Il Presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko, ha dichiarato pochi giorni fa all’agenzia stampa BelTa, lo schieramento reale di decine di armi nucleari in Bielorussia. “Molti dicono che è uno scherzo e che nessuno ha schierato nulla”, ha affermato il Presidente, lanciando un monito a tutti quegli “oppositori che non hanno capito”. Ha poi lanciato un monito, dicendo che nessuno ha mai più premuto “il pulsante” dai fatti di Hiroshima e Nagasaki, ma le potenze rivali del mondo non devono violare i confini dello Stato bielorusso.
Il patto di sicurezza tra la Russia e la Bielorussia
Dalle parole fredde e decise del Presidente Alexander Lukashenko si può chiaramente comprendere la reale esistenza dello schieramento di armi nucleari in Bielorussia. In una sua esternazione, il leader bielorusso ha esortato tutti coloro che il Paese identifica come “nemici, rivali e amici” a non violare in alcun modo in confini del paese dell’Est Europa.
La presenza e lo schieramento delle armi nucleari in Bielorussia è dato dalla stretta alleanza che il Paese ha deciso di intraprendere con la Russia. La grande potenza mondiale ha infatti fornito a Minks dei sistemi missilistici e ha equipaggiato il potere centrale di arei per il trasporto delle armi nucleari in Bielorussia.
Bielorussia e Russia hanno deciso precedentemente di sancire un nuovo livello di collaborazione strategica e militare. Il presidente russo Vladimir Putin, in un incontro con il suo omologo bielorusso Alexander Lukashenko a Minsk, ha evidenziato l’intenzione di dispiegare nuovi sistemi d’arma sul territorio bielorusso, inclusi i missili balistici “Oreshnik”. Questi armamenti, capaci di trasportare testate nucleari, rappresentano una significativa escalation nella già complessa situazione geopolitica della regione.
Alexander Lukashenko ha accolto favorevolmente l’iniziativa, definendo il patto come un passo verso un’alleanza senza precedenti. L’opposizione bielorussa ha criticato l’accordo, descrivendolo come un ulteriore strumento di controllo russo sul Paese, compromettendone l’autonomia e la sicurezza.
L’arsenale nucleare: il ruolo degli “Oreshnik”
Il missile “Oreshnik” è il fulcro della nuova strategia militare russa. Utilizzato per la prima volta contro l’Ucraina il 21 novembre, esso è stato descritto da Putin come una risposta agli attacchi ucraini su obiettivi russi, sostenuti da armi occidentali. Dotato di testate multiple e di una velocità superiore a quella del suono, il missile si distingue per la sua capacità di eludere i sistemi di difesa aerea esistenti.
Anche in queste ore, la Russia di Putin continua a promettere piogge di missili Oreshnik sulle città ucraine, in seguito ad un attacco di missili ucraini Atacms in Russia, colpendo l’aeroporto militare di Taganrog. La Russia intende mantenere il controllo operativo degli “Oreshnik” anche in caso di dispiegamento in Bielorussia, consentendo però a Minsk di selezionare i bersagli.
Secondo il comando missilistico russo, questi missili hanno una gittata sufficiente a colpire l’intero continente europeo e possono essere armati con testate convenzionali o nucleari. Tale capacità rappresenta un chiaro messaggio agli alleati occidentali di Kiev, che Putin ha avvertito potrebbero essere colpiti qualora continuassero a sostenere l’Ucraina con armamenti avanzati.
Le implicazioni della dottrina nucleare russa
Il dispiegamento degli “Oreshnik” si inserisce nella rinnovata dottrina nucleare russa. Approvata lo scorso mese da Putin, questa abbassa formalmente la soglia per l’utilizzo delle armi nucleari. Secondo il documento, Mosca potrebbe ricorrere a tali armi non solo in risposta ad attacchi nucleari, ma anche in caso di minacce convenzionali significative alla sua sovranità o a quella dei suoi alleati.
Nonostante il controllo delle armi nucleari rimanga nelle mani russe, il segretario del Consiglio di sicurezza bielorusso, Alexander Volfovich, ha dichiarato che l’uso delle armi nucleari in Bielorussia richiederà l’approvazione di Lukashenko. Questo rafforza l’immagine di Minsk come un partner subordinato, pur lasciando a Lukashenko margini di manovra per negoziare il suo ruolo nella regione.
Il rischio di una militarizzazione eccessiva
L’installazione di armamenti nucleari in Bielorussia non è priva di rischi. L’opposizione, guidata dalla leader in esilio Sviatlana Tsikhanouskaya, ha definito il dispiegamento delle armi nucleari in Bielorussia come un pericolo per l’intera regione, trasformando la Bielorussia in una pedina nelle ambizioni imperiali russe. Tsikhanouskaya ha sottolineato come queste mosse possano destabilizzare ulteriormente il Paese, rendendolo ostaggio della strategia militare di Mosca.
Anche la Cina, attraverso il suo ministero degli Esteri, ha espresso timori per il rischio di proliferazione nucleare. Questo sentimento è condiviso da molti analisti, che vedono la militarizzazione della Bielorussia come una mossa che potrebbe aggravare le tensioni già esistenti nell’Europa orientale.
I costi nascosti per Minsk
L’adozione di armi nucleari sul proprio territorio espone la Bielorussia a possibili rappresaglie e ne compromette la sovranità. Anche il presidente Lukashenko ha riconosciuto la responsabilità associata al possesso di tali armamenti, richiamando le tragiche lezioni di Hiroshima e Nagasaki.
Il trasporto e lo stoccaggio delle armi nucleari, gestiti con la collaborazione delle ferrovie bielorusse, hanno richiesto una massiccia riorganizzazione logistica. Rapporti recenti rivelano che la rete ferroviaria è stata sottoposta a controlli e purghe del personale, con licenziamenti mirati a garantire lealtà al regime. Questo evidenzia come il processo abbia implicazioni non solo militari, ma anche sociali e politiche.
Nonostante gli alti rischi, non solo economici ma anche di indipendenza politica, che il dispiegamento di armi nucleari in Bielorussia sta comportando, sia Putin sia Lukashenko si sono detti soddisfatti dopo il colloquio di giorni fa a Minsk. Dopo aver presieduto il Consiglio di Stato Supremo, hanno firmato il Concetto di Sicurezza per garantire e formare “un’alleanza strategica militare e un coordinamento nel settore militare”.