La storia di Luis Padillo, il prete venezuelano che donava pace tra la guerra

Luis Padillo

In molti sicuramente conoscerete le sommosse avvenute in Venezuela nel corso dei primi anni ’60. Ciò che probabilmente non conoscete è la storia di Luis Maria Padillo, colto da una fotografia mentre teneva tra le braccia un ragazzo colpito a morte proprio di fronte a lui.

E’ il 1962, siamo in Venezuela, e da ormai tre anni Romulo Betancourt governa lo Stato. Dei ribelli militari stanno tentando di creare scompigli, e le strade di Puerto Cabello sono il teatro all’aperto di una carneficina orripilante. In questo contesto Hector Rondon Lovera riuscirà a scattare una delle foto più belle di sempre.  Il soggetto di questo scatto è proprio Luis Maria Padillo.

Per comprendere gli avvenimenti bisogna però fare un passo indietro, di un mese esatto, a maggio 1962.

Gli avvenimenti di El Carupanazo

Il 4 maggio 1962 la città di Carupano, in Venezuela, situata sulla costa nord, ad est di Caracas, cade nelle mani di un gruppo di militari insorti contro il governo di Romulo Betancourt. L’avvenimento riporta negli occhi degli abitanti le immagini non piacevoli di qualche anno prima, quando nel 1948 il generale Marcos Perez Jimenez aveva preso il controllo della nazione con un colpo di stato.

Questo assalto è però di dimensioni ridotte, e non a caso infatti avviene molto distante dalla capitale dello Stato. La sommossa è guidata dal capitano Jesús Teodoro Molina Villegas, il maggiore Pedro Vegas Castejón ed il tenente Héctor Fleming Mendoza. Si daranno il nome di Movimiento de Recuperación Democrática.




I militari con i loro battaglioni occuperanno interamente la città, riuscendo a prendere persino l’aeroporto e la radio, da cui incominceranno a trasmettere, lanciando il loro messaggio e spiegando i loro intenti. Il presidente Betancour chiese la resa, ma nel mentre scagliò un attacco combinato, aereo e marino, che costrinse i rivoltosi ad arrendersi già il giorno seguente.

Più di 400 persone tra militari e civili finirono in manette, e si riconobbero come parte della rivoluzione anche un membro del Partito Comunista del Venezuela e uno del Movimento di Sinistra Rivoluzionaria. A seguito di questi avvenimenti entrambi i partiti divennero illegali.

El Porteñazo e Luis Padillo

Neanche un mese dopo il popolo venezuelano assisterà ad un’altra rivolta, stavolta a Puerto Cabello. Anche questa volta la ribellione prende vita da tre capitani della Marina: Manuel Ponte Rodríguez, Pedro Medina Silva e Víctor Hugo Morales. A differenza degli avvenimenti di Carupano però la Marina non verrà spalleggiata dalla Guardia Nazionale.

Il 3 giugno iniziano gli attacchi ai ribelli, in uno scenario di vera e propria guerriglia in strada. Testimoni oculari degli avvenimenti disegneranno immagini di violenza inaudita, con corpi che tappezzano le strade e fiumi di sangue. I proiettili tagliavano l’aria in continuazione.

In questo brutale scenario di scontri però la speranza si palesa in un uomo: Luis Maria Padillo. Il giovane cappellano della città si aggira per le strade, senza alcun timore, cercando di aiutare i feriti e concedendo l’estrema unzione a chi era prossimo alla morte. Tra i proiettili vaganti dei cecchini e i bombardamenti il piccolo corpo del prete sembrava enorme, e facendosi scudo della sua fede regalava attimi di pace a coloro che perivano, forse nel modo più orribile.

Il 4 giugno 1962 Hector Rondon Lovera è appostato in un appartamento, al sicuro, intento a fotografare gli avvenimenti di quella pazza giornata estiva. Quando vede Luis Padillo di fronte a sé impugna la fotocamera e regala al mondo uno degli scatti più belli della storia della fotografia. 




Pochi istanti prima dello scatto un uomo si avvicina al parroco, forse chiedendo aiuto, e viene colpito alla testa dal proiettile di un cecchino, che cancella la vita dai suoi occhi a consegna alle braccia del parroco un corpo esanime. Nello scatto si può vedere il cappellano guardare lontano, magari cercando con gli occhi l’assassino di quel corpo che ora stringe tra le braccia.

Gli scontri dureranno ancora due giorni, e il 6 giugno i rivoltosi si arrenderanno, dopo aver battuto in ritirata nel vicino Fortin Solano. Il bilancio di quei cinque giorni di follia furono più di 400 morti e oltre 700 feriti, tra i quali non compare però il nome di Luis Maria Padillo.

Marzioni Thomas

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