La maggioranza M5S ha da pochi giorni presentato una proposta di delibera per modificare lo Statuto del comune di Roma Capitale, per implementare la ”democrazia diretta”.
”Dopo 23 anni dall’ultimo regolamento in materia di partecipazione popolare”, come si legge sul Blog delle stelle, ecco le proposte dei grillini: ”referendum propositivo, abrogativo e consultivo senza quorum, bilancio partecipativo, petizioni popolari elettroniche e consultazioni online”’. A proporre il provvedimento il deputato M5S Roberto Fraccaro; l’assessora della Roma Semplice Flavia Marzano e il presidente della commissione Riforme istituzionali, Angelo Sturni. Dopo aver partecipato alla conferenza di presentazione, la sindaca Virginia Raggi ha twittato: «Passeremo da città di ‘Mafia Capitale’ a Roma Capitale della democrazia».
La piattaforma Rousseau
Alla base di tutto il web, lo strumento che sta rivoluzionando i rapporti fra cittadinanza e amministrazione e che ancora una volta, nonostante le continue polemiche, dovrebbe essere lo strumento su cui il M5S punta tutto. Il MoVimento sta sviluppando la piattaforma online Rousseau, diretta evoluzione di quella avviata nel 2013 da Gianroberto Casaleggio. Ora i grillini vorrebbero introdurla nel sito di Roma Capitale. “Noi usiamo una piattaforma rivoluzionaria (…) e vogliamo avviare questo modello anche dentro il sito di Roma Capitale, dando la possibilità ai cittadini di esprimersi (…) Vogliamo sperimentare anche il voto elettronico per i referendum sul modello statunitense” ha commentato Sturni.
Le proposte: petizioni popolari, referendum, bilancio partecipativo
Petizioni popolari elettroniche – L’idea delle petizioni online fuori dall’Italia non è più una novità. Esse sono già state sperimentate con successo in Gran Bretagna. Il Parlamento britannico ha infatti concesso ai cittadini la possibilità di presentare petizioni popolari attraverso internet, ottenere ulteriori adesioni mediante il web e poi illustrarle direttamente all’interno della Camera dei Comuni. In Italia, al contrario, un qualcosa di simile ancora manca e gli esponenti del M5S sul loro blog hanno voluto rimarcarlo: ”Il Parlamento Italiano in quasi 70 anni di storia dell’attuale Costituzione non ha mai approvato una legge attuativa dell’articolo 50 della Costituzione, che disciplina le petizioni popolari”.
Referendum – I cittadini romani avranno la possibilità di sottoporre proposte al voto popolare e l’amministrazione sarà tenuta a metterle in pratica. Si considera anche la possibilità di inserire il voto elettronico (e-voting) in cabina elettorale per i referendum locali.
Bilancio partecipativo – La cittadinanza sarà coinvolta nell’approvazione di elementi legati al bilancio stesso, come già accade in altri comuni M5S (Mira e Ragusa). Tale modello fu riconosciuto dall’ONU nel 1996 come uno dei migliori strumenti di governance urbana e si applica per un 5% del bilancio a Parigi, dove sul sito Paris Budget Participatif si svolgono consultazioni della cittadinanza su proposte e progetti. Nel 2017 più di 100 milioni di euro sono stati destinati a questo fine, dei quali 30 milioni dedicati ai quartieri popolari e 10 milioni alle scuole primarie e ai licei.
Le reazioni nel PD
La proposta M5S ha provocato una dura controffensiva da parte del PD. “Democrazia diretta dei 5 stelle a Roma: cos’è un pesce d’aprile in ritardo?“, ha commentato il senatore Stefano Esposito, per poi rincarare la dose facendo riferimento alla nota vicenda Cassimatis: “Democrazia diretta come a Genova, dove i voti dei militanti sono stati cancellati da Grillo perché non piaceva la candidata?”. Le ha fatto eco Lorenza Bonaccorsi: “Dopo Genova sentire i 5 stelle parlare di democrazia diretta è ridicolo” Critico anche il deputato David Ermini, che a proposito del sistema di voto proposto, parla di «ennesima prodezza dei cervelloni della Casaleggio associati ai danni della Capitale: il Campidoglio privatizzato da una società di consulenza digitale attraverso la piattaforma Rousseau.” Sul punto è intervenuto anche Debora Serracchiani, che trova «pericolosa» la proposta grillina di «affidare a Casaleggio i dati sensibili dei romani»
Fabio Ravera