti (cito) “totale deregulation, rivoluzione liberale, libertà del singolo, azzeramento di tutti i controlli preventivi”; in sostanza liberismo puro, quello del dogma del laissez faire, laissez passer.
Ogni scusa è buona per riempirsene la bocca: “Serve libertà di respiro”, ha detto a Mario Draghi, chiedendo la fine dell’obbligo di portare mascherine. Propongo dunque di non chiamarla più Lega bensì, appunto, Libertà; o anche Libertas se volesse riconoscere le proprie origini, o magari Libertà Nord se tatticamente sembrasse opportuno conservare un po’ di regionalismo. O addirittura potrebbero ribattezzarsi “Freedom”, con anglicismo che attiri l’attenzione e i consensi dell’immenso popolo amerikano d’Italia, quello che compra su Amazon, non conosce altro cellulare all’infuori dell’iPhone e non lo nomina invano, e preferisce pagare il doppio un pessimo caffè da Starbucks.
Tanto per chiarire, io invece considero la libertà privata (l’unica che oggi conti, a destra come a sinistra) un sinonimo di egoismo e dunque un ostacolo alla realizzazione dei veri valori primari, che sono l’eguaglianza economica, la giustizia sociale e il bene comune. La riprova? Il fatto che fosse inclusa (a differenza dell’eguaglianza, della giustizia e del bene comune) fra i tre diritti universali e inalienabili proclamati dal documento fondativo del primo paese compiutamente capitalista, gli Stati Uniti, accanto alla vita e alla felicità, entrambe da intendersi come prerogative personali. Ben diversa la libertà di cui parlavano gli antichi, che era sempre collettiva, di un popolo, di una nazione, di una classe, e dunque sinonimo di indipendenza e di coesione, l’opposto della frantumazione anarchica e individualista promossa dal partito liberista di Matteo Salvini.