Per la prima volta Istituzioni nazionali, Enti pubblici e Associazioni lavorano insieme per la raccolta di dati sulla distribuzione dei lupi in Italia. Fino a marzo 2021, verranno perlustrate vaste zone dalle Alpi alla Calabria per realizzare un progetto ambizioso, ma necessario.
Un predatore essenziale
Fino ai primi anni del XX secolo il lupo (Canis lupus) era fra i mammiferi più diffusi al mondo, tuttavia, ha subito nel tempo una drastica riduzione. Sebbene le cause siano di varia natura, molte sono ascrivibili all’azione diretta e/o indiretta dell’uomo. In qualità di specie carnivora, il lupo è fondamentale nelle catene alimentari degli ecosistemi, dove agisce come fattore naturale di regolazione della densità di prede. Fortunatamente, avendo notevoli capacità adattative, non si è mai estinto, riuscendo a sopravvivere anche in ambienti estremi o alterati dalle attività antropiche. Negli ultimi anni, il numero di lupi in Italia è cresciuto, ma rimane una specie vulnerabile da tutelare. Purtroppo, è anche un animale difficile da monitorare, poiché elusivo e incline a spostarsi su aree molto vaste.
Il progetto sui lupi in Italia
Contare precisamente gli animali selvatici è impossibile, motivo per cui si fanno delle conte parziali su campioni rappresentativi. Infatti, per ottenere una stima affidabile, è necessario investire tempo nella ricerca e denaro nella strumentazione. Per questo motivo, si è deciso di organizzare un progetto nazionale, che utilizza metodologie di campionamento avanzate e standardizzate dall’ISPRA. Un team di esperti verificherà la presenza del lupo su circa 1000 celle (10x10km) di territorio, le quali permettono di suddividere meglio il territorio e facilitare la conta. Insomma, dalle Alpi al Meridione, il campionamento vedrà una stretta collaborazione dell’ISPRA con Federparchi e il progetto LIFE WolfAlps EU.
Gli obiettivi
È un progetto complesso, che richiede la partecipazione di molte persone e l’impiego di tecniche sofisticate. Infatti, da ottobre a marzo, verrà raccolta una notevole mole di dati, da valutare poi mediante analisi statistica. L’obiettivo è ottenere una stima della popolazione di lupi in Italia e della sua distribuzione su tutto il territorio nazionale. Inoltre, si spera di riuscire a definire uno standard di monitoraggio, ripetibile periodicamente per valutare gli andamenti delle popolazioni nel tempo. Infatti, lo sviluppare ottimali politiche di conservazione richiede una buona conoscenza della specie e della sua etologia. A tal proposito, la raccolta di dati scientifici non è solo un elemento importante, ma soprattutto essenziale.
Il contributo del WWF
Nel 1970 il WWF lanciò l’Operazione San Francesco per salvaguardare i lupi in Italia, dal momento che ne erano rimasti circa un centinaio. All’epoca, la situazione della specie era fortemente compromessa e peraltro aggravata dalla diffusione di un’immagine piuttosto nefasta di questo animale. Ad oggi, lo status del lupo è migliorato e, infatti, si contano più di 2000 esemplari su tutto il territorio. Tuttavia, non sottovalutare il rischio è un aspetto primario dei programmi di conservazione. Per queste ragioni, il WWF ha reclutato molti volontari, che aiuteranno con la raccolta e registrazione delle tracce di presenza dei lupi. Inoltre, contribuiranno raccogliendo dati nelle aree di recente ricolonizzazione, le quali non sono incluse nel progetto nazionale. Negli anni, il WWF non ha mai smesso di tutelare questa specie che continua a subire minacce, soprattutto da parte delle attività zootecniche.
Il problema del bracconaggio
Ogni anno circa 300 lupi in Italia muoiono a causa dell’uomo e 1 su 2 è vittima di bracconaggio. Infatti, non di rado i giornali raccontano storie tristi e crudeli di animali impiccati, avvelenati o uccisi con armi da fuoco. Una guerra che, se non arginata e punita, potrebbe avere conseguenze terribili per questa specie. Tuttavia, convivere con il lupo è possibile e, infatti, l’associazione DifesAttiva da anni cerca di trovare soluzioni efficaci e preventive, per tutelarli e ridurre i danni alle attività zootecniche. Purtroppo, la situazione è aggravata da una generale disinformazione, che tuttora dilaga pericolosamente, scatenando un clima di odio verso il lupo.
Gli abbattimenti legali non sono una soluzione
Era il 2017 quando il WWF definì questa ipotesi “un’arma di distrazione di massa”, eppure, ancora oggi qualcuno ritiene sia la soluzione migliore. Ma la letteratura scientifica ha ampiamente dimostrato quanto, indipendentemente dall’etica, tale pratica sia inefficace e improduttiva. Invece, gli stessi studi confermano che le tecniche di prevenzione, unite a una corretta informazione, possono garantire una buona convivenza uomo-lupo. A tal proposito, Marco Galaverni, direttore scientifico del WWF Italia, afferma: “è ora che l’Italia sgombri il campo da ogni ipotesi di abbattimenti sistematici, mettendo in campo tutte le azioni davvero utili”.
Il problema dell’ibridazione cane-lupo
Un nuovo studio sul fenomeno richiama l’attenzione dei paesi europei, ma l’ibridazione è un problema già noto da tempo. Non essendoci alcuna barriera riproduttiva, i lupi si accoppiano con i cani inselvatichiti, alterando la genetica della specie e la loro indole. Tale fenomeno, se incontrollato, potrebbe portare alla perdita del pool genico del lupo e condizionarne il comportamento. Inoltre, ad oggi le popolazioni ibride non sono contemplate nei programmi di conservazione né esiste una legge per regolarne la gestione. In Italia i lupi si incrociano con i cani soprattutto in Toscana e sulle Alpi, dove la pastorizia non era più abituata alla presenza di predatori. In queste regioni il rischio di ibridazione aumenta perché sono ricche di aree rurali, dove l’interazione lupo-cane è molto probabile.
“Il lupo conserva ancora nel secolo dell’elettronica un fascino incomparabile: crudele e attraente, selvaggio e seducente”
Il rapporto tra il lupo e l’uomo ha origini antiche e si sviluppa lungo un percorso molto complesso, continuamente in bilico fra mito e realtà. Tuttavia, nonostante tutto, i lupi rimangono dei predatori affascinanti, le cui capacità adattative e sensoriali suscitano ancora oggi l’interesse di tutti noi. Per questo, ma non solo, la ricerca scientifica cerca di restituirne un’immagine quanto più possibile veritiera. Purtroppo, combattere una tradizione popolare nefasta, intrisa di speculazioni e disinformazione, è un compito arduo, che richiede tempo e pazienza. Oggi, però, è urgente anche l’intervento delle autorità competenti, il cui potere può essere determinante nelle scelte di tutela e conservazione.
Insomma, in Italia i lupi hanno una tradizione secolare, eppure, per troppo tempo ci siamo dimenticati di cercare la verità nella scienza e non nel folklore popolare. “Abbiamo condannato il lupo non per quello che è, ma per quello che abbiamo deliberatamente ed erroneamente percepito che fosse, l’immagine mitizzata di uno spietato assassino selvaggio, che, in realtà, è l’immagine riflessa di noi stessi.”
Carolina Salomoni