Lush: l’azienda di cosmetici dice addio ai social?

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Lush UK e il sorprendete annuncio…via social

Lush abbandona i social network. 11 Aprile 2019: in tutto il globo terraqueo, esperti di marketing, social media manager, guru della comunicazione e comari di internet restano a bocca aperta. Colpevole della tragica e copiosa caduta di mandibole è un post Instagram di Lush UK: un post non chiaro, che evoca il fantasma del dubbio circa la sanità mentale di chi tiene le redini della comunicazione e del marketing di Lush, un post inatteso dai professionisti della scrollata a tempo perso; un post, appunto. Poche righe. Che in pochi si sono presi la briga di leggere.

Tant’è vero che in un batter d’occhio la notizia – da rilanciare ovunque, presto! – diventa: “Lush UK lascia i social network”. E, addirittura, la terribile confusione sembra assumere la forma di uno scisma digitale quando Lush Cosmetics North America annuncia tramite i suoi portavoce social (aka Twitter) che “i nostri canali social non vanno da nessuna parte”.

Dunque, che cosa è accaduto davvero? Tutto questo smarrimento – causa di palpitazioni per non pochi influencer del sapone – era giustificato? Ecco il post, con tanto di video, fonte di ogni turbamento:




Non è un addio e nemmeno un arrivederci

Chiariamolo per chi non sia addentro al mondo della cosmesi: Lush è un’azienda inglese che realizza a mano prodotti per la pulizia del corpo (saponi, shampoo, creme,  dentifrici, ‘bath bombs’ etc.). È conosciuta soprattutto per i principi etici che da sempre segue nella produzione e nella distribuzione: nessun test o crudeltà sugli animali, attenzione massima per l’ambiente e sostenibilità (niente inquinanti, riduzione al minimo della plastica, valorizzazione di tutto ciò che è ‘naturale’). Per questi motivi, è facile legare la presunta uscita dai social all’integrità dei valori aziendali di Lush.

E in molti, risistemata la mandibola, non hanno esitato a consumarsi i polpastrelli per versare sperticati encomi all’azienda inglese, pronta a sacrificare sull’altare di non si sa bene quale principio ben: 570.000 followers di Instagram, 400.000 di Facebook e 200.000 di Twitter. ‘Brava Lush, lo fai per noi; i brand anti-social sono il futuro. E noi ti rendiamo grazie tramite social’.

Tuttavia, se leggiamo con (minima) attenzione il post alla radice di tutte queste reazioni, ci accorgiamo che da nessuna parte è scritto che Lush abbandona i social network. Ben nascosto nella – letteralmente – prima riga, c’è solo l’annuncio di un cambiamento (“We’re switching up social”).

Che ne sarà dei social di Lush?

Di quale cambiamento si tratta? Si tratta della strada che sempre più brand stanno intraprendendo: una strategia social molto de-centralizzata, che faccia affidamento sulle community e sugli hashtag rilanciati dalle stesse community; non più, quindi, una strategia poggiata su un solo account che centralizza in modo esclusivo l’identità del brand e che si foraggia con i paid-adv.

Come la stessa Lush riconosce, nonostante le proprie campagne a pagamento sulle piattaforme di Facebook, la battaglia contro gli algoritmi (combattuta allo scopo di apparire nei feed) è inutile.

Quindi Lush ha deciso di rinunciare a questo tipo di approccio a favore di uno più dispersivo, ma anche più diretto: saranno gli stessi dipendenti di Lush, con i loro profili, a parlare ai clienti in cerca di informazioni e consigli, saranno i clienti a parlare dei prodotti e a dare indicazioni: insomma, le communities – con le loro relazioni stimolate dal dialogo diretto – saranno il perno fondante della nuova strategia social di Lush. L’hashtag sarà lo strumento chiave, senza bisogno di manovre specifiche condotte dall’account principale o tramite sponsorizzazioni pagate. Comunità sì, algoritmi no. Nessun addio, dunque, proprio come aveva specificato Lush North America tramite un tweet molto frainteso; guru e social media manager possono tornare a riposo. Il mondo è salvo, il marketing social è più vivo che mai.

Francesco Ziveri
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